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Francesco Billari: «Milano sa attrarre anche giovani e talenti. I nuovi grattacieli? Ospitino gli studenti»


di
Marco Castelnuovo

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Il demografo e rettore dell’università Bocconi: «Giusto lo sviluppo verticale. E San Siro non può essere trattato come il Colosseo»

Professor Francesco Billari, demografo e rettore della Bocconi, il suo è un osservatorio privilegiato per dirci quanto sta succedendo a Milano. Il modello di sviluppo della città sembra essere andato in crisi.
«Sono nato e cresciuto a Milano, ma non è più quella che avevo conosciuto da bambino. Con l’Expo del 2015 è diventata una città globale. È stato un punto di discontinuità fondamentale basato su alcune caratteristiche che Milano ha sempre avuto nei secoli: cioè quella di essere una città a vocazione internazionale. E probabilmente le Olimpiadi del prossimo febbraio saranno un altro passo in questo senso. Tornare ora indietro sull’internazionalizzazione sarebbe stato proprio un errore».

C’è chi pensa che questo inseguimento alle altre città abbia escluso chi è rimasto indietro.
«Milano è una città di confine, il sud del nord del mondo, e il nord del sud del mondo. Mediolanum, appunto. Sappiamo prendere il meglio da entrambe le parti del mondo, siamo naturalmente una città di confine. Attrarre è per noi naturale fin da secoli lontani: anche Leonardo da Vinci e Giuseppe Verdi non erano milanesi, ma molti dei loro capolavori li hanno composti qua».




















































Era capitale dell’industria, ora della rendita.
«In tutto il mondo le città si muovono dalla manifattura al terziario. Ma il design, la moda, la cultura, la stessa finanza come motore dell’economia, cosa sono? Non stiamo parlando solo di rendita. Expo ha messo Milano sulla scena globale e ora quello è il campionato che ci troviamo a giocare. È una città internazionale e consapevole del suo essere attraente. Attrae capitali, ma anche talenti e giovani».

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C’è stato un ruolo delle università in questo?
«Milano non era una città universitaria, visti costi e dimensioni era improbabile che lo diventasse, ma ora lo è. Ci sono oltre 200 mila studenti, quasi tutti fuori sede ovviamente. Un’occasione per Milano».

Uno dei motori dello sviluppo immobiliare di questi ultimi anni sono proprio gli studentati.
«Non riusciamo a capitalizzare abbastanza la quantità di talenti che viene qui a formarsi. Rinnegare lo sviluppo in verticale è un errore. Amsterdam, Barcellona, Monaco: come pensa si stiano sviluppando? Perché non pensare che le torri possano anche essere residenze studentesche, per famiglie, giovani lavoratori? Milano ha bisogno di persone, ne attrae tante, ma non siamo ancora bravi nel trattenerle».

In Europa è meglio?
«Milano è la più anziana tra le grandi città europee con le quali compete. La media è 46 anni. Parigi è 40, Vienna 41, Amsterdam 38, Monaco 41. Barcellona e Madrid 44. Ovviamente quando parlo di queste città, considero le intere aree metropolitane, quindi Milano e la sua cintura, circa 4 milioni di persone. Qui c’è uno dei problemi».

Cioè?
«Che a livello amministrativo e decisionale Milano non può fermarsi al livello comunale. Dobbiamo dare poteri alla città metropolitana. Monza e Milano sono la stessa area. Quando si pensano le infrastrutture vanno concepite come fossero un tutt’uno».

Una questione emblematica di questi ultimi anni è quella riguardante la vendita dello stadio di San Siro.

«Amo il calcio e l’Inter, sono nato a Milano: immagini cosa può significare per me San Siro. Ma io non voglio vivere in un museo a cielo aperto. Non possiamo trattare San Siro come il Colosseo».

Si dice che Milano sia una città globale con stipendi locali.
«Dove sono gli stipendi più alti? Dove ci sono aziende più grandi e più innovative. È l’unica strada. Bocconi con il Politecnico ha creato una strumento per aiutare le start up, per creare e irrobustire le imprese. Le città concorrenti hanno più giovani e imprese più grandi».

Milano attrae anche milionari stranieri con il decreto Crescita e cervelli di rientro che creano uno squilibrio.
«Ma quelle sono norme che valgono sul tutto territorio nazionale, mica solo qui. Si chiede come mai vengono principalmente a Milano? Ancora: perché Milano attrae».

Attrae ma respinge anche.
«Milano sa essere attraente e sa essere anche trainante. L’Italia ha bisogno di Milano. Non si può pensare che Milano sia parte del problema dell’Italia. Milano è parte della soluzione».

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23 luglio 2025 ( modifica il 23 luglio 2025 | 08:10)

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