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Sanità digitale in Italia, dal potenziale all’impatto » inno3


La sanità digitale italiana vive una fase di importante espansione, trainata principalmente dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che ha destinato oltre 15 miliardi di euro alla Missione 6 – Salute. Questo massiccio investimento ha generato un’accelerazione senza precedenti nella trasformazione digitale del sistema sanitario, ma al contempo ha fatto emergere criticità strutturali che rischiano di limitare l’efficacia degli sforzi compiuti.

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Un mercato in costante crescita

Secondo un’analisi condotta da NetConsulting cube nel 2025, il mercato della sanità digitale italiana ha raggiunto nel 2024 un valore di 4,6 miliardi di euro, registrando una crescita rispetto ai quasi 4,2 miliardi dell’anno precedente. Le proiezioni per il 2027 sono ancora più ambiziose, con stime che indicano un valore di più di 6 miliardi di euro. Questi numeri testimoniano una dinamica di mercato solida e in continua espansione.

Mercato Sanità Digitale; ICT, BPO e Dispositivi Medici 2021 – 2027E – Fonte NetConsulting Cube 2024

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Mercato sanità digitale Ict, Bpo e dispositivi medici 2021 – 2027E – (fonte: NetConsulting Cube 2024)

La distribuzione degli investimenti rivela le priorità attuali del settore: il trend di crescita sostenuta del mercato IT in ambito sanitario in Italia tra il 2021 e il 2027, con un aumento complessivo stimato da 1.458,6 milioni di euro nel 2021 a 2.674,9 milioni nel 2027 (+83,4%). La componente maggiormente trainante è rappresentata dagli applicativi socio-assistenziali e territoriali, che passano da 54,8 milioni nel 2021 a 375 milioni nel 2027, con una crescita media annua particolarmente marcata, segno della spinta verso modelli di sanità territoriale e integrazione socio-sanitaria. In forte espansione anche il Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), che quintuplica il proprio valore dal 2021 al 2027 (da 69,3 a 375 milioni di euro), confermandosi uno degli assi portanti della trasformazione digitale della sanità pubblica. Significativo anche lo sviluppo della telemedicina, che da una base di 46,8 milioni nel 2021 raggiunge i 70,7 milioni nel 2027, a testimonianza di un consolidamento progressivo dei servizi di assistenza remota. Le soluzioni cliniche/ospedaliere e i sistemi amministrativi e direzionali, pur mostrando una crescita più contenuta, mantengono un ruolo centrale, riflettendo la continua esigenza di aggiornamento infrastrutturale e gestionale. Complessivamente, la digitalizzazione della sanità mostra un’evoluzione strutturale che premia l’interoperabilità, la gestione integrata dei dati e l’approccio “patient-centered”, in linea con le direttrici del Pnrr e con la visione di una sanità più connessa, efficiente e accessibile.

Tuttavia, questa espansione quantitativa non si traduce automaticamente in efficacia sistemica. Il rischio concreto è che l’incremento delle soluzioni tecnologiche non sia accompagnato da una reale integrazione nei processi clinici e organizzativi, generando una dispersione del valore investito piuttosto che un miglioramento tangibile dei servizi sanitari.

Fascicolo Sanitario Elettronico, potenziale inespresso

Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 rappresenta teoricamente il cuore pulsante dell’interoperabilità sanitaria italiana, progettato per garantire un accesso unificato e aggiornato alla storia clinica del paziente da parte di tutti gli attori del sistema. Nella pratica, però, la situazione è ben diversa da quella immaginata sulla carta.

La Cartella Clinica Elettronica, pur essendo diffusa nel 75% delle regioni, soffre dello stesso problema di frammentazione. Spesso rimane confinata all’ambito ospedaliero senza integrarsi con la medicina territoriale o con il Fse stesso. In sostanza, le piattaforme esistono ma non riescono a “dialogare” tra loro, creando isole digitali che vanificano l’obiettivo di continuità assistenziale.

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Telemedicina, crescita verticale senza integrazione

La telemedicina ha beneficiato di un’attenzione considerevole e di investimenti significativi, con 1 miliardo di euro stanziati dal Pnrr. Nonostante ciò, il suo sviluppo procede ancora in forma verticale e non integrata, con molte esperienze che restano nel limbo della sperimentazione senza consolidarsi nella pratica clinica ordinaria.

Solo una minoranza delle regioni ha sviluppato modelli standardizzati per la televisita o il telemonitoraggio domiciliare, mentre la trasmissione automatica dei dati verso Fse o Cce rappresenta ancora l’eccezione piuttosto che la regola. Le Centrali Operative Territoriali, previste dal decreto ministeriale 77 e concepite come hub di coordinamento dell’assistenza territoriale, sono operative in modo strutturato solo in alcune aree e spesso mancano di reale interoperabilità con i sistemi clinici esistenti. Questa situazione genera un paradosso: mentre cresce il numero di servizi di telemedicina disponibili, molti percorsi di presa in carico digitale rimangono scollegati dal sistema informativo centrale, rendendo difficile monitorare i risultati e ottimizzare i processi assistenziali.

