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Data Act, nuove regole per valorizzare strategicamente i dati


Il Data Act segna un passaggio fondamentale nel percorso europeo verso la valorizzazione strategica dei dati. A partire dal 12 settembre 2025, infatti, le imprese