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Conto corrente garantito per legge, approvata la proposta alla Camera


Il conto corrente diventa un diritto di cittadinanza? È quello a cui punta la proposta di legge Romano-Bagnai, che riconosce a tutti il diritto di avere un conto corrente. Passata oggi alla Camera, con 254 sì e nessun no, la palla passa ora al Senato, con la proposta che si avvicina sempre più a diventare legge.

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Cosa chiede la proposta di legge

Se diventerà legge, gli istituti non potranno in alcun caso esimersi dalla stipula di un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda. Non solo: la banca non potrà chiudere il conto neanche quando i saldi sono in attivo. Le uniche eccezioni sono il contrasto del riciclaggio e il finanziamento del terrorismo: solo in questi casi, infatti, la banca può tirarsi indietro sia in caso di attivazione del conto che in caso di chiusura.

La proposta di legge afferma:

La banca non può recedere dal contratto di conto corrente a tempo determinato o indeterminato quando i saldi siano in attivo, se non per i motivi di cui al primo comma.

Escluse le eccezioni scritte prima, l’istituto non può quindi chiudere il conto prima della scadenza (se a tempo determinato) o in assoluto, nel caso in cui il contratto non abbia un termine.

In un Paese come l’Italia che conta 48 milioni di conti correnti, in aumento secondo la Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) del 13% rispetto al 2019, il provvedimento si pone l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei cittadini che hanno visto chiudere, “unilateralmente e senza motivo“, il rapporto di conto corrente dalla propria banca, pur in presenza di saldi attivi. Questo ha costretto molti cittadini, per effetto delle segnalazioni interbancarie, a non poter più disporre delle proprie provviste.

Governo ed opposizioni esultano

Essendo stata votata da tutte le forze politiche, sia Governo che opposizioni festeggiano il passaggio alla Camera. Matteo Salvini afferma in un tweet che il passaggio del pdl “è una vittoria della Lega”.

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Anche il Pd, che ha votato a favore, parla di “un tassello” da aggiungere al diritto di cittadinanza. Secondo l’esponente del Partito democratico Toni Ricciardi si ricostruisce “il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini che non dovranno più dimostrare di essere ‘più puri tra i puri’ per avere un diritto”.

I dubbi di Abi e Bankitalia

Durante l’iter parlamentare, Banca d’Italia e Abi (Associazione Bancaria Italiana) avevano espresso riserve sull’imposizione per legge di un obbligo generalizzato che, osservavano, potrebbe limitare la libertà contrattuale degli istituti di credito.

L’Associazione bancaria aveva spiegato che prevedere l’obbligo in capo alla banca di aprire un conto corrente “evoca una funzione pubblicistica o para-pubblicistica dell’attività bancaria”, in contrasto con l’articolo 10 del Testo unico bancario che sancisce invece il carattere di impresa dell’attività bancaria. Bankitalia aveva invece richiamato l’attenzione

sui profili di compatibilità della proposta con alcuni principi dell’ordinamento europeo e costituzionale, sui suoi possibili effetti in termini di solidità e stabilità del sistema finanziario e sull’interazione con la vigente normativa antiriciclaggio.

Codacons: “Bene, ma attenzione alle spese di gestione”

Commenti positivi anche da parte del Codacons:

L’attuale situazione economica, tra pagamenti digitali, nuove tecnologie e home banking, limita fortemente chi oggi non possiede un conto aperto presso un istituto di credito, generando disparità di trattamento tra i cittadini. Altrettanto importante il divieto per le banche di recedere dai contratti di conto corrente quando il saldo sia in attivo.

Ma il Codacons invita alla massima attenzione circa i costi applicati dalle banche ai correntisti: oggi le spese di gestione di un conto corrente si attestano a una media di 100,7 euro a cliente, ma i nuovi obblighi in capo agli istituti di credito potrebbero portare a rincari e balzelli a danno dei cittadini.





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