Negli ultimi anni il settore dello sport ha dovuto affrontare un radicale cambiamento normativo ed economico, determinando uno scenario inedito e complesso a cui molte realtà non erano adeguatamente preparate. Le conseguenze si sono presto fatte sentire generando, in taluni casi, atteggiamenti di inerzia. Tuttavia, la riforma dello sport non è più un’ipotesi, ma è realtà. È qui e ignorarla non è un’opzione. Eppure, tra chi si rifugia nel lamento e chi preferisce l’immobilismo, molte realtà rischiano di restare indietro. Ma c’è una terza via: trasformare il cambiamento in opportunità.
Troppo spesso il dibattito si arena su lamentele e rassegnazione. Si sente dire: “è troppo complicato”, “continuiamo come prima”. Ma oggi il “come prima” non è più sostenibile. Nuove responsabilità giuslavoristiche, adempimenti più stringenti e requisiti gestionali impongono una svolta. Uscire dalla “comfort zone” non è semplice, ma il cambiamento è spesso necessario e può diventare un’opportunità straordinaria.
Le opportunità di collaborazione: fusioni e modelli polisportivi
Il nuovo assetto normativo ha avuto un impatto rilevante soprattutto sulle piccole realtà sportive, ove l’inerzia organizzativa e la resistenza al cambiamento costituiscono criticità importanti. Ma proprio loro possono trovare nella collaborazione e nell’apertura una chiave di sopravvivenza e di rilancio. Le strade sono diverse: fusioni strategiche tra associazioni sportive dilettantistiche affini per finalità e valori; modelli polisportivi per la condivisione di spazi, risorse e competenze; creazioni di reti di società sportive dilettantistiche ispirate al modello delle reti di imprese. Alcune di queste soluzioni come le fusioni tra associazioni, siano esse per incorporazione o per unione, sono ormai consolidate nel panorama sportivo dilettantistico. Esse si sono poste inizialmente come una risposta alla crescente depressione demografica che minacciava la sostenibilità delle piccole realtà locali; oggi, però, assumono un ruolo ancora più strategico, rappresentando un’opportunità concreta per superare le fragilità strutturali e garantire continuità operativa. Questo processo, se ben pianificato, consente di valorizzare le esperienze pregresse, mantenere viva l’identità territoriale e ottimizzare le risorse economiche e umane.
Anche le polisportive rappresentano un modello virtuoso di collaborazione. Queste strutture si configurano come asset organizzativi a elevata funzionalità integrata con ricadute positive in termini di sostenibilità economica e impatto locale.
Ripensare l’organizzazione e la finanza partecipativa
Dunque, in un contesto normativo sempre più articolato, la necessità di ripensare la propria struttura organizzativa si configura come leva strategica per attivare strumenti già messi a disposizione dal legislatore e talvolta sottoutilizzati. Tali strumenti tornano oggi di particolare utilità per affrontare le nuove sfide regolatorie in ottica di maggiore efficienza e compliance. Contestualmente, la riforma dello sport apre ulteriori spazi di opportunità, tra cui la possibilità di acquisire la personalità giuridica attraverso un iter semplificato in deroga alla procedura ordinaria prevista dal dpr 361/2000, contribuendo così a rafforzare l’identità giuridica e la solidità patrimoniale delle organizzazioni sportive.
In parallelo, strumenti di finanza partecipativa, come il crowdfunding, rappresentano leve efficaci per sostenere progettualità ad alto valore sociale. Presupposto imprescindibile? Un’assistenza consulenziale qualificata per garantire legittimità e sostenibilità finanziaria, accompagnata dalla necessaria apertura mentale: perché, spesso, il vero limite non è giuridico, ma culturale.
Issare le vele: un nuovo paradigma per lo sport
Il vento del cambiamento soffia forte sul mondo sportivo: non è più tempo di opporsi, ma di issare le vele. I nuovi obblighi normativi hanno segnato un vero e proprio cambio di paradigma in un settore storicamente fondato su logiche di volontariato e informalità. Sebbene la resistenza da parte delle piccole realtà sportive sia comprensibile, continuare su questa strada rischia di condurre a un vicolo cieco. Le associazioni sono chiamate a ripensare e rigenerare i propri modelli organizzativi per evolvere verso assetti più strutturati e resilienti, trasformando la necessità di cambiamento in una leva strategica per valorizzare le opportunità offerte dall’attuale quadro normativo. (riproduzione riservata)
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link