Integrazione sociosanitaria, il digitale grande assente 

Uno degli obiettivi più ambiziosi della riforma sanitaria è l’integrazione tra assistenza sanitaria, sociale e domiciliare. Tuttavia, l’infrastruttura digitale che dovrebbe abilitare questa integrazione è ancora largamente mancante, rappresentando forse la lacuna più significativa dell’intero sistema.

La Cartella Sociale è in maniera ancora troppo residuale sul territorio nazionale. Il Piano Assistenziale Individualizzato digitale è operativo in sei regioni, mentre nessuna regione ha attualmente una piattaforma pienamente interoperabile che raccolga informazioni sociosanitarie, cliniche e territoriali in modo unificato. Questa frammentazione è particolarmente problematica in un contesto demografico caratterizzato da un progressivo invecchiamento della popolazione e da una crescente richiesta di servizi integrati.

Digital enabler: tecnologie promettenti ma sotto controllo

Le tecnologie abilitanti rappresentano il motore del cambiamento, ma richiedono una gestione strategica e sostenibile. Il cloud computing si è diffuso rapidamente ma con molteplici modelli – lift & shift, private, hybrid – spesso implementati senza una strategia coerente di gestione dei costi e dell’interoperabilità. Questo approccio frammentato rischia di creare inefficienze e duplicazioni che potrebbero compromettere i benefici economici attesi. Lintelligenza artificiale viene sperimentata in ambiti promettenti come la refertazione automatica, il supporto alla diagnosi e la stratificazione del rischio, ma manca ancora una governance chiara in termini di trasparenza, validazione e responsabilità clinica. La cybersecurityè sotto crescente pressione a causa dell’aumento degli attacchi informatici al settore sanitario e dell’entrata in vigore della Direttiva Nis2, che impone nuovi standard di sicurezza e gestione del rischio.

Cybersecurity, Cloud, IOT e Analitycs, 2921 - 2027E - Fonte NetConsulting cube 2025
Cybersecurity, cloud, Iot e analitycs, 2021 – 2027E (fonte: NetConsulting cube, 2025)

Governance e sostenibilità, le sfide post-Pnrr

Una delle criticità più evidenti è l‘assenza di modelli di governance multilivello capaci di coordinare efficacemente ministero, regioni e aziende sanitarie. La gestione dei fondi Pnrr ha messo in luce ritardi significativi dovuti alla mancanza di standard nazionali vincolanti, all’assenza di indicatori di performance condivisi per valutare l’impatto degli investimenti e alla carenza di strumenti di monitoraggio in tempo reale.

Le competenze digitali nei territori rappresentano un altro collo di bottiglia: solo il 38% delle direzioni sanitarie considera il proprio personale adeguatamente formato, mentre il turnover tecnico-amministrativo rimane elevato. Questa carenza di competenze rischia di compromettere l’efficacia degli investimenti tecnologici, indipendentemente dalla loro qualità intrinseca.

Il vero banco di prova arriverà dopo il 2026, con la fine del Pnrr. Il rischio concreto è che le infrastrutture realizzate non vengano sostenute economicamente e organizzativamente, vanificando gli sforzi finora compiuti. Senza un modello di finanziamento strutturale e una governance consolidata, l’Italia potrebbe trovarsi con un parco tecnologico avanzato ma sottoutilizzato.

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Verso una sanità digitale integrata, le priorità del 2025

Il 2025 si presenta come un anno cruciale per la sanità digitale italiana, momento in cui sarà necessario trasformare il potenziale tecnologico in impatto concreto sulla qualità e sull’efficienza dei servizi sanitari. Le priorità sono chiare ma richiedono un cambio di paradigma: dalla logica dei progetti verticali a quella di una visione sistemica e integrata.

La realizzazione di un’interoperabilità reale tra Fse, Cce, telemedicina e servizi sociali rappresenta la sfida tecnica più importante. Parallelamente, sarà necessario rafforzare la governance nazionale con strumenti di indirizzo, monitoraggio e accountability che garantiscano coerenza e qualità degli investimenti. L’investimento su competenze, sicurezza e change management non può più essere rimandato, così come la definizione di un modello strutturale post-PNRR basato su efficienza, esiti di salute e centralità del cittadino. La sanità digitale italiana ha tutte le carte in regola per diventare la colonna portante di un sistema più equo e sostenibile. Ma serve una scelta strategica netta: abbandonare la logica dei tanti progetti per abbracciare una visione unitaria e condivisa che metta al centro il valore per il paziente e l’efficacia clinica.

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