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Transizione 4.0: troppe incertezze. Serve un Piano a misura di Pmi


Meno risorse disponibili, incertezza normativa, riduzione del perimetro dei benefici fiscali, cancellazione delle agevolazioni per i beni immateriali e complicazioni legate alla nuova comunicazione telematica introdotta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit): sono queste le “strozzature” che mettono in seria difficoltà le piccole e medie imprese che, nel Piano Transizione 4.0, «hanno sempre trovato un volàno per aumentare la propria competitività», fa sapere Confartigianato. Che sottolinea: «Oltre al rischio di impresa non, si può chiedere alle Pmi di sostenere anche un rischio legato alla incertezza operativa».

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LE CRITICITA’ DEL PIANO TRANSIZIONE 4.0

La Legge di Bilancio 2025, infatti, ha introdotto modifiche sostanziali che stanno disorientano gli imprenditori. Soprattutto quelli di piccole dimensioni.

  • Limite di spesa – E’ stato portato a 2,2 miliardi di euro per il credito di imposta sui beni strumentali 4.0. Un limite che potrebbe non essere sufficiente a coprire tutte le richieste delle imprese per il 2025, considerando anche la scadenza del 31 dicembre per gli investimenti (si potrebbero scoraggiare quelli già pianificati).
  • Eliminazione degli incentivi per i beni immateriali – E’ stato eliminato il credito d’imposta del 10% per gli investimenti in beni immateriali (software, sistemi e piattaforme). Molti progetti di trasformazione digitale, invece, includono proprio l’acquisizione di software e soluzioni digitali.
  • Incertezza normativa e comunicazioni – Solo a giugno è arrivato il Decreto direttoriale del Mimit, che ha disciplinato il meccanismo di prenotazione e le modalità di invio delle comunicazioni per l’accesso al credito di imposta. I problemi e i malfunzionamenti tecnici del portale GSE hanno messo in crisi diverse realtà produttive: l’obbligo di comunicazione telematica delle spese di volta in volta sostenute, sta creando notevoli incertezze operative a molte imprese che restano in attesa di conferma della prenotazione, o del rigetto della richiesta di agevolazione per esaurimento delle risorse disponibili.

LE RICHIESTE DI CONFARTIGIANATO

La Confederazione ha chiesto, con una lettera inviata al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che il Piano Transizione 4.0 sia modificato e integrato con «misure alla portata delle piccole e medie imprese. Le Pmi, infatti, contano su programmi stabili di finanza agevolata necessari per intraprendere processi di innovazione in un orizzonte temporale a medio e lungo termine». Per garantire alle imprese maggiori certezze nelle decisioni di investimento, Confartigianato sollecita:

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  • Un più ampio plafond di spesa per il credito d’imposta 4.0 relativo agli investimenti da effettuare entro 31 dicembre 2025.
  • Il ripristino dell’agevolazione anche per i beni immateriali, rimediando così all’incongruenza creatasi con la Legge di bilancio 2025, in un contesto che richiede la digitalizzazione di tutti i processi produttivi e degli adempimenti cui sono tenute le imprese.
  • L’automaticità nel riconoscimento del credito di imposta maturato al pari di tutte le restanti forme di incentivazione che rientrano nel meccanismo fiscale del credito d’imposta, da non doversi intendere come aiuto di stato.

L’allontanamento delle imprese dalle agevolazioni che si evidenzia nell’ultimo anno non dipende solo dalla congiuntura economica, ma soprattutto dall’impegno richiesto, dai costi connessi e al pericolo di revoche per problematiche esclusivamente di natura burocratica. Sono rischi che le imprese non intendono e non possono più assumersi.



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