Nonostante le turbolenze globali e le incertezze politiche, è diventato strategico per le imprese: ecco di cosa si tratta.
In un’economia sempre più dinamica e globalizzata, il Private Equity si sta affermando come uno degli strumenti finanziari più rilevanti per lo sviluppo delle imprese.
Cos’è e a chi si rivolge il Private Equity
Con il termine Private Equity si indica una forma di investimento che consiste nell’acquisizione, totale o parziale, di quote di società non quotate in Borsa, con l’obiettivo di farle crescere e rivendere la partecipazione a un valore più alto.
In pratica, un fondo di Private Equity investe capitali propri (raccolti da investitori istituzionali o privati) in aziende che hanno bisogno di risorse per:
- Espandersi;
- Innovarsi;
- Ristrutturarsi o affrontare passaggi generazionali.
Dopo un periodo che può variare dai 3 ai 7 anni, l’investitore esce dal capitale (exit), generando un ritorno economico sull’investimento, spesso attraverso la vendita a un altro investitore o la quotazione in Borsa.
Il Private Equity si rivolge soprattutto a:
- PMI con potenziale di crescita, ma prive di accesso ai mercati finanziari tradizionali;
- Aziende in fase di transizione, ad esempio durante il passaggio da una gestione familiare a una manageriale;
- Startup e scale-up, nel caso si tratti di investimenti in fasi più iniziali (in questo caso si parla più propriamente di Venture Capital, un ramo del Private Equity).
Nel 2025 clima e fiducia tra gli investitori
Secondo la nuova Private Equity Confidence Survey firmata da Deloitte Private in collaborazione con AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), l’83% degli investitori prevede che il trend positivo continuerà anche nella seconda metà dell’anno. E non è tutto: ben il 90% degli operatori si dichiara più fiducioso rispetto al passato in merito all’andamento del settore.
Un risultato sorprendente se si considera lo scenario internazionale ancora segnato da inflazione, crisi geopolitiche e rialzo dei tassi. In questo contesto, il Private Equity italiano dimostra una resilienza che lo rende uno degli asset più attrattivi del 2025.
I settori più promettenti: industria, food e ICT
I dati degli investimenti evidenziano una chiara tendenza verso la diversificazione settoriale, con un focus su comparti ad alto tasso di crescita:
- Industrial Products: 21,1% delle preferenze;
- Food & Beverage: 16,3%;
- ICT e tecnologie digitali: 13,6%.
Questi ambiti sono ritenuti strategici per la loro capacità di evolversi rapidamente, attrarre capitali e rispondere con efficacia alle nuove esigenze di mercato.
ESG e Intelligenza Artificiale: i nuovi pilastri dell’investimento
L’innovazione non è solo tecnologica ma anche valoriale. Le strategie ESG (Environmental, Social and Governance) sono ormai un caposaldo delle operazioni di Private Equity, sempre più orientate verso aziende che coniugano profittabilità e sostenibilità.
A giocare un ruolo centrale è anche l’Intelligenza Artificiale, considerata da un numero crescente di operatori come una leva decisiva per migliorare l’efficienza operativa, automatizzare i processi e sviluppare nuovi modelli di business. Infine, cresce l’interesse verso le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea: PNRR e Next Generation EU rappresentano un’opportunità concreta per rafforzare le operazioni di investimento e supportare la trasformazione digitale e sostenibile delle imprese italiane.
Private Equity, un futuro sempre più strategico
Il 2025 si conferma un anno chiave per il Private Equity italiano. Il mix tra fiducia, diversificazione, innovazione e sostenibilità sta ridefinendo il volto degli investimenti alternativi. Le prospettive sembrano essere più che rosee: il settore è pronto a giocare un ruolo di primo piano nella crescita economica nazionale.
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