Presso la competente struttura del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sono attualmente in corso valutazioni sulla possibilità di implementare un meccanismo analogo a quello dei certificati bianchi (Titoli di efficienza energetica), ma per il settore idrico, ossia i cosiddetti “certificati blu”.
Lo ha comunicato il sottosegretario al MASE Claudio Barbaro, rispondendo il 16 luglio scorso in Commissione ambiente della Camera a un’interrogazione della deputata Erica Mazzetti (FI).
L’interrogazione
“Da tempo si registrano sollecitazioni per la predisposizione di incentivi alle azioni di efficientamento idrico, basati su meccanismi di mercato invece che su obblighi di legge, da destinare agli attori di grandi dimensioni quali distributori e imprese a forte consumo idrico”, si legge nella premessa dell’interrogazione.
“Talune proposte strutturano tali incentivi su un modello senza oneri per lo Stato analogo a quello dei certificati bianchi. Questi ultimi sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi di energia attraverso interventi di incremento dell’efficienza energetica nel settore industriale, delle infrastrutture a rete.
Per quanto riguarda le multiutilities alle prese con la scarsità di risorse per l’ammodernamento della rete idrica, va rilevato che oggi in Italia si rinnovano tra 1.500 e 3.000 km di rete idrica all’anno, contro i 5.000 km di Paesi come Germania e Francia. È stato calcolato che per ogni euro investito nella rete si genera 1,70 euro di Pil, con crescita per imprese, posti di lavoro, innovazione e benefici sociali.
Un impegno strategico sul risparmio idrico generato dall’ammodernamento della rete, dall’efficientamento delle metodologie di captazione e dal miglioramento dei processi di alimentazione dei bacini di approvvigionamento può essere affrontato oltre che con fondi tariffari, pubblici o europei, anche collocando sul mercato i titoli ottenuti dalle azioni positive poste in essere.
Per le imprese grandi consumatrici di risorsa idrica, l’introduzione di titoli di efficientamento dei consumi, anche sotto forma di riutilizzo, potrebbe produrre in tempi accettabili un risparmio di 500 milioni di mc rispetto al totale dei consumi industriali annuali, pari a 3 miliardi di mc. Il regolamento 2020/741/UE incentiva il riuso delle acque reflue depurate, attualmente utilizzate per il 4 per cento a fronte di un potenziale del 20 per cento.
Sono già in corso esperienze locali come il progetto «Life svolta blu» che promuove interventi di efficientamento idrico nel territorio vicentino attraverso la validazione di un sistema volontario di scambio di «crediti blu» o il processo attenzionato dalla ATO – Milano che prevede la tokenizzazione in crediti acquistabili da aziende «water intensive» del riutilizzo delle acque del depuratore Bresso-Niguarda per irrigare il Parco Nord-Milano”, ricorda l’interrogazione, che chiede al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica “se non ritenga opportuno valutare in via sperimentale l’adozione di un meccanismo nazionale di certificazione di risparmio idrico sotto forma di titoli commerciabili, similare a quello dei certificati bianchi, dando corso all’impegno assunto con gli ordini del giorno G/1272/7/8 Paroli e 9/2164/29, Mazzetti”.
La risposta del MASE
“In merito al quesito posto, l’invito a definire le attività utili all’efficientamento idrico, da destinare agli attori di grandi dimensioni quali distributori e imprese a forte consumo idrico, è da considerare pienamente condivisibile”, ha risposto il sottosegretario Barbaro.
“Nel caso di specie, indicato nella proposta dell’Interrogante, si tratterebbe di creare strumenti fondati su meccanismi di mercato anziché su obblighi di legge, strutturando perciò tali incentivi su un modello senza oneri. Tale modello è da considerare ancor più rilevante, in considerazione della scarsità di risorse di cui spesso le società multiservizi dispongono.
A tal proposito, si rappresenta che presso la competente struttura del Ministero sono attualmente in corso valutazioni sulla possibilità di implementare un meccanismo analogo a quello dei certificati bianchi, ma per il settore idrico, ossia i cosiddetti certificati blu.
In merito, occorre opportunamente evidenziare la necessità di tener conto delle differenze del settore idrico rispetto a quello energetico, per cui un sistema del tutto analogo a quello dei certificati bianchi potrebbe non essere applicabile in modo pedissequo.
Il riferimento è, ad esempio, alla strutturazione del sistema tariffario e al costo unitario del bene – di gran lunga inferiore rispetto a quello dell’energia – che potrebbero avere ripercussioni sulla definizione del prezzo dei certificati e sul funzionamento del relativo mercato. Non si possono neppure trascurare le difficoltà tecniche di trasferimento della risorsa, soprattutto su grande scala, nonché l’incidenza che le differenze geografiche e climatiche produrrebbero sul valore del risparmio. Si rammentano inoltre le criticità legate alla persistenza di un sistema idrico particolarmente articolato, con una molteplicità di soggetti coinvolti, che rende complessa la gestione dei dati sulle acque. Si ritiene, infatti, che la creazione di un meccanismo di certificazione richieda un robusto sistema di monitoraggio e verifica, per assicurare che i risparmi idrici siano reali e misurabili.
È altresì rilevante la necessità di individuare i soggetti coinvolti. Vi sarebbe infatti da un lato il regolatore, che avrebbe il compito di definire l’obiettivo ambientale a livello sistemico, e dall’altro i soggetti obbligati, che sarebbero chiamati a realizzare l’efficientamento richiesto e a sostenerne i costi. Ad essi, si aggiungerebbero le eventuali Water Saving Services Companies (WSSCo), che assumerebbero un ruolo equiparabile a quello delle Energy Service Companies (ESCo) nel campo dell’efficienza energetica, e che avrebbero il compito di indirizzare verso i migliori interventi realizzabili dal punto di vista tecnico, commerciale e finanziario.
Si segnala ad ogni buon conto che il 19 dicembre 2024 è stata presentata alla Camera la proposta di legge n. 2178, relativa alle disposizioni per la gestione e l’utilizzazione sostenibili delle risorse idriche, di iniziativa di alcuni deputati. All’articolo 2 della suddetta proposta, si prevede l’incentivazione del risparmio idrico nei settori produttivi attraverso l’istituzione del sistema dei cosiddetti certificati blu. Inoltre, alcuni emendamenti sono stati proposti all’atto della conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2024, n. 208 o della conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95. A tal riguardo, si sottolinea l’importanza dello sviluppo di un quadro normativo di riferimento che sia quanto più possibile chiaro e dettagliato, al fine di regolare il funzionamento del meccanismo in questione e di garantire trasparenza ed equità.
Pertanto, nel concordare sull’opportunità e sui benefici del risparmio idrico e sull’eventualità dell’implementazione di una fase sperimentale su scala ridotta, si ritiene fondamentale un attento approfondimento dell’argomento, al fine di valutarne l’attuazione a livello nazionale e nei vari settori, soprattutto in quello agricolo e quello industriale”, ha concluso Barbaro.
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