Si è svolto oggi, a Roma, presso il Mimit il tavolo della moda. Durante l’incontro
Confindustria Moda ha ribadito la
necessità urgente di una visione industriale di medio-lungo periodo per il comparto tessile,
abbigliamento, moda. Il presidente Luca Sburlati ha approfondito i quattro assi prioritari
per il rilancio della filiera, all’ordine del giorno: attuazione del Piano Italia per la moda,
approvazione del decreto Epr tessile, rafforzamento immediato delle misure sulla legalità
e continuità degli strumenti di sostegno al reddito, in particolare per le piccole e medie imprese.
Da parte sua Federazione Moda Italia–Confcommercio manifesta il proprio apprezzamento per l’intenzione espressa dal ministero
che venga al più presto istituito, all’interno dello stesso tavolo, un gruppo di lavoro specifico
dedicato al commercio e agli operatori commerciali della moda, così come richiesto con
determinazione dalla Federazione stessa.
Sburlati: “il sistema moda ha bisogno di un piano di medio-lungo periodo, non solo di interventi emergenziali”
Tornando a Sburlati, nel suo intervento il manager ha apprezzato l’avanzamento delle proposte
nel Piano Italia per la moda e l’avvio di politiche industriali attive a tutela di una industry
unica al mondo, volte a promuovere aggregazione, innovazione ed export a sostegno di
un settore prioritario per la manifattura del nostro Paese. Sburlati ha accolto con favore la
proposta del ministro Adolfo Urso relativa al credito d’imposta per creatività, prototipia e sviluppo
dei campionari, auspicando però che la misura diventi strutturale, con un minimo del 10%
per incentivare in modo stabile gli investimenti in innovazione da parte delle imprese.
“Il sistema moda ha bisogno di un piano di medio-lungo periodo, non solo di
interventi emergenziali. I dati relativi ai primi quattro mesi del 2025 sono allarmanti:
l’export registra un calo superiore al 3,3%, mentre l’import cresce del 5,6%, con
un’impennata del +24% dalle sole importazioni cinesi”, ha aggiunto Sburlati. “Questo si traduce in una
perdita vicina al 10% della nostra bilancia commerciale nel comparto tessile-
abbigliamento, senza considerare ancora l’impatto dei potenziali dazi Usa: una cifra
enorme”.
Al centro del confronto anche la lotta al lavoro irregolare e allo sfruttamento, tema
particolarmente sensibile dopo i recenti fatti di cronaca. Sburlati ha evidenziato l’urgenza
di rafforzare gli strumenti di prevenzione e controllo: “Legalità significa difendere l’identità economica e sociale della moda italiana.
Confindustria Moda ha già promosso un protocollo interassociativo per la trasparenza
negli appalti e intende estendere la collaborazione con le autorità competenti e le parti
sociali. Lavoro regolare, tracciabilità e compliance devono diventare standard sistemici per
il settore, a tutela del nostro brand più prezioso, il made in Italy”.
Per Sburlati un protocollo nazionale di auditing unico non è solo auspicabile ma necessario e urgente. “Noi non ci rendiamo
conto ma abbiamo un attacco anche dall’estero e dobbiamo salvaguardare le 40000
imprese e il mezzo milione di persone che lavorano nel nostro comparto in modo regolare
e trasparente ogni giorno”.
Infine, apprezzamento è stato espresso per le misure contenute nel Dl 92/2025 che
prevedono la proroga di 12 settimane della cassa integrazione con procedure semplificate.
Un provvedimento che seppur parziale, va nella direzione di rispondere concretamente al
bisogno d flessibilità per le imprese del comparto.
Felloni: “abbiamo illustrato un pacchetto di proposte concrete per rafforzare il commercio al dettaglio”
“Ringrazio il Mimit e il ministro Adolfo Urso”, ha detto Giulio Felloni, presidente nazionale
di Federazione Moda Italia-Confcommercio, “per l’attenzione riservata anche al commercio. Il
tavolo della moda si è svolto in modo costruttivo e ci ha permesso di evidenziare l’urgenza di un
piano Italia per la Moda, capace di rilanciare e consolidare l’intera filiera, dalla produzione alla
distribuzione commerciale, valorizzando in particolare il ruolo dei negozi di prossimità, autentici
baluardi del made in Italy e dell’identità delle nostre città. In quest’ottica, stiamo anche
intensificando il dialogo con Confindustria Moda e Assomoda per condividere insieme obiettivi di
breve, medio e lungo periodo”.
“Nel corso dell’incontro al ministero”, ha proseguito Felloni,
“abbiamo illustrato un pacchetto di proposte concrete per rafforzare il commercio al dettaglio con il
conseguente rilancio dei consumi”.
Auspicata l’introduzione di detrazioni fiscali nella dichiarazione dei redditi
Irpef per gli acquisti di prodotti moda effettuati nei negozi di prossimità. “Iva agevolata sui
prodotti di moda Made in Ue e sostenibili; un credito d’imposta del 30% sulle locazioni
commerciali o una cedolare secca, subordinata a una riduzione concordata del canone”, sono altre misure caldeggiate. A queste si somma un credito
d’imposta del 100% sui costi di commissione per i pagamenti digitali a favore dei negozi con
fatturato fino a 2 milioni di euro; un fondo per il ricambio generazionale, l’innovazione e
l’ammodernamento dei negozi; l’abolizione dell’esenzione dei dazi sotto i 150 euro e un
contributo fisso per ogni pacco proveniente da Paesi extra Ue.
Per Felloni serve anche un Patto di filiera con
l’obiettivo di applicare il principio stesso mercato, stesse regole con l’obiettivo di arginare la
concorrenza delle grandi piattaforme online e di alcuni nostri stessi fornitori che scavalcano la
distribuzione tradizionale.
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