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milioni per piste ciclabili e piazze, ma la città resta in agonia


In Calabria, terra storicamente dimenticata dalle grandi politiche di sviluppo, il Pnrr era stato accolto come il colpo di reni atteso da decenni. Oltre 10 miliardi di euro stanziati per migliaia di progetti: un’occasione irripetibile per risanare, innovare, crescere. Eppure, a oltre due anni dall’avvio del Piano, la realtà è assai meno entusiasmante. A Catanzaro, capoluogo di regione con quasi 90mila abitanti, i cantieri del Pnrr sono partiti (almeno sulla carta), ma l’economia cittadina è rimasta al palo. Il Pil è cresciuto solo dello 0,5% nel 2023, contro una media nazionale di +1,8% e nel 2024 ha persino fatto peggio. Perché, allora, nonostante milioni spesi e decine di progetti attivati, il salto di sviluppo promesso non si è realizzato?

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Rigenerazione urbana: 15 milioni per piazze e giardini

Il progetto più corposo avviato con fondi Pnrr a Catanzaro riguarda la rigenerazione urbana, con uno stanziamento da 15 milioni di euro. L’obiettivo è nobile: riqualificare aree degradate e restituirle alla cittadinanza. Tra gli interventi previsti: il recupero dei Giardini Nicholas Green, la trasformazione dell’ex Gasometro in spazio culturale, la ristrutturazione della piazza dell’ex stazione FS nel quartiere Sala e nuove viabilità a Gagliano. Tutto bellissimo, sulla carta.

Una ciclovia da 3,2 milioni che (forse) non porterà sviluppo

Altro investimento importante è quello per la pista ciclabile urbana da 12 chilometri, con un costo previsto di 3,2 milioni di euro. L’idea è creare un tracciato che colleghi i quartieri cittadini all’Università Magna Graecia e al lungomare di Catanzaro Lido. Mobilità sostenibile, ambiente, qualità della vita: obiettivi lodevoli.

Ma dal punto di vista economico, il ritorno è praticamente nullo. Come sottolineano economisti e urbanisti locali, una pista ciclabile non crea filiere né occupazione stabile.

Asili, mense e impianti sportivi: i progetti sociali camminano più veloci

A differenza dei macro-progetti urbani, alcune opere sociali sembrano in avanzamento. È il caso della ricostruzione dell’asilo “Piano Casa” nel quartiere Sala (1,49 milioni €) che ha già visto l’avvio del cantiere con circa il 30% dei fondi impegnati. In parallelo, è previsto un nuovo asilo a Lido da 1,92 milioni, ma i lavori non sono ancora partiti.

Stesso discorso per gli impianti sportivi. Nel quartiere Corvo è in costruzione una palestra indoor da 1,5 milioni, con un avanzamento del 15%. Per lo Stadio Ceravolo, invece, i fondi Pnrr coprono solo 1 milione, destinato a interventi parziali. Spesa effettuata? Appena il 2,6%.

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Micro-opere, PA digitale e fognature: i piccoli cantieri che funzionano

Se i grandi progetti arrancano, le “misure facili” vanno avanti. Il Comune ha già portato online alcuni servizi digitali, attivato le piattaforme PagoPA e App IO, e digitalizzato parte dell’amministrazione. Progetti da qualche decina o centinaia di migliaia di euro, ma realizzati nei tempi.

Anche sul fronte della messa in sicurezza del territorio qualcosa si muove: il drenaggio delle acque bianche in via Stretto Antico è quasi completato (95%), così come la messa in sicurezza di via Cavaglioti (84%). Interventi utili, certo, ma non strutturali, né trasformativi.

Catanzaro come il resto della Calabria: tante opere, poca visione

Il caso Catanzaro non è isolato. Reggio Calabria ha avuto 236 milioni per 58 progetti, ma il Pil non cresce. A Cosenza si rifanno piazze e scuole, ma mancano progetti industriali. Corigliano-Rossano punta su fognature e edilizia pubblica, Crotone sul decoro urbano, Vibo su piazze e qualche impianto sportivo. In tutta la Calabria, il Pnrr è diventato un Piano per Rifare Marciapiedi, senza strategia di sviluppo a lungo termine.

Il confronto che fa male: Basilicata e Nord Italia corrono (e crescono)

Nel frattempo, regioni come la Basilicata hanno usato il Pnrr per valorizzare vocazioni locali (cultura, turismo, parchi urbani). Potenza e Matera hanno già completato opere e ricevuto fondi integrativi da FSC e FESR. Al Nord, Veneto e Piemonte hanno spinto su digitalizzazione industriale, logistica, alta velocità. Lì, il Pnrr ha creato occupazione e attratto investimenti privati.

In Calabria, invece, oltre l’80% degli appalti è andato a imprese di fuori regione, e meno del 44% alle aziende calabresi. Un’occasione sprecata per rafforzare il tessuto produttivo locale.

L’impatto sociale c’è. Quello economico, no

Gli interventi Pnrr a Catanzaro stanno migliorando i servizi pubblici: asili nuovi, spazi verdi, impianti sportivi nei quartieri. La qualità della vita ne beneficerà, così come l’ambiente (grazie a ciclabili e verde urbano). Ma dal punto di vista economico, l’impatto è deludente.

Nessuna nuova filiera industriale, nessuna crescita occupazionale stabile, nessun aumento della competitività territoriale. E senza crescita, anche i migliori servizi rischiano di non bastare.

Senza strategia, anche i fondi europei diventano spreco

Il Pnrr doveva essere l’occasione del secolo per Catanzaro e per tutta la Calabria. Ma opere utili non bastano: serviva una visione di sviluppo, che facesse leva su innovazione, imprese, reti logistiche, formazione, ambiente. Invece si è scelta la strada dei progetti a bassa complessità, facilmente cantierabili ma economicamente sterili.

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Ora il tempo stringe. Tutto deve essere realizzato entro il 2026. E il rischio concreto è perdere fondi già assegnati, o vedere costruite opere che resteranno vuoti contenitori. Se non si cambia passo, il Pnrr calabrese sarà ricordato come l’ennesima occasione persa e a pagare il prezzo, come sempre, saranno i giovani e il futuro.



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