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“Mai contattato dalla proprietà argentina”. E aveva già un piano


Riceviamo e pubblichiamo:

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“Dopo aver letto le notizie circolate sui quotidiani locali, appreso di tantissime voci e indiscrezioni nate negli ambienti cittadini ferraresi e ricevuto numerosi messaggi e telefonate da tifosi spallini, il sottoscritto, Walter Mattioli, precisa che nessun rappresentante del gruppo costituito dall’imprenditore argentino Juan Martin Molinari, incaricato giovedì 10 luglio dal sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, di costruire la nuova società calcistica Ars et Labor, ha intrattenuto verso di me qualsiasi tipo di contatto, sia telefonico, sia personale per sondare una mia eventuale disponibilità a collaborare nel gruppo, né tantomeno ha organizzato un incontro diretto tra le parti. 

Nella giornata di martedì 8 luglio, precedente la chiusura del bando di assegnazione, una conoscenza comune tra me e il gruppo argentino mi chiamò per verificare la possibilità d’incontrare questa cordata. Ma immediatamente declinai l’invito per una precisa scelta professionale e personale. Infatti, quale promotore insieme all’imprenditore Trio di un piano da poco depositato per concorrere alla rinascita del calcio cittadino, ho ritenuto chiusa qualsiasi altra opzione dirigenziale, mostrando serietà, integrità morale e rispetto nei confronti delle persone con cui avevo sviluppato il progetto, come è sempre avvenuto nella mia storia di manager sportivo. 

Proprio il programma di rinascita e rilancio calcistico della nuova Ars et Labor, preparato con la famiglia Trio e un entourage di collaboratori di eccellente livello, era a nostro avviso lungimirante e curato nei minimi dettagli per riportare la società nei professionisti, rispettando parametri e richieste triennali designati dall’amministrazione estense nel bando di assegnazione, compresa la ricostruzione dell’intera attività del Settore giovanile maschile e femminile. 

Il budget a disposizione, attraverso le disponibilità imprenditoriali della famiglia Trio, affiancata da un numero consistente di aziende del territorio cittadino, provinciale ed extraprovinciale di mia personale conoscenza, era superiore al milione e mezzo per il primo anno di gestione. Mentre le garanzie bancarie potevano arrivare fino a tre, nonostante ne avessimo inserita solamente una come prescritto nel documento ufficiale pubblicato dal Comune di Ferrara. Un budget destinato a crescere nel corso degli anni successivi, sia per gli ulteriori investimenti portati dalla stessa proprietà, sia per la certezza che tante altre realtà imprenditoriali avrebbero sostenuto il progetto. 

Col primo nucleo dirigenziale, ben chiaro e delineato, avevamo individuato diversi professionisti del territorio ferrarese e non. Figure preparate, serie, attive nel calcio professionistico da tempo e conosciute personalmente in questi anni, insieme anche all’inserimento di diversi degli attuali dipendenti della Spal come da richiesta della medesima amministrazione estense. Una struttura snella e flessibile con un’idea definita e funzionale di lavoro, perché ho sempre ritenuto che la composizione di un gruppo affiatato e coeso di persone sia spesso più importante rispetto alla definizione di ben maggiori e cospicui budget. In particolare, nelle prime settimane, ovvero quelle attuali, che richiedono la veloce e determinata costruzione della nuova squadra per affrontare il Campionato Regionale emiliano-romagnolo di Eccellenza. 

La mia passata militanza nei dilettanti aveva permesso di individuale un esperto direttore sportivo, perfetto conoscitore della categoria e dei suoi giocatori, nonché già vincitore nelle ultime dieci stagioni di diversi campionati regionali e nazionali. Insieme a lui avevamo trovato un accordo con un altrettanto esperto allenatore che oltre a essere navigato nella categoria, aveva una forte sensibilità nel rapporto coi giovani, indispensabili nelle rose delle squadre di Eccellenza. Un allenatore che poteva contare anche su un particolare rapporto con la città di Ferrara per il suo passato spallino, sia come giocatore, sia come tecnico. L’organico principale della squadra era già stato allestito per oltre l’80% con interessanti giovani di prospettiva futura e profili di esperienza in arrivo da serie superiori: calciatori molto importanti per affrontare questo imprevisto campionato. Nel nostro progetto, non sarebbe mancato Mirco Antenucci, a cui avevo già chiesto privatamente di ricoprire il fondamentale ruolo di direttore dell’area tecnica con incarichi di controllo e supervisione su tutte le attività sportive societarie, dalla prima squadra alle formazioni giovanili. Dal nostro punto di vista, quindi, eravamo pronti a partire immediatamente, sia con la parte dirigenziale-amministrativa, sia con la parte sportiva, che prevedeva un ritiro da iniziare i primi giorni di agosto. 

Infine, percependo da più parti della tifoseria l’esigenza di recuperare e difendere i simboli del calcio biancazzurro, il nostro gruppo, previo accordo con l’amministrazione  comunale di Ferrara, avrebbe promosso e realizzato un’attività di raccolta fondi per raccogliere fondi diretti all’acquisizione da parte del Comune estense di marchi e loghi della Spal, ritenuti segni distintivi della storia e della tradizione cittadina, nonché patrimonio della collettività, tutelandoli come meritano e proteggendoli per il futuro. 

Il progetto, dunque, possedeva tre caratteristiche indispensabili e fondamentali per il rilancio e l’affermazione della nuova Ars et Labor Ferrara. Solidità economico finanziaria della proprietà Trio, che insieme a tante imprese e aziende locali di città, provincia e fuori provincia potevano consentire alla società di poggiare su robuste basi presenti e future. Territorialità dei propri dirigenti e impiegati, ovvero un Dna ferrarese strettamente connesso attraverso un forte legame con la storia spallina e una profonda conoscenza delle dinamiche sociali e affettive della città, della provincia e soprattutto della tifoseria. Esperienza e professionalità di ogni figura chiamata a far parte del progetto, all’interno di un organigramma definito nei minimi particolari e pronto fin da subito a lavorare intensamente per riportare i colori biancazzurri, come nel recente passato, in categorie ben più prestigiose. 

Il mio “grazie” va alla famiglia Trio, che immediatamente ha voluto coinvolgermi nel progetto che avrebbe dato, ne sono certo, parecchie soddisfazioni ai tifosi. Come “grazie” ai miei stretti collaboratori che avevano permesso di presentare un piano operativo tanto approfondito quanto competitivo. Ringrazio personalmente anche chi in questi ultimi due mesi mi ha inviato messaggi e chiamate di stima, parole d’affetto, inviti a incontri pubblici e privati che mi avevano illuso su un possibile ritorno nel gestire la nuova società, con la consapevolezza di lavorare ancora di più per riportarla nei più alti campionati nazionali.  

Ho comunque accettato la scelta compiuta dal sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, con la speranza che quanto volevo sviluppare insieme al mio gruppo possa essere realizzato felicemente e in tempi brevissimi dalla cordata guidata da Juan Martin Molinari e dai suoi collaboratori”.

Walter Mattioli



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