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fuori dal carcere verso un nuovo futuro


Vi ringrazio perché avete creduto in me“: questa è la frase che i volontari dell’associazione La goccia di Lube hanno sentito pronunciare più spesso dalle persone che hanno incontrato nel loro cammino. Sono parole semplici, ma che esprimono la realtà di coloro che avevano perso la fiducia in sé stessi e l’hanno ritrovata grazie a persone che hanno scelto di dare fiducia.

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Questa associazione di volontariato nasce a Torino nel 2018 e ha accolto la sfida di accompagnare verso il lavoro e il reinserimento sociale chi sta scontando una pena attraverso misure alternative al carcere. Non si tratta di assistenzialismo, ma di stare accanto a persone fragili offrendo loro una nuova possibilità, nel rispetto del corso della giustizia.

I numeri raccontano una realtà che spesso sfugge all’attenzione pubblica: a fine 2024, in Italia erano 77.000 le persone sottoposte a misure alternative al carcere, di cui 4.625 in Piemonte. A maggio 2025 i detenuti nelle carceri piemontesi erano scesi a 4.495. Si tratta di affidamenti in prova al servizio sociale, detenzioni domiciliari, semilibertà: riguardano persone che vivono nei condomini e, quando hanno il permesso, escono per strada e portano magari i figli a scuola.
Costoro, pur godendo della fiducia della magistratura per un progressivo riscatto, per certi versi si trovano talora più svantaggiate di chi conclude la pena rimanendo in carcere: devono infatti far fronte agli stessi obblighi civili di tutti i cittadini liberi, come le spese della casa, l’alimentazione, l’educazione dei figli, con la difficoltà dell’accesso al mondo del lavoro.

Un colloquio tra i volontari e le persone prese in carico

I numeri confermano d’altronde quanto sia urgente investire su percorsi alternativi alla detenzione, volti alla prevenzione della recidiva e al recupero e reinserimento sociale. È dunque da questa consapevolezza che nasce il progetto Impresa Accogliente, sviluppato da La goccia di Lube con il sostegno della Regione Piemonte.
L’iniziativa si è concretizzata tra il 2024 e il 2025, coinvolgendo oltre trenta volontari che si alternano a coppie nell’accompagnamento personalizzato di ogni persona segnalata dall’Uiepe di Torino e dall’Ufficio Servizio Sociale per Minorenni.

Il coraggio di credere nel cambiamento

Il primo ingrediente di questo percorso è l’ascolto, perché è fondamentale costruire prima di tutto una relazione di fiducia: “non vogliamo sapere quale reato hanno commesso”, racconta Rahel, una volontaria del progetto, “non giudichiamo, ma vogliamo esserci, anche dopo che il percorso formale è finito”. Un aspetto che risulta cruciale e che consente ai volontari di restare un punto di riferimento, specie nei momenti di maggiore difficoltà.
Le persone che i volontari incontrano portano con sé fragilità profonde: scolarità minima, carenza di competenze tecniche e relazionali, spesso nemmeno un veicolo o la patente di guida. Nel caso dei minorenni, si aggiunge una marcata povertà culturale, l’abbandono e la mancanza di riferimenti adulti significativi.

Il progetto non si ferma all’accompagnamento, poiché ha saputo costruire un ponte concreto con il mondo delle imprese. Tredici aziende si sono già distinte come Imprese Accoglienti, dimostrando che la responsabilità sociale può tradursi in gesti concreti di inclusione.
I risultati parlano chiaro, con 23 inserimenti lavorativi di persone in detenzione domiciliare o in affidamento, una decina di corsi di formazione attivati, 41 percorsi di orientamento al lavoro completati. C’è poi un dato ulteriore che conferma l’efficacia dell’intervento: 21 persone, dopo essere state accompagnate nella ricerca, hanno trovato lavoro da sole. È il segno che la fiducia e l’accompagnamento hanno funzionato, restituendo autonomia e dignità.

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Fotografia di Adriano Moraglio con l’arcivescovo di Torino mons Roberto Repole
Il presidente Adriano Moraglio presenta La goccia di Lube a mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino

Quando la fiducia diventa il primo lavoro

Per La goccia di Lube è fondamentale andare oltre il reato per incontrare la persona: i volontari sanno che dietro ogni storia di pena c’è un essere umano con le sue fragilità, ma anche con le sue potenzialità. “Guardiamo avanti, e li aiutiamo a fare lo stesso”, sintetizza Rahel, spiegando lo spirito che anima il progetto: non voltarsi indietro verso l’errore commesso, ma costruire insieme un futuro diverso.
Un futuro che passa necessariamente attraverso il lavoro, inteso non solo come mezzo di sostentamento, ma come strumento di dignità e di riconoscimento sociale.

Fotografia di Luca Ordazzo di Market Service
Luca Ordazzo di Market Service

Parlando di imprese accoglienti l’associazione ha da tempo un forte legame con la Market Service dei fratelli Luca e Oscar Ordazzo: la società di Givoletto (TO), specializzata in montaggi di scaffalature e attrezzature per la grande e piccola distribuzione, è stata la prima a offrire contratti a tempo determinato a utenti segnalati da La goccia di Lube.
“Luca è ormai un amico, che ha creduto al nostro tentativo di ridare fiducia a persone che sono incappate in problemi di giustizia”, sottolineano alcuni volontari: “ha lo stesso nostro sguardo sulla vita e sulle persone”.

Proprio i volontari sono di enorme supporto per le imprese, poiché le aiutano nella gestione degli utenti: specie per le loro eventuali restrizioni e la capacità di ottenere le deroghe necessarie per rendere l’inserimento delle persone il più semplice possibile (nonostante i tempi della burocrazia italiana).
“Il loro sostegno è stato per noi fondamentale, anche per il filo umano che collega l’azienda al lavoratore”, ha dichiarato Luca Ordazzo: “spero che si riesca a creare un binario diretto con le aziende e proporre tante opportunità di lavoro e di vita”.

Un investimento per tutta la società

Il reinserimento sociale non è solo un atto di giustizia verso chi ha sbagliato, ma un investimento per tutta la comunità: Impresa Accogliente mostra che ogni persona che trova la sua strada nel mondo del lavoro è una vittoria contro la recidiva, un contributo alla sicurezza sociale, un esempio di come sia possibile il cambiamento.
La goccia di Lube racconta storie di volontari che vedono nei volti delle persone che accompagnano una speranza rinnovata, che è forse il risultato più prezioso di questo progetto.

Quando persone fragili incontrano qualcuno che crede in loro, che offre una possibilità concreta di ricominciare, sentendosi accompagnati passo dopo passo senza essere giudicati, allora ritornano davvero a credere in loro stessi. In fondo, restituire a ogni persona la fiducia nel proprio futuro è il primo e più importante lavoro che si possa fare.

In copertina: Da sinistra Silvia Lessona (coordinatrice dei rapporti con le imprese), il presidente Adriano Moraglio, Emanuela Cavagna e Giovanni Lecce, i due coniugi titolari di The Promoland, a cui viene consegnata la targa di “Impresa Accogliente”

La goccia di Lube





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