Microcredito

per le aziende

 

l’intermediazione creditizia non bancaria nel 2024 – Assifact


Nel corso del 2024 i prestiti delle banche sono diminuiti dell’1,2%. La riduzione ha riguardato soprattutto le erogazioni alle imprese (-2,6%) ed è riconducibile principalmente a una domanda debole, imputabile alle minori esigenze di finanziamento degli investimenti e agli ancora elevati tassi di interesse. Le condizioni di offerta si sono mantenute orientate alla prudenza, in particolare per le aziende di piccole dimensioni.

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Al calo ha contribuito principalmente la debolezza della domanda, in un contesto di elevata incertezza e di condizioni di offerta rimaste restrittive. Secondo l’indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey, BLS), sull’andamento della domanda di finanziamenti in Italia hanno influito le minori esigenze di credito per investimenti e il più ampio ricorso all’autofinanziamento, oltre all’alto livello dei tassi di interesse osservato nella prima parte dell’anno.

La contrazione del credito è stata più intensa per le piccole imprese (-6,8%).

Con riferimento alla qualità degli attivi e al rischio di credito, nell’ultimo trimestre del 2024 il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto alla consistenza di quelli in bonis è aumentato all’1,4% (era l’1,2 alla fine del 2023), trainato dai finanziamenti alle imprese (2,4 contro 1,8); il rapporto è lievemente diminuito per le famiglie. L’indicatore si è tuttavia mantenuto su livelli molto bassi nel confronto con gli ultimi 15 anni.

Nell’anno le consistenze dei crediti deteriorati hanno continuato a ridursi, beneficiando anche del contributo delle operazioni di cessione (per circa 8 miliardi). Ciononostante, la debole dinamica dei finanziamenti ha fatto sì che il rapporto tra l’ammontare dei crediti deteriorati e il totale dei prestiti al netto delle rettifiche aumentasse leggermente, dall’1,4 all’1,5% (al lordo delle rettifiche è salito di 10 punti base, al 2,8%).

Con riferimento alla redditività e al patrimonio delle banche, il rendimento annualizzato del capitale e delle riserve (return on equity, ROE) delle banche italiane è salito al 12,8% (dal 12,3 nel 2023), il livello più elevato dal 2008.

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Il miglioramento della redditività è ascrivibile principalmente all’incremento delle commissioni (9,5%), in particolare quelle derivanti dal risparmio gestito, e in misura minore all’ulteriore aumento del margine di interesse (3,7%). Il margine di intermediazione si è ampliato del 7,2%.

Alla fine del 2024 il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) delle banche italiane è salito ancora su livelli storici elevati, al 15,9% (15,6 alla fine del 2023) degli attivi ponderati per il rischio (risk weighted assets, RWA).

Rispetto al 2023 il miglioramento complessivo della patrimonializzazione – pari a 30 punti base – è legato alla crescita del CET1 (2,1%), dovuta soprattutto al contributo positivo degli utili non distribuiti, che ha più che compensato l’impatto negativo delle operazioni di riacquisto di azioni proprie condotte dai due principali gruppi bancari.

Nel 2024 gli impieghi degli intermediari creditizi non bancari (si tratta degli intermediari iscritti nell’albo ex art. 106 del Testo unico bancario (TUB) operanti prevalentemente nei segmenti del leasing, del factoring e del credito al consumo; sono esclusi i confidi) hanno rallentato al 2,2% (da 3,7 nel 2023), a causa di un calo del 3,2% nel comparto del leasing, che ha registrato minori erogazioni di finanziamenti per beni strumentali e immobiliari. Nei settori della cessione del quinto dello stipendio o della pensione e del credito al consumo gli impieghi sono cresciuti rispettivamente del 9,8 e dell’8,1%, mentre è risultato pressoché stabile il mercato del factoring.

Gli intermediari creditizi non bancari detengono quote di mercato significative in ciascuno di questi comparti: 59,2%; 40,6 nella cessione del quinto dello stipendio o della pensione; 28,7 nel credito al consumo; 54 nel factoring.

La qualità del credito è rimasta sostanzialmente invariata: al lordo delle rettifiche di valore, l’incidenza dei finanziamenti deteriorati sul totale si è ridotta di 0,1 punti percentuali, al 3,5%.

La redditività degli intermediari creditizi non bancari si è mantenuta stabile; il rapporto tra il risultato di esercizio e il totale degli attivi è stato di circa l’1%, in linea con il 2023. Il rapporto tra i fondi propri e le attività ponderate per il rischio (total capital ratio) è cresciuto al 14% (13,3 nel 2023).

La consistenza delle cartolarizzazioni di finanziamenti bancari gestite dagli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB e operanti nel comparto delle attività di riscossione dei prestiti ceduti e di svolgimento dei servizi di cassa e di pagamento (servicing) si è ridotta del 5,1%; il 55,7% di tale ammontare riguarda sofferenze. La quota di mercato dell’ammontare complessivo dei crediti oggetto delle operazioni di cartolarizzazione gestita da questi intermediari è pressoché stabile nel confronto con quella gestita dalle banche, al 44,8% (al 69,7 se si escludono le operazioni di autocartolarizzazione).

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