Investitori nel 2025: la sostenibilità guida le scelte finanziarie
Dalla tassonomia europea ai temi sociali, durante la Euronext Sustainability Week 2025 promossa da Borsa Italiana – Euronext, si sono affrontati i criteri ESG ormai imprescindibili per attrarre capitali e garantire crescita a lungo termine
Nel 2025 la sostenibilità non è più un valore accessorio, ma una necessità strategica. Gli investitori istituzionali, dai fondi pensione a banche e asset manager, stanno ridefinendo le proprie priorità, ponendo i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) al centro delle scelte di portafoglio. Un segnale concreto arriva dalla lettera inviata agli emittenti quotati, durante l’Euronext Sustainability Week 2025, firmata da 53 investitori, in crescita rispetto allo scorso anno. Promossa dal Forum per la Finanza Sostenibile, l’iniziativa individua i temi che guideranno l’engagement con le aziende nei prossimi mesi.
Clima, tassonomia UE e trasparenza
Tra le richieste principali spicca l’integrazione dei rischi climatici nei piani industriali e l’adozione di strategie di transizione compatibili con gli obiettivi climatici globali, in linea con gli standard della Science Based Targets initiative (SBTi). Gli investitori chiedono inoltre trasparenza nella comunicazione dei dati ambientali, tramite strumenti come il CDP (Carbon Disclosure Project), e l’allineamento alla tassonomia europea delle attività ecosostenibili, che classifica le attività economiche secondo la loro sostenibilità.
Non si tratta solo di conformità normativa: le aziende che dimostrano impegno concreto verso l’ambiente vengono sempre più premiate dal mercato. Temi come l’economia circolare, la protezione della biodiversità e la lotta all’inquinamento da plastica diventano fattori competitivi chiave per attrarre capitali e fidelizzare investitori orientati al lungo termine.
Equità, diritti e governance: le altre priorità ESG
Non meno centrali risultano le tematiche sociali e di governance. Gli investitori richiedono condizioni di lavoro sicure, politiche di equità salariale, inclusione e pari opportunità. La cosiddetta transizione giusta – ovvero la capacità di gestire l’evoluzione industriale senza penalizzare i lavoratori – è diventata una delle principali istanze dell’engagement.
Particolare attenzione è posta anche sulla catena del valore, affinché le aziende promuovano comportamenti etici lungo tutta la filiera. Sul fronte della governance, sono attese politiche retributive più eque per i vertici aziendali e una maggiore trasparenza in merito a lobbying, fiscalità e utilizzo di tecnologie come l’AI, sempre più bisognose di regole etiche condivise.
L’engagement come leva di cambiamento
Secondo Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile, «il dialogo continuo tra operatori finanziari e imprese è cruciale per promuovere modelli di business più responsabili». L’engagement non si limita a richieste di conformità, ma diventa un confronto strategico per orientare le aziende verso percorsi coerenti con le sfide climatiche e sociali. Iniziative come quella del Forum o di Assofondipensione, che riunisce oltre 30 fondi pensione italiani, confermano come il coinvolgimento attivo stia diventando uno standard nei rapporti tra finanza e imprese.
Il numero crescente di firmatari della lettera inviata agli emittenti Euronext conferma una mobilitazione collettiva, che supera l’approccio individuale per costruire una voce unitaria in grado di incidere realmente. Questo rafforza anche la capacità degli investitori di influenzare le scelte aziendali, spostando risorse verso realtà capaci di generare impatto positivo e performance durature.
Sostenibilità: da opzione etica a imperativo strategico
L’attenzione verso la sostenibilità ha subito un’accelerazione anche a causa della pandemia e delle crisi geopolitiche, che hanno reso evidente la necessità di modelli più resilienti. Le aziende sono chiamate a integrare profitto e responsabilità sociale, adottando approcci sistemici che uniscano crescita, innovazione e tutela dell’ambiente.
La rendicontazione ESG – attraverso report ambientali, sociali e di governance sempre più dettagliati – è diventata lo strumento principale per intercettare la fiducia degli investitori. In un contesto normativo in evoluzione, in cui anche l’Unione Europea spinge per la standardizzazione delle metriche ESG, la capacità di fornire dati affidabili e misurabili diventa un criterio di selezione essenziale.
L’impatto sugli investimenti futuri
Nel panorama finanziario attuale, ignorare i rischi legati alla sostenibilità espone le aziende a danni reputazionali, sanzioni e perdita di competitività. Gli investitori, sempre più consapevoli, si stanno dotando di strumenti per monitorare in modo proattivo l’evoluzione ESG delle imprese in cui investono, premiando quelle capaci di adattarsi e innovare.
Secondo il Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), nel 2024 gli asset gestiti secondo criteri ESG hanno raggiunto i 30 trilioni di dollari a livello globale, e le previsioni per il 2025 confermano un trend in crescita, con Europa e Stati Uniti in testa. Aumenta così anche la pressione sulle imprese italiane, chiamate a competere con standard sempre più elevati per attrarre investimenti.
In conclusione, l’engagement ESG si sta affermando come leva strategica imprescindibile, capace di coniugare valore economico, impatto sociale e tutela ambientale. Gli investitori non cercano solo buoni rendimenti, ma vogliono essere parte attiva nella costruzione di un’economia più equa e sostenibile.
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