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Kata Tüttő si scaglia contro la proposta della Commissione di QFP e chiede aiuto al Parlamento europeo e agli Stati


La scorsa settimana la Commissione europea ha presentato la sua proposta di bilancio dell’Unione per i prossimi sette anni (2028-2034) e, nonostante aver aumentato il budget europeo portandolo ai suoi massimi storici, è riuscita nell’intento di scontentare tutti, dal Parlamento europeo, agli Stati membri, arrivando perfino alle regioni e agli enti locali.

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La bozza del 16 luglio di Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) è articolata in quattro rubriche – anziché sette – organizzate attorno a tre grandi pilastri: i Piani di Partenariato nazionali e regionali, il Fondo per la Competitività, il programma Global Europe. La volontà alla base è quella da una parte di semplificare l’accesso alle opportunità di finanziamento per i cittadini e le imprese, e dall’altra di evitare la dispersione dei soldi europei attraverso la centralizzazione della gestione dei fondi su modello PNRR. Secondo la Commissione europea quest’ultima azione garantirebbe un impatto più forte e un uso più efficiente dei fondi.

Del parere opposto è il Comitato europeo delle Regioni (CoR), l’organo consultivo dell’Unione europea che rappresenta gli enti locali e le regioni, il quale, attraverso le parole della sua presidente, ha definito la proposta di centralizzazione “complicata e divisiva” poiché “mette a rischio il ruolo delle regioni e delle città nel progetto europeo”.

Non è la prima volta che la presidente del CoR Kata Tüttő critica duramente l’operato della Commissione nel disegno della futura politica di coesione europea. A maggio si era espressa nuovamente per difendere la centralità dei territori e l’integrità dei fondi di fronte alla proposta di reindirizzare parte dei fondi di coesione ai programmi per la difesa, proposta che aveva fatto inalberare sia alcune regioni europee che i rappresentanti dei partiti europei nel Comitato delle Regioni.

La volontà della Commissione di centralizzarne la gestione sta provocando una frattura con gli enti locali e le regioni.

“Dopo mesi di segretezza ingiustificata, la Commissione europea ha presentato una proposta complessa e controversa” ha affermato Tüttő. “Non vi sono garanzie che tutte le regioni beneficeranno degli investimenti per la coesione, non vi sono disposizioni giuridiche che definiscano il coinvolgimento delle regioni nella gestione dei fondi, né vi è la volontà da parte della Commissione di valutare e monitorare l’impatto degli investimenti a livello regionale e locale”.

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Dello stesso parere è anche la finlandese Sari Rautio (PPE), relatrice del CdR sul QFP post-2027, che ha definito la scelta della Commissione “un cambiamento fondamentale” rispetto all’Europa dei territori. “Centralizzando la gestione dei fondi attraverso piani nazionali unici ed emarginando i programmi regionali, questa proposta rischia di mettere a tacere le voci di coloro che sono più vicini ai nostri cittadini” ha detto Rautio, “non possiamo voltare le spalle alla governance multilivello e alle conoscenze locali”.

Se da una parte la scelta di centralizzare la gestione semplifica la Commissione alleggerendone il carico di lavoro, dall’altra tradisce il principio di sussidiarietà alla base del progetto europeo. La centralizzazione su modello PNRR sposterebbe infatti la gestione dei fondi a livello nazionale attraverso piani nazionali unici ed emarginerebbe i programmi regionali.

Appellandosi al Parlamento europeo e agli Stati membri, la presidente del CoR ha chiesto di modificare “in profondità la proposta (della Commissione), consentendo una riforma della politica di coesione concepita per dare potere alle regioni e alle città e non per emarginarle”.



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