Il Consiglio regionale ha scelto di chiudere l’ultima sessione di Legislatura lasciando un segno concreto in favore del tessuto produttivo valdostano. All’apertura dell’adunanza di martedì 22 luglio, è stato approvato all’unanimità il disegno di legge sulle “Disposizioni in materia di competitività, dinamicità e internazionalizzazione delle imprese industriali e artigiane”, che abroga la ormai datata legge regionale 6/2003. Una misura attesa, con la quale la politica regionale prova a dare impulso al rilancio economico e alla modernizzazione delle imprese locali.
Il testo legislativo, varato dalla Giunta il 27 maggio, prevede una serie di incentivi finanziari per sostenere investimenti innovativi e sostenibili: contributi a fondo perduto, mutui agevolati e misure per l’internazionalizzazione, come consulenze, promozione commerciale, e partecipazione a fiere. L’obiettivo è chiaro: rafforzare la competitività e la resilienza del tessuto economico regionale, facilitando anche il ricambio generazionale, questione spesso sottovalutata ma strategica.
A illustrare la ratio del provvedimento è stato in Aula il relatore Roberto Rosaire (Union Valdôtaine): «Favoriamo il consolidamento e lo sviluppo delle imprese coerentemente con le strategie regionali di specializzazione intelligente e sostenibilità. Vogliamo un’economia più verde, innovativa ed efficiente». Tra le spese ammissibili figurano:
acquisto di macchinari e beni strumentali “green”
interventi sull’efficienza energetica
mutui per l’acquisto o il miglioramento di immobili
realizzazione di studi di marketing, e-commerce e campagne pubblicitarie
partecipazione a eventi fieristici e promozionali
Importante anche il lavoro “diretto” della Regione: studi di settore, partecipazioni collettive a fiere, organizzazione di convegni e seminari, per dare visibilità all’intero comparto produttivo valdostano.
Il nuovo impianto normativo introduce semplificazioni procedurali: digitalizzazione delle domande, riduzione dei tempi, possibilità di bandi per rafforzare le misure a sportello, ampliamento delle spese ammissibili, apertura alla transizione ecologica e all’economia circolare. Insomma, una legge “al passo coi tempi”, almeno nelle intenzioni.
Uno dei punti più discussi in aula ha riguardato l’ordine del giorno del gruppo Rassemblement Valdôtain, approvato all’unanimità, che impegna il Governo regionale a includere tra le consulenze “di alta gamma” quelle destinate a favorire il passaggio generazionale. Una battaglia portata avanti dal capogruppo Stefano Aggravi: «Parliamo di un tema cruciale per l’artigianato locale. Le competenze e la storia delle imprese vanno preservate anche attraverso il coinvolgimento dei dipendenti, non solo dei familiari. È una forma di continuità che può salvare molte aziende».
Numerosi gli interventi in aula, tra sostegno convinto e richiami alla prudenza.
Erik Lavy (Lega VdA) ha acceso i riflettori sulla fragilità del tessuto imprenditoriale giovanile, in calo del 4%: «Serve più cultura d’impresa, meno “posto fisso”. Il rischio è essere schiacciati dai colossi tech se non affrontiamo seriamente l’intelligenza artificiale e il passaggio generazionale».
Aldo Di Marco (PlA) ha difeso la coerenza del testo con gli obiettivi strategici di “Valle d’Aosta 2030”, mentre Christian Ganis (FI) ha messo in guardia da alcuni aspetti critici: sistema del click-day, tetti troppo bassi per la promozione all’estero e vincoli troppo rigidi. Tuttavia, anche da parte sua è arrivato il sì al provvedimento.
A chiudere il dibattito l’Assessore allo sviluppo economico Luigi Bertschy, con toni convinti: «Abbiamo finanziato tutte le richieste presentate negli ultimi anni. Nel 2023 abbiamo erogato oltre 3 milioni, nel 2024 più di 4, nel 2025 siamo già a 5. Questa legge è uno strumento operativo e dinamico, integrabile con altri strumenti regionali».
Bertschy ha anche rilanciato la collaborazione con l’Università della Valle d’Aosta per formare nuove competenze imprenditoriali: «La cultura d’impresa si costruisce anche con l’educazione. Continueremo a coinvolgere i giovani e a lavorare su tutti i settori, perché un’economia forte è anche un’economia giusta e sostenibile».
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