L’economia pugliese è a uno snodo complesso: più che i dazi di Trump, il cui effetto indiretto rischia comunque di farsi sentire, sono i dati sui prestiti nei confronti di micro e piccole imprese a far scattare l’allarme. L’elaborazione del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Bankitalia rivela infatti una sensibile contrazione su questo fronte, generatasi in maniera costante negli ultimi anni.
Da marzo 2019 a marzo 2025, infatti, le aziende con meno di venti addetti hanno visto i finanziamenti ridursi da 6,2 miliardi di euro a 5,2 miliardi di euro. Il trend è nazionale: negli ultimi quindici anni, il sistema bancario italiano ha infatti drasticamente ridotto le erogazioni alle imprese, un fenomeno con pochi paragoni in altri Paesi, nonostante il loro rafforzamento organizzativo e patrimoniale.
A ciò si aggiunge la difficoltà del mercato dei capitali italiano nel far emergere strumenti e operatori non bancari (piattaforme di crowdfunding, private equity, venture capital). La contrazione del credito bancario è più marcata per le imprese più piccole, e in termini reali, l’impatto è ancora più pesante a causa dell’inflazione elevata. Quello della difficoltà nell’accesso al credito rischia di essere un problema ancor più rilevante se valutato nel quadro generale dell’instabilità economica mondiale, considerate le ultime mosse degli Stati Uniti.
È l’incertezza, a conti fatti, il nemico numero uno per chi fa impresa. Sebbene gli Stati Uniti siano un partner commerciale chiave, posizionandosi al secondo posto per le esportazioni pugliesi con una quota del 9 per cento, al momento non si rilevano preoccupazioni immediate per le piccole imprese dovute a dazi che possono colpire in maniera diretta produzioni chiave della nostra regione.
Tuttavia, più difficoltoso è stimarne gli effetti indiretti. Molte piccole imprese artigiane operano come fornitori o subfornitori per aziende più grandi, sia a livello nazionale che internazionale. Eventuali ripercussioni su queste ultime, causate da variazioni delle tariffe o da complessità nelle catene di approvvigionamento globali, potrebbero tradursi in un impatto significativo sull’indotto e, di conseguenza, sulle piccole realtà pugliesi.
“Questi dati sono un campanello d’allarme da non ignorare, specie considerata la situazione di globale instabilità e di perdurante imprevedibilità” dichiara il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza. “Il calo dei prestiti alle micro e piccole imprese è un ostacolo significativo per la loro capacità di investire, innovare e generare occupazione. Queste aziende, riconosciute come il principale motore del tessuto economico regionale, si trovano spesso inermi di fronte a un sistema creditizio che non tiene conto delle loro necessità. Per questo è importante sostenere i sistemi bancari di prossimità, quelli più radicati nel territorio e quindi più propensi a interfacciarsi con il nostro tessuto produttivo così come è importante supportare il sistema dei Confidi, essenziale in queste condizioni fornire adeguate garanzie e contribuire alla creazione di soluzioni ‘tailor made’. Allo stesso modo, occorre allestire strumenti in grado di agevolare la programmazione di investimenti di piccolo taglio. La Regione Puglia ha già fatto molto incentivando la nascita di un ecosistema locale di equity e venture capital, così come ha realizzato strumenti innovativi come quello del MiniPIA. In questa fase, tuttavia, si avverte ancora di più la necessità di una misura generalista, semplice ed efficace sul modello del Titolo II, in grado di stimolare un virtuoso circolo economico di investimento e sbloccare investimenti che nel complesso quadro internazionale rischiano di essere accantonati. Ci auguriamo che, come già annunciato a più riprese, le micro e piccole imprese pugliesi possano nuovamente contare su un simile strumento: sarebbe un segnale molto importante e di sicuro impatto”
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