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Licenziamenti illegittimi, Consulta apre incertezza per PMI


La recente sentenza n. 118 del 21 luglio 2025 della Corte Costituzionale sui licenziamenti illegittimi introduce un elemento di forte instabilità nel mercato del lavoro italiano, colpendo in modo particolare le piccole e medie imprese. Con questa decisione, infatti, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 9, comma 1, del decreto legislativo 23/2015, nella parte in cui prevedeva un tetto massimo pari a sei mensilità di indennizzo per i licenziamenti illegittimi nei confronti dei datori di lavoro “sottosoglia”.

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Quadro normativo di riferimento

La norma oggetto di censura si inseriva nel sistema delineato dal Jobs Act, che ha introdotto per i nuovi assunti un regime di tutele crescenti, con l’obiettivo di garantire maggiore certezza alle imprese in termini di gestione del personale, contenendo l’esposizione al rischio economico in caso di contenzioso.

In particolare, l’articolo 9 prevedeva due elementi distintivi:

  • la riduzione delle indennità risarcitorie per le imprese con meno di 15 dipendenti attraverso il meccanismo del “dimezzamento”;
  • un limite massimo di sei mensilità della retribuzione utile al calcolo del TFR, per ogni anno di servizio.

Tale meccanismo affonda le sue radici su esigenze di proporzionalità e sostenibilità, coerenti con la struttura delle micro, piccole e medie imprese italiane, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale.

Effetti del giudizio di incostituzionalità

Con la sentenza sui licenziamenti illegittimi, la Corte ha ritenuto che tale limite rigido impedisca al giudice una valutazione pienamente aderente alla specificità del caso concreto, con riferimento ai criteri di adeguatezza, equità e personalizzazione del risarcimento. La decisione si colloca nel solco della precedente sentenza n. 183/2022, con la quale la stessa Corte auspicava un intervento legislativo di riequilibrio.

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Con la nuova pronuncia, la Corte ha dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 9 c. 1 del citato decreto, segnatamente al punto in cui afferma che “l’ammontare delle indennità […] non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità” della retribuzione utile al calcolo del TRF.

Con l’eliminazione del tetto delle sei mensilità per i licenziamenti illegittimi, permane il dimezzamento delle indennità previsto per i datori “sottosoglia”, ma il giudice potrà ora riconoscere fino a 18 mensilità, in analogia proporzionale con le 36 previste per le imprese sopra i 15 dipendenti e consentendo al giudice di esercitare un più ampio potere discrezionale, adattando il risarcimento al singolo caso.

La posizione di Conflavoro

“La cancellazione del tetto massimo di sei mensilità per i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, decisa dalla Corte Costituzionale con la sentenza 118/2025, avrà ripercussioni profonde su un mercato del lavoro già fragile e polarizzato”. Lo dichiara Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro, commentando la recente pronuncia della Consulta.

“Non si giudicano le sentenze, ma è doveroso evidenziare l’effetto concreto: aumenterà la prudenza, se non la rinuncia, delle micro e piccole imprese ad attivare nuovi contratti a tempo indeterminato. Si rischia – prosegue il presidente di Conflavoro – di alimentare l’insicurezza, non la protezione del lavoro. Le imprese, di fronte a un contenzioso potenzialmente elevatissimo, preferiranno ricorrere a forme contrattuali più flessibili o rinunciare del tutto ad assumere. L’effetto sarà opposto a quello auspicato: meno contratti stabili, meno produttività, meno crescita”.

“Chi oggi esulta per questa sentenza – conclude Capobianco – ne fa una lettura ideologica e miope. Non è una vittoria del lavoro, ma una sconfitta per la sostenibilità occupazionale. Il legislatore intervenga introducendo un sistema di indennità modulato per le PMI su base personalizzata, con un tetto massimo flessibile sulla base di indicatori economici reali quali fatturato, utile, patrimonio. Va costruito un equilibrio giusto che tuteli il lavoro senza affondare chi lo crea.”

 

 

 

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