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Tavolo della Moda, in cima all’agenda una norma per la legalità della filiera


Novità sul ‘Piano Italia per la moda’ e sulle norme legate alla certificazione della legalità della filiera. Questi alcuni dei temi al centro dell’ultimo Tavolo della Moda, tenutosi ieri a Roma – presso Palazzo Piacentini – e come di consueto presieduti dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, alla presenza dei dicasteri coinvolti, della Conferenza delle Regioni e dell’Anci, oltre a esponenti del mondo della filiera e della finanza, associazioni sindacali e di categoria nazionali.

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Si è trattato del sesto incontro in plenaria del Tavolo della Moda dal gennaio 2023, nell’ambito di un percorso strutturato di ascolto con le principali rappresentanze, attraverso sette gruppi di lavoro che si sono riuniti in 37 riunioni tecniche tra febbraio 2024 e luglio 2025.

Il ministro ha avviato il confronto con un commento sulla trattativa in corso sui dazi tra Commissione europea e la Casa Bianca evidenziando come “una mancata intesa avrebbe gravi ripercussioni anche sul settore della moda, simbolo di un made in Italy a cui i consumatori statunitensi non vogliono assolutamente rinunciare: occorre negoziare a oltranza, fino a trovare una soluzione davvero equa e sostenibile”. Proseguendo: “Sono ore decisive, noi non ci arrendiamo a chi già evoca misure di ritorsione. Occorre scongiurare la guerra commerciale”.

Illustrate, in seguito, le misure previste dal Piano Italia tese, da un lato, alla salvaguardia e al sostegno della transizione del settore, dall’altro, a favorirne la crescita. “Il Piano Italia Moda – ha illustrato Urso – risponde all’esigenza di consolidare la filiera delle Pmi e degli artigiani, priorità strategica per il made in Italy, nella convinzione che occorra sostenere la crescita e l’aggregazione per rafforzarne competitività, coesione e continuità”.

Tra le misure di sostegno: contratti di sviluppo, mini-contratti di sviluppo, Fondo centrale di Garanzia per le Pmi, Nuova Sabatini, credito d’imposta ideazione artistica, misure per accompagnare la transizione ecologica e digitale e per la valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi di riciclo.

In cima all’agenda del dibattito, inoltre,il tema del caporalato e lo studio da parte del governo di “una norma per certificare la sostenibilità e la legalità delle imprese del settore, con l’obiettivo di offrire una soluzione strutturale al problema”. Tale norma si pone l’obiettivo di certificare la filiera che fa capo al titolare del brand, sulla base di verifiche preventive ad hoc, in modo da escludere che quest’ultimo debba rispondere per comportamenti illeciti o opachi riconducibili ai fornitori o ai subfornitori lungo la catena.

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Menzionata, inoltre la questione del sostegno al design e realizzazione dei nuovi campionari: Urso ha altresì sottolineato come le strutture del Mimit siano impegnate, in vista della prossima legge di bilancio, alla stesura di un’edizione aggiornata del credito d’Imposta in materia, con una dotazione prevista di 250 milioni di euro. Sul fronte dei dossier europei, il ministro ha poi evidenziato che il ministero insieme al Mase sta ultimando uno schema di decreto interministeriale per l’introduzione del regime di Responsabilità estesa del produttore (Epr), che permetterà una gestione più virtuosa dei rifiuti tessili e dunque una riduzione dell’impatto ambientale del settore.

Infine, in materia di ammortizzatori sociali, durante il tavolo è stata ricordata l’approvazione del decreto-legge dello scorso giugno per l’estensione della cassa integrazione straordinaria per tutto il 2025 per le imprese artigiane con massimo 15 dipendenti, attualmente in fase di conversione al Senato. Il decreto accoglie anche la richiesta del comparto di consentire ai lavoratori di chiedere il pagamento diretto della prestazione da parte dell’Inps, in alternativa all’anticipazione del trattamento da parte del datore di lavoro.

“Il sistema moda ha bisogno di un piano di medio-lungo periodo, non solo di interventi emergenziali”, ha commentato Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, accogliendo con favore alcune misure – come quella relativa al credito d’imposta per creatività, prototipia e sviluppo dei campionari, auspicando che diventi strutturale, la proroga della cassa integrazione – e ribadendo la necessità di altre, come un protocollo che, in materia di legalità, sia “interassociativo”.

Ringraziamenti a Urso da parte di Giulio Felloni, presidente nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio, che auspica inoltre l’introduzione di detrazioni fiscali nella dichiarazione dei redditi Irpef per gli acquisti di prodotti moda effettuati nei negozi di prossimità e un patto di filiera che protegga questi ultimi dai colossi dell’e-commerce.

Da parte di Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda, arriva infine l’invito a “garantire una reale accessibilità a quanto messo in campo dal Governo a sostegno del settore moda: pur riconoscendo gli strumenti offerti – come i finanziamenti agevolati, la proroga dei versamenti fiscali e contributivi e gli incentivi fiscali per la ripartenza – dobbiamo segnalare che le imprese non riescono ad aderirvi”.



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