Il termine biodinamico indica una produzione alimentare che nasce da pratiche agricole rispettose di suolo, acqua e aria. In Italia sono circa un migliaio le aziende agricole che godono della certificazione Demeter. Su questi presupposti, Demeter Italia apre ora a una rete di agriturismi. Noi ne abbiamo visitati alcuni…
Una rete di agriturismi italiani biodinamici, ovvero che basano la propria offerta su pratiche agricole rispettose del suolo, acqua e aria. È quanto sta creando Demeter Italia valutando con i propri associati una naturale evoluzione delle loro imprese agricole, molte delle quali considerano l’ospitalità un valore essenziale e già parte fondante delle loro fattorie.
Ad annunciare l’iniziativa è stato il direttore di Demeter Italia, Giovanni Buccheri, davanti una platea di giornalisti provenienti dall’estero dove in effetti la certificazione Demeter è ampiamente conosciuta, così come i prodotti coltivati in agricoltura biodinamica.
Con la Germania in testa a tutti i mercati europei. La stessa produzione delle imprese italiane del circuito Demeter è in esportazione. Il dato lo sottolinea il presidente di Demeter Italia, Enrico Amico, parlando della sua azienda, la Amico Bio, “noi stessi esportiamo il 98% dei nostri ortaggi“.
Per i prodotti certificati Demeter, come l’olio Evo, si arriva all’esportazione del 77%; l’87% per mele, uva da tavola e trasformati e, ancora, fino al 98% per alcune lavorazioni a base di frutta. Il vino biodinamico raggiunge il 68% (dati rilasciati da Demeter Italia).
Non solo per un turismo straniero
La rete di agriturismi biodinamici può diventare così anche un trampolino di lancio per gli stessi turisti italiani interessati a un’esperienza di immersione nella natura e scoperta dell’offerta macrobiotica.
Anna Federici, imprenditrice agricola di Boccea – realtà che sta a 30 km dal Vaticano – è un esempio di come in questi agriturismi si intende anche gli altri bisogni dell’uomo.
Come la cultura e accoglienza – “facciamo residenze artistiche che hanno accolto profughi africani – spiega – chi viene da noi può capire anche come si coltiva in maniera biodinamica, ma anche come si convive con gli animali che alleviamo e curiamo come da protocollo“.
Sì, perché nelle fattorie biodinamiche la presenza di mucche, maiali e tanti altri animali è fondamentale. “Fa parte del ciclo di vita della fattoria – ribadisce Amico -. Solo che la cura che dedichiamo a questi animali è diversa“.
Non solo fonte di prodotti, ma come componenti essenziali per un ecosistema agricolo sano e autosufficiente. A oggi sono circa 28 gli agriturismi che hanno aderito all’iniziativa lanciata come apripista dalla filiale italiana.
L’obiettivo di Bucchieri è arrivare a 40-50 aziende, come ci spiega in questa intervista rilasciata proprio nella sede dell’Associazione della Stampa Estera in Italia a Roma, dove si è tenuto l’annuncio.
Tra i vari obblighi che le fattorie hanno per essere nominati agriturismi Demeter (le potete trovare anche al sito agriturismidemeter.it) quello di utilizzare i prodotti biodinamici o, quanto meno, provenienti da procedure che siano rispettose dei parametri previsti dal metodo biologico.
Mangiare e bere biodinamico in Ciociaria
Fa parte del progetto anche immaginarsi un programma di cultura biodinamica integrata che vuol dire anche formazione, arte, educazione e relazioni sociali.
E qui fanno capolino anche tutte le attività legate alla ristorazione e alla produzione di vino che, come ricorda Marco Marrocco, studi di agronomia alle spalle e fondatore di Palazzo Tronconi (che vuol dire aver anche riqualificato anche un building antico) e dell’omonima casa vinicola, “non certifichiamo la bottiglia, ma la metodologia di coltivazione dell’uva“.
Così siamo andati a vedere i suoi vitigni, che stanno ad Arce, in provincia di Frosinone in piena Ciociaria. La bottiglia diviene, infatti, come una cartolina di un territorio che, grazie all’esperienza che si vive degustandola, invita a visitare l’azienda e il territorio in generale.
Il vino invecchia nelle botti di terracotta
A Marzabotto, sull’appennino bolognese, la fattoria di Danila Mongardi ha due anime: una di qua dal fiume e l’altra – come la chiamano loro – al di là del cielo.
La prima che dà poi il nome all’attività – Al di là del Fiume – si concentra su un casale riqualificato con le migliori tecniche di bioedilizia circondato da vigne, orto e frutteti alla base del menù del ristorante.
Ma è la cantina con le botti di terracotta curate dall’enologo Zago a dare sprint alla passione di Danila: mettere in bottiglia un vino che nasce dai vitigni autoctoni di queste zone.
L’altra è una foresteria in fieri che si propone di sperimentare nuove modalità di ospitalità. Qui i Wwoofer (ovvero coloro che sono iscritti al Worldwide opportunity on organic Farm) sono ben accolti.
E forse sono proprio loro i portatori di nuove idee per vivere bene con quello che la natura ci regala.
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