Nelle ultime settimane sono emersi interessanti aggiornamenti relativi al quadro normativo sulla finanza sostenibile, sia europeo che italiano.
Sviluppi legati a Omnibus
La Commissione europea ha pubblicato una proposta di regolamento volta ridurre gli oneri amministrativi per le PMI. Il pacchetto Omnibus IV ha lo scopo di creare una categoria intermedia di piccole imprese a media capitalizzazione (small mid-cap), cioè quelle con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 750 e con un fatturato annuo non superiore a €150 milioni, oppure un totale di bilancio inferiore a €129 milioni. Queste imprese avrebbero la possibilità di accedere ad alcuni benefici previsti e a regole semplificate per le PMI.
Prosegue intanto il lavoro di Parlamento e Consiglio dell’UE riguardo alle modifiche proposte su CSRD, Tassonomia e CSDDD dalla Commissione: Jörgen Warborn, relatore del Partito Popolare europeo (PPE) su Omnibus, ha pubblicato un report che definisce la posizione del gruppo sul tema, con diverse modifiche al testo proposto dall’esecutivo. Per quanto riguarda l’ambito di applicazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), viene proposto di aumentare la soglia di dipendenti a 3.000 e la soglia di fatturato a €450 milioni. Sul fronte della Corporate Sustainability Due Diligence Directice (CSDDD), vengono proposti ulteriori alleggerimenti degli obblighi di due diligence. Si propone inoltre di limitare la possibilità per gli Stati membri di introdurre obblighi più stringenti a livello nazionale rispetto a quelli della direttiva. Infine, l’adozione dei piani di transizione dovrebbe essere comunicata solo se pertinente.
Gestione dei rischi
A livello italiano, sono stati pubblicati due interessanti report riguardanti il tema della gestione dei rischi climatici. Banca d’Italia ha presentato il rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici, che descrive il modo in cui l’Istituto gestisce le attività d’investimento (esclusa la politica monetaria), e in particolare come tiene conto dei rischi di sostenibilità e climatici. Tra i risultati più rilevanti c’è la significativa riduzione dell’intensità carbonica media ponderata dei portafogli tra il 2020 e il 2024. Le variazioni maggiori riguardano le azioni e le obbligazioni societarie del portafoglio finanziario (in diminuzione del 59% e del 58%, rispettivamente): il calo è dovuto alle strategie di investimento adottate, ai progressi delle imprese nelle politiche di sostenibilità, e in particolare nella decarbonizzazione, e all’inflazione.
L’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), invece, ha pubblicato un rapporto che descrive i principali esiti del monitoraggio annuale dedicato ai rischi da catastrofi naturali e della sostenibilità rivolto a tutte le imprese del mercato assicurativo operanti in Italia. Il rapporto descrive l’esposizione del settore assicurativo al rischio di cambiamento climatico in una prospettiva di stabilità finanziaria, evidenziando il ruolo cruciale delle assicurazioni nelle misure di adattamento ai rischi fisici. Il monitoraggio mostra un aumento dell’esposizione dell’industria assicurativa ai rischi da catastrofi naturali: l’incremento delle coperture assicurative offerte si è accompagnato a una significativa riduzione della profittabilità, principalmente a causa dei sinistri eccezionali verificatisi nel 2023. Molte compagnie continuano a segnalare difficoltà nel reperire le informazioni richieste in materia di sostenibilità.
Piani Nazionali per l’Energia e il Clima dei Paesi europei
Un altro aggiornamento riguarda la pubblicazione della valutazione della Commissione Europea dei Piani Nazionali Energia e Clima (PNIEC) presentati dagli Stati membri. A quasi un anno dalla scadenza della consegna mancano ancora i Piani di tre Paesi: Polonia, Estonia e Belgio. La Commissione riscontra progressi significativi rispetto alle prime bozze del 2023. Secondo Bruxelles gli Stati membri possono raggiungere una riduzione delle emissioni del 54% al 2030 rispetto al 1990, molto vicina quindi all’obiettivo europeo del 55%. La valutazione a livello europeo menziona anche specificamente l’Italia sottolineando come sia uno dei Paesi che dovrebbe investire di più nell’ottimizzare le infrastrutture di rete e aumentare le interconnessioni transfrontaliere della rete elettrica per accelerare le politiche sulle rinnovabili.
Deforestazione
Infine, la Commissione Europea nell’ambito dell’EU Deforestation Regulation (EUDR) ha pubblicato la lista che classifica i Paesi in tre categorie basate sul rischio di deforestazione (alto, standard o basso), tramite cui viene determinata la rigidità dei controlli a cui vengono sottoposte le importazioni da questi Paesi di prodotti come cacao, caffè, soia, olio di palma e carne bovina. Indipendentemente dalla categoria di rischio, tutti gli Stati dovranno certificare la tracciabilità dei prodotti tramite coordinate geografiche per dimostrare la provenienza da aree non disboscate. Oltre ai 27 Paesi dell’Ue, sono stati classificati come a basso rischio Stati Uniti, Cina, Australia e Canada. Paesi soggetti a sanzioni internazionali come Bielorussia, Myanmar, Corea del Nord e Russia figurano invece tra quelli maggiormente esposti. Tutti gli altri rientrano nella categoria standard.
Il regolamento entrerà in vigore il 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e il 30 giugno 2026 per le PMI.
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