Il primo semestre del 2025 conferma un’accelerazione significativa nel comparto degli investimenti immobiliari in Italia, con un volume complessivo pari a €5,48 miliardi, di cui €2,55 miliardi registrati nel secondo trimestre. Secondo il Report Investimenti Immobiliari di IPI, l’incremento su base annua è del +45% rispetto a H1 2024 e del +27% rispetto alla media quinquennale. Il dato colloca il mercato italiano tra i più dinamici in Europa, nonostante un contesto macroeconomico ancora instabile.
Ripartizione del capitale e provenienza degli investitori
Nel primo semestre 2025, la componente internazionale ha rappresentato il 52% del totale investito, confermando l’attrattività strutturale del mercato nazionale, in particolare nei segmenti “core” e “core-plus”. Il restante 48% è attribuito a capitali domestici.
Hospitality e retail trainano il mercato
Il comparto Hospitality si è attestato come il più performante, con investimenti per €1,35 miliardi (pari al 25% circa del totale). La domanda si è concentrata su asset premium in destinazioni leisure consolidate: Roma, Milano, Costiera Amalfitana, Venezia e Lago di Como. L’interesse si è focalizzato su strutture ad alta redditività potenziale e con possibilità di valorizzazione attraverso la gestione integrata e operativa.
Il Retail ha registrato volumi significativi pari a circa €1,35 miliardi (al pari dell’Hospitality), con un’elevata concentrazione (49%) nel segmento High Street, spinto dalle operazioni su piazze prime come Milano, Firenze e Roma. Il restante 47% ha interessato Outlet e Centri Commerciali, mentre progetti come Cordusio 2.0 (oltre €300 milioni) hanno rappresentato benchmark strategici per la riqualificazione urbana.
Logistica: cresce l’interesse per il build-to-suit e l’automazione
Il comparto logistico ha raggiunto €871 milioni nel semestre. Nonostante un secondo trimestre condizionato dall’incertezza macroeconomica, si registra un crescente interesse per asset:
- build-to-suit
- logistica dell’ultimo miglio
- logistica del freddo
- automazione dei flussi
L’attenzione si concentra su aree ad alta accessibilità infrastrutturale, confermando una strategia orientata a una maggiore specializzazione funzionale.
Office: Milano guida, Roma recupera
Gli investimenti nel settore Uffici hanno superato i €729 milioni, con una netta predominanza di immobili prime a Milano, dove si consolida la leadership nazionale del capoluogo lombardo nel segmento direzionale. Anche Roma registra un incremento dell’attività, sebbene con un approccio selettivo.
Criteri prioritari nelle decisioni di investimento:
- qualità costruttiva
- flessibilità degli spazi
- certificazioni ESG e ambientali
Living e mixed use: cresce la domanda urbana e multifunzionale
Il comparto Living ha attratto €244 milioni, con focus sui mercati metropolitani (Milano e Bologna) e su progetti destinati a target giovani e professionali. In parallelo, cresce il comparto Mixed Use (€302 milioni), sostenuto dalla domanda di ambienti ibridi, in grado di supportare attività multifunzionali in contesti a elevata innovazione (distretti tecnologici, poli urbani rigenerati).
Healthcare e alternative: nodi strategici minori ma crescenti
Il settore Healthcare ha generato volumi per €165 milioni, mentre gli asset Alternative (inclusi student housing e senior living) si attestano a €110 milioni, confermando un interesse in fase di consolidamento.
Geografie emergenti: oltre i grandi poli
Oltre alle tradizionali destinazioni core, si osserva un ampliamento delle geografie d’interesse:
- Napoli, Capri e Costiera Amalfitana – €218 mln
- Lago di Como – €181 mln
- Venezia – €247 mln
- Roma – €356,15 mln
- Milano – €135,2 mln (settore Hospitality)
Prospettive per il secondo semestre 2025
Si prevede una ulteriore crescita degli investimenti, sostenuta da:
- Progetti di riqualificazione urbana
- Maggiore penetrazione in aree secondarie ad alto potenziale
- Consolidamento delle asset class resilienti (Hospitality, Logistics, Uffici Prime)
Tuttavia, permangono alcune fragilità strutturali: debito pubblico elevato, pressione fiscale e costo del lavoro restano ostacoli alla piena competitività.
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