“Difendere la creatività è difendere la nostra stessa identità: investire nell’innovazione estetica significa investire nell’anima della moda italiana. Per questo intendiamo proporre, nella prossima legge di bilancio, una nuova misura a sostegno del design e della realizzazione dei nuovi campionari: un’edizione aggiornata del credito d’imposta, con una dotazione prevista di 250 milioni di euro.” È quanto avrebbe annunciato, secondo quanto si apprende, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al Tavolo Moda al Mimit, illustrando le misure messe in campo a supporto del settore.
Urso avrebbe inoltre anticipato “una norma per certificare la sostenibilità e la legalità delle imprese del comparto, con l’obiettivo di offrire una soluzione strutturale che tuteli tutti”.
Il Piano Italia Moda, per il ministro, “risponde all’esigenza di consolidare la filiera delle Pmi e degli artigiani”. E il il salvataggio de La Perla sarebbe “il simbolo del rilancio di un’icona del Made in Italy e della comune volontà di non mollare”.
Al Tavolo della Moda convocato presso il Mimit, Confindustria Moda ha ribadito la necessità urgente di una visione industriale di medio-lungo periodo per il comparto tessile, abbigliamento, moda. Il Presidente Luca Sburlati ha approfondito i quattro assi prioritari per il rilancio della filiera, all’ordine del giorno: attuazione del Piano Italia per la Moda, approvazione del decreto Epr (Responsabilità Estesa del Produttore) tessile, rafforzamento immediato delle misure sulla legalità e continuità degli strumenti di sostegno al reddito, in particolare per le Pmi.
Nel suo intervento, Sburlati ha apprezzato l’avanzamento delle proposte nel Piano Italia per la moda e l’avvio di politiche industriali attive a tutela di una industry unica al mondo, volte a promuovere aggregazione, innovazione ed export a sostegno di un settore prioritario per la manifattura del nostro Paese. Ha inoltre accolto con favore la proposta del ministro Urso relativa al credito d’imposta per creatività, prototipia e sviluppo dei campionari, auspicando però che la misura diventi strutturale, con un minimo del 10% per incentivare in modo stabile gli investimenti in innovazione da parte delle imprese.
“Il sistema moda ha bisogno di un piano di medio-lungo periodo, non solo di interventi emergenziali. I dati relativi ai primi quattro mesi del 2025 sono allarmanti: l’export registra un calo superiore al 3,3%, mentre l’import cresce del 5,6%, con un’impennata del +24% dalle sole importazioni cinesi. Questo si traduce in una perdita vicina al 10% della nostra bilancia commerciale nel comparto tessile-abbigliamento, senza considerare ancora l’impatto dei potenziali dazi Usa: una cifra enorme! Il Piano Italia per la Moda rappresenta un primo passo verso un vero Piano Strategico Industriale che, per la prima volta, possa rafforzare la competitività delle nostre filiere nel lungo termine, valorizzando tutte le imprese e i brand e il Made in Italy e comprenda anche il commercio, che deve tornare a essere il portabandiera dei prodotti italiani, come discusso con Federazione Moda-Confcommercio. L’intera filiera italiana va difesa e sostenuta”, ha dichiarato Sburlati.
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