“Le Istituzioni guardino oltre i colori politici delle Amministrazioni, facciano sinergia e coinvolgano tutti i soggetti del territorio per aprire un confronto serio e serrato che strutturi un tavolo permanente con la funzione di osservatorio sull’occupazione, la sua qualità e che intervenga sulle specifiche situazioni di crisi aziendali, per monitorarne l’evoluzione e adottare scelte partecipate e condivise, ma soprattutto che lavori sulla costruzione di un patto per lo sviluppo e la crescita volto a garantire un futuro che scongiuri il declino del territorio senese”. E’ quanto chiedono CGIL CISL UIL di Siena dopo aver avviato un percorso di partecipazione lungo e articolato che ha riscontrato interesse e aperto a spazi di convergenze. Di fronte all’emergenza socioeconomica da febbraio di questo anno CGIL CISL UIL di Siena hanno presentato, infatti, una piattaforma unitaria che ha l’ambizioso obiettivo di costruire un patto collettivo per lo sviluppo del territorio tra le Istituzioni, le Organizzazioni sindacali confederali e le Associazioni datoriali. Nel corso di questi mesi sono state incontrate Regione, Provincia e CCIAA; i Comuni del territorio che hanno raccolto l’invito in larghissima parte, vista la presenza di Sindaci e Sindache in rappresentanza di quasi l’80% dei cittadini della provincia; le Associazioni di Categoria, che hanno partecipato nella quasi totalità o si sono dette disponibili con contributi scritti ad affrontare insieme un percorso di confronto; la Fondazione MPS che si è detta disponibile, pur nella scarsità di risorse, a supportare anche fattivamente progettualità condivise volte al rafforzamento del territorio; l’Università degli Studi di Siena, quale soggetto fondamentale che può sostenere, anche attraverso una visione scientifica, le analisi dei bisogni e le prospettive di rilancio e crescita.“Abbiamo constatato un’enorme convergenza sulla preoccupazione rispetto alla crisi produttiva e occupazionale che vive il territorio e che rischia di venire profondamente aggravata nel futuro rispetto alla prospettiva dei dazi d’oltreoceano ed allo stesso tempo abbiamo riscontrato, pur partendo da punti di vista inevitabilmente diversi, la disponibilità da parte di tutti a costruire un percorso di confronto che provi ad individuare alcuni punti centrali sui quali costruire alleanze e sinergie volte a costruire una progettualità condivisa per la tenuta socio economica ed il rilancio produttivo del territorio” – sottolineano le organizzazioni sindacali. “CGIL CISL UIL restano convinte che la capacità di tenuta e accrescimento della qualità del tessuto produttivo e del lavoro passa innanzitutto dalla capacità di fare rete tra le Istituzioni tutte, le Organizzazioni sindacali e le Associazioni datoriali; – proseguono le sigle – una capacità di coordinamento che deve provare a costruire progettualità oltre i confini ed i perimetri definiti dalle mappe geografiche: per mettere a sistema le risorse stanziate e attrarne di nuove per uscire dall’isolamento territoriale sia verso le altre province sia di intere aree interne dentro la nostra provincia, attraverso politiche territoriali condivise sul turismo e sul potenziamento e la manutenzione delle infrastrutture strategiche, sia materiali che immateriali, a partire dalla viabilità su rotaia e dalla manutenzione della rete viaria; per garantire la tenuta di un sistema sociosanitario in grado di dare risposte adeguate ai crescenti bisogni dei cittadini, anche nelle aree interne; per calmierare i costi degli affitti, sia in chiave abitativa che commerciale”.“Ma soprattutto è necessario avviare sinergie che sollecitino politiche economiche di protezione del lavoro e delle imprese che rischiano di venire travolte dalle politiche dei dazi e politiche industriali di sostegno al rilancio e alla crescita, – concludono CGIL CISL UIL – attraverso la costruzione modelli di produzione capaci di affrontare una sfida competitiva fondata sulla responsabilità sociale e sull’innovazione, ovvero, partendo dall’analisi dei flussi di produzione, che realizzino politiche premianti per le aziende che si inseriscono in percorsi socialmente e contrattualmente qualificanti e penalizzino chi fa leva sulla concorrenza sleale, fondata sullo sfruttamento lavorativo e sul dumping contrattuale”.
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