Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Cassa integrazione per il caldo eccessivo, quando è prevista


La cassa integrazione per il caldo deve adattarsi anche alla temperatura percepita. Lo ha specificato l’Inps, che ha elencato una serie di circostanze che permettono di accedere all’integrazione salariale anche se la temperatura ambientale non raggiunge i 35 °C previsti dalla normativa.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Le condizioni di lavoro sono determinanti per l’accesso alla cassa integrazione per il caldo. Alcuni mestieri, infatti, sottopongono i lavoratori a temperature già di per sé molto alte, che diventano pericolose ben prima che si superino i 35 °C a livello ambientale.

La cassa integrazione per il troppo caldo

L’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico sta facendo aumentare le ordinanze degli enti locali per ridurre l’orario lavorativo. I criteri per queste ordinanze di solito sono:

  • fermare il lavoro nelle ore più calde, tra le 12:30 e le 16:00;
  • fermare il lavoro quando la temperatura ambientale supera i 35 °C.

Quando questo accade, il datore di lavoro può richiedere un’integrazione salariale per i suoi lavoratori, che copra in parte il loro stipendio. In questo modo lo Stato risarcisce le spese delle imprese, che sono costrette a pagare i propri dipendenti senza che questi possano lavorare. È la cosiddetta cassa integrazione per il caldo, che in realtà permette l’utilizzo di tre ammortizzatori sociali diversi:

  • il Trattamento Ordinario di Integrazione Salariale (Cigo);
  • il Fondo di Integrazione Salariale (Fis);
  • i Fondi di Solidarietà Bilaterali.

La temperatura percepita e la cassa integrazione

Nel messaggio del 2130 del 3 luglio, l’Inps ha specificato che le circostanze che permettono di accedere alla cassa integrazione per il caldo eccessivo sono più flessibili di quanto la legge possa far pensare. L’Istituto permette infatti di richiedere l’ammortizzatore sociale anche se le temperature ambientali non superano i 35 °C.

Il messaggio parla di temperatura cosiddetta “percepita” ed elenca una serie di circostanze:

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

  • il lavoro a contatto con macchinari o materiali molto caldi;
  • l’utilizzo obbligatorio di tute e caschi.

Sta al datore di lavoro, nella richiesta di cassa integrazione per il caldo, specificare le condizioni in cui i suoi dipendenti devono lavorare, in modo che l’Inps possa verificare che si tratta di una mansione particolarmente sensibile agli aumenti di temperatura.

Gli infortuni sul lavoro causati dal caldo

Secondo un rapporto del gruppo Worklimate, in collaborazione con Inail e Cnr, tra il 2014 e il 2019 gli infortuni sul lavoro legati al caldo in Italia sono stati circa 25.600, una media di 4mila all’anno. I settori più esposti, secondo questo rapporto, sono l’edilizia e l’agricoltura, i cui lavoratori operano all’aperto senza particolari protezioni dal sole.

Le ore lavorate al caldo sono però anche meno produttive. Ogni grado di temperatura in più tra i 19,6 °C e i 31,8 °C fa calare la produttività di ogni lavoratore fino al 6,5%. Il governo sta elaborando nuove leggi per affrontare questo problema, ma nel frattempo i lavoratori possono contare soltanto sulle ordinanze locali.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento