Desertificazione commerciale, ‘stillicidio’ dei negozi di vicinato sempre più in affanno soprattutto in centro storico, a Cesena come del resto nelle altre città italiane: è il tema affrontato da Confesercenti che ha presentato un sondaggio che consente di capire il sentiment delle imprese del commercio e del turismo in città. Presenti nella sede cesenate dell’associazione di categoria, il sindaco Enzo Lattuca e l’assessore regionale all’Economia e vicepresidente dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla, oltre al presidente di Confesercenti Cesena Cesare Soldati, il direttore Graziano Gozi e Monica Ciarapica, presidente di Confesercenti Ravenna Cesena. L’indagine è stata fatta con un questionario online sondando 200 aziende del territorio comunale di Cesena attive nel settore del commercio, del turismo e dei servizi.
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In primis, l’analisi che è stata illustrata da Sara Reali, responsabile del Centro studi Confesercenti Ravenna Cesena, ha fatto una panoramica sul Pil nazionale che dopo il ‘rimbalzo’ post covid del 2021 (+8,3%) è progressivamente sceso appiattendosi allo +0,7% del 2024 (preliminare) e al +0,6% del 2025 (previsione).
Semplici e diretti gli interrogativi posti per tastare il polso degli imprenditori che ‘stanno a galla’. Per il 42% degli interpellati l’andamento del 2024 è stato sufficiente, buono per il 32%, insufficiente per il 26%. In chiaroscuro l’umore degli imprenditori locali se si considera che alla domanda ‘Rispetto agli anni precedenti, come descriveresti la condizione della tua azienda?’, il 45% ha risposto peggiorata, solo il 21% ‘pensa positivo’, per il 34% lo stato di cose è rimasto invariato.
“Negozi in crisi? Siano aperti la sera”
Dall’analisi di Confesercenti Cesenate è emerso un dato molto chiaro: soprattutto per le piccole e medie imprese lo spauracchio è rappresentato dalla tassazione alta (74% degli interpellati). Il personale da reperire preoccupa il 32%, i rincari dell’energia il 26% degli imprenditori che hanno partecipato al sondaggio. Proprio sul tema manodopera, per il 26% delle imprese è molto difficile reperirla, abbastanza difficile per il 37%, non ha grossi problemi l’11% degli interpellati, c’è anche un 26% che non si esprime sulla materia.
Il 63% teme i giganti dell’e-commerce e della gdo
Interessante il quesito ‘Perché aprire un’attività è una sfida?’. Il 69% ha risposto per l’alta tassazione, il 63% per la concorrenza della grande distribuzione e dei giganti dell’e-commerce, il 55% vede un ostacolo nel costo degli affitti e il 42% teme la burocrazia.
Solo il 25% degli imprenditori interpellati prevede che ci sarà, rispetto al 2024, un miglioramento della situazione economica del territorio, una schiarita che non ci sarà per il 55% degli intervistati, non si esprime il 20%. Un miglioramento che per l’82% degli ‘ottimisti’ ci sarà nel 2026 e non entro la fine di questo anno.
Interessante il quesito ‘Come giudichi le azioni che il tuo Comune e gli altri enti locali hanno promosso nell’ultimo anno a sostegno del territorio?’ Sono negative per il 40% degli interpellati, positive per il 32%, non sa il 28% di coloro che hanno partecipato al sondaggio online. Dagli imprenditori due i suggerimenti agli amministratori pubblici come interventi prioritari: per il 71% è necessario stimolare la ripresa dei consumi e per il 68% ridurre le tasse. C’è anche un 40% che chiede meno burocrazia che è vista come un ostacolo soprattutto dalle piccole attività economiche. A testimonianza di come le imprese riescano comunque a ‘galleggiare’, si segnala il fatto che il 45% ha ritenuto sufficienti le previsioni sull’andamento dell’economica cittadina nel 2025, insufficienti il 42%, buone il 13%.
Cosa chiede Confesercenti
Sulla base del sondaggio Confesercenti Cesenate indica quali sono le priorità e lancia una serie di proposte per reagire alla crisi sempre più acuta dei negozi di vicinato. Tra le priorità indicate dall’associazione di categoria “la semplificazione degli iter burocratici delle pratiche per le aperture” considerato che “oltre il 68% segnala la burocrazia come un fattore critico”.
Proposta la “promozione di un patto fiscale locale e regionale, con impegni degli enti a evitare aumenti di imposte locali per almeno tre anni”. Per quanto riguarda il lavoro e la formazione, per l’associazione di categoria è necessario “ricollegare domanda e offerta” e viene proposta la “creazione di un ‘Laboratorio territoriale per le competenze’ con imprese, scuole e agenzie per il lavoro”.
Per Confesercenti sono “necessari interventi nazionali, in particolare sulla pressione fiscale, che andrebbe dimezzata, per aumentare le possibilità di tenuta del settore commercio e per rendere nuovamente attrattivo un mestiere che conosce un problema di ricambio generazionale”.
“Intervenire è urgente – la conclusione – poiché la città ha ancora un discreto, variegato e qualificato numero di attività, ma i segni della difficoltà sono sotto agli occhi di tutti. Per questo sono importanti interventi e investimenti anche in sede locale. Incentivi economici, non solo per chi avvia l’attività, ma anche per chi garantisce continuità nell’apertura”.
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