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Da Assonime dieci azioni per la trasformazione digitale delle imprese


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La digitalizzazione delle imprese in dieci mosse. Dalle strategie alla definizione di una cabina di regia, passando per la riorganizzazione e la dematerializzazione, le aziende avranno ora a disposizione una serie di linee guida per velocizzare i processi e realizzare la transizione digitale. Questo grazie al decalogo pubblicato da Assonime, l’Associazione fra le società italiane per azioni, che vuole consentire alle organizzazioni di «sfruttare le opportunità offerte dal nuovo quadro regolatorio europeo e dalle tecnologie data-driven, identificando e riconoscendo prima, e massimizzando poi, il valore derivante dall’uso e dalla condivisione dei dati, attraverso rinnovati modelli e strategie di business», come si legge nel decalogo.

Per prima cosa, il documento suggerisce di «mettere al centro di ogni strategia d’impresa le opportunità della trasformazione tecnologica basata sui dati, nella consapevolezza che non esiste strategia d’impresa senza una strategia sul digitale». Una responsabilità che ricade prima di tutto sugli organi di governo societario, ma che dovrà permeare tutto il contesto produttivo. Il secondo punto propone di definire una cabina di regia per costruire un’unica piattaforma di condivisione dei dati aziendali, che possa agevolare anche il lavoro del management.

La terza linea guida raccomanda di svolgere un assessment sulle possibilità offerte dalla data economy, anche in termini di regole facilitanti, «per conseguire gli obiettivi strategici d’impresa, coinvolgendo trasversalmente aree e funzioni diverse, da formare e aggiornare su base continuativa».

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A questa si aggiunge la necessità di «promuovere la dematerializzazione e la digitalizzazione delle fasi di progettazione, di produzione e organizzazione». Assonime indica come esempio l’utilizzo dei digital twins per le fasi di progettazione dei processi produttivi, o anche l’esigenza di codificazione del know-how per una più funzionale trasferibilità della conoscenza.

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Le organizzazioni dovranno, poi, riorganizzare e razionalizzare i processi di gestione dei dati, superando l’approccio a silos, verticale e per singola direzione/dipartimento, in favore di una piattaforma aperta. Ma anche promuovere un approccio consapevole nell’adozione delle nuove tecnologie digitali, «ovvero capace di cogliere le molteplici opportunità, senza sottovalutare i rischi connessi all’adozione di soluzioni aperte e disponibili sul mercato».

Il settimo punto riguarda le funzioni legali e di compliance, che dovranno essere «attrezzate adeguatamente così da coinvolgerle attivamente e sin dall’inizio nei processi di data quality e data sharing, e rafforzare le procedure interne di controllo e di mitigazione dei rischi e di coordinamento». Le imprese dovranno anche valutare l’opportunità di «richiedere, acquisire e sfruttare i dati pubblici o di terzi all’interno o all’esterno dell’azienda, soppesando di volta in volta i vantaggi delle politiche di condivisione rispetto a quelle di brokeraggio».

I punti 9 e 10, infine, riguardano elementi più «concettuali». Si propone, infatti, di «aprirsi alle nuove tecnologie e all’Ia» e di «favorire una cultura imprenditoriale collaborativa», sfruttando le nuove tecnologie digitali.

Ovviamente, il documento non riporta nessun elemento vincolante e non indica neanche una eventuale «data di scadenza». Ma l’invito di Assonime è chiaro: le implementazioni dovranno essere «as open as possible, as closed as necessary».



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