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Ricambio generazionale, un rischio per 1 impresa su 3


La crisi demografica del nostro Paese non solo si riflette sulla difficolta di trovare localmente nuovi occupati, ma anche sul ricambio generazionale alla guida dell’attività di impresa. A rilevarlo lo studio ‘”Intergeneration economy’” presentato da Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi e Guido Radoani Responsabile del Sistema Imprese alla Convention Sistema Imprese 2025 di Confartigianato

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Ricerca che evidenzia come inevitabilmente la creazione di valore nei prossimi anni si fonderà su una nuova forma di cooperazione generazionale tra giovani e senior nelle imprese, un fenomeno accelerato dalla complessa transizione demografica in corso. In questo senso le micro e piccole imprese rappresentano un contesto  ideale per provare a costruire questa transizione, in un contesto generale definito nel rapporto come ” glaciazione demografica”.

Stando alle stime riportate tra il 2025 e il 2050, l’Italia perderà 6,7 milioni di persone in età lavorativa (20-64 anni), pari ad un calo del 19,6%. Declino che colpirà più duramente le regioni del Mezzogiorno.

Di paradosso in paradosso

E, come come già rilevato nel rapporto annuale di ISTAT , la veloce transizione demografica sta già portando al “pettine” alcuni nodi dell’economia italiana. Nonostante i proclami legati alla crescita di occupati (sostenuta è il caso di ricordarlo dai miliardi del PNRR) , l’Italia è ultima in UE per tasso disoccupazione under 35, mentre si contano ancora 1,5 milioni di giovani tra 25 e 34 anni inattivi, di cui il 24,2% laureati.

Scoraggiamento e scarsa offerta di servizi che favoriscono la conciliazione sono tra le cause della bassa partecipazione, in particolare per le donne. Nel rapporto si sottolinea il paradosso di una alta emigrazione di giovani qualificati, con una perdita netta in dieci anni di 97mila laureati tra 25 e 34 anni, mentre vi sono 357 mila giovani laureati inattivi, in prevalenza donne.

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Da qui discende un altro dato paradossale: i lavoratori over 55 superano quelli under 30 (+1,9 punti percentuali nel 2023), e oltre 300mila  risultano essere le imprese artigiane a rischio per carenza di ricambio generazionale, quasi un terzo delle imprese attive.

L’80,9% delle imprese con almeno 3 addetti è familiare e tra il 2016 e il 2022  solo l 9,1% ha affrontato un ricambio generazionale. Cresce l’uso dei contratti di rete (ne tratteremo a parte), che a giugno 2025 coinvolgono oltre 51mila imprese, con una maggiore partecipazione di imprese con imprenditori senior (55 anni e oltre).

Le relazioni tra imprese interessano il 42,3% delle imprese, con una propensione maggiore nei settori con un maggiore addensamento di imprese artigiane, quali le costruzioni (71,1%) e la manifattura (58,6%).

Il ricambio generazionale presenta opportunità e minacce. Tra le criticità, le imprese segnalano la perdita di competenze professionali e di elementi della cultura e storia dell’azienda oltre alla difficoltà di reperire il personale in ingresso.

Queste risultano più diffuse rispetto al vantaggio di assumere personale con competenze innovative e avere un ricambio generazionale. Ricambio che, comunque, complessivamente per 1 impresa su 3  risulta avvenire in condizione di criticità.

 

 

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