Il Piano Italia Moda dovrà rispondere alle esigenze della filiera, tra transizione e crescita del settore. Questo il risultato del dialogo con le principali rappresentanze del settore: un percorso iniziato nel gennaio 2023 e che si concretizza con misure a sostegno della moda Made in Italy.
A Palazzo Piacentini, dove il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso ha presieduto il Tavolo nazionale della Moda, si è parlato anche della trattativa in corso sui dazi. “Sono ore decisive, noi non ci arrendiamo a chi già evoca misure di ritorsione. Occorre scongiurare la guerra commerciale”, commenta. Per il settore della moda, infatti, una mancata intesa avrebbe gravi ripercussioni.
Il piano Italia Moda: gli obiettivi
37 riunioni tecniche, 5 incontri del Tavolo della Moda e lavori durati oltre un anno e mezzo per confezionare un piano per il settore della moda. Un lavoro che ha portato a un dispositivo legislativo per la certificazione della sostenibilità e legalità della filiera e misure a sostegno del design e della realizzazione dei nuovi campionari.
Un quadro teso a salvaguardare e sostenere il settore della moda, ma anche a farlo crescere durante una fase di importante transizione. Urso ha spiegato:
Il piano Italia Moda risponde all’esigenza di consolidare la filiera delle Pmi e degli artigiani, priorità strategica per il Made in Italy, nella convinzione che occorra sostenere la crescita e l’aggregazione per rafforzarne competitività, coesione e continuità.
Misure per la moda Made in Italy
Per perseguire tali obiettivi, da diversi anni si lavora a una serie di misure per il rilancio del settore della moda in crisi. Tra queste:
- contratti di sviluppo;
- mini-contratti di sviluppo;
- fondo centrale di garanzia per le Pmi;
- nuova Sabatini;
- credito d’imposta ideazione artistica.
E una serie di misure per accompagnare la transizione ecologica e digitale, per esempio attraverso la valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi di riciclo.
Ci sono poi gli obiettivi di contrasto agli illeciti, che ledono la reputazione del comparto. Un esempio in questa direzione è la certificazione di legalità, che passa attraverso verifiche preventive ad hoc sul marchio e tutta la sua filiera.
Credito d’imposta per il design
Per sostenere il design e la realizzazione dei nuovi campionari, invece, si è deciso di puntare alla stesura di un’edizione aggiornata del credito d’imposta. Questo dovrebbe ammontare a 250 milioni di euro.
In materia di ammortizzatori sociali, è stata ripresa l’approvazione del decreto-legge per l’estensione della cassa integrazione straordinaria per tutto il 2025 per le imprese artigiane con massimo 15 dipendenti.
Verso una moda Italia più green
Infine c’è l’aspetto della produzione a basso impatto ambientale. Il tavolo tecnico ha esaminato le richieste europee in merito ed è stato confermato un decreto per l’introduzione della responsabilità estesa del produttore.
Il decreto deve essere ancora ultimato, ma dovrebbe permettere alle imprese di ridurre l’impatto ambientale della produzione e della gestione dei rifiuti dai prodotti tessili. Allo stesso tempo, incentiverà il riuso, il riciclo e il corretto smaltimento.
Il tutto responsabilizzando i produttori, perché saranno loro ad adottare strategie di eco-design e utilizzare materiali più sostenibili.
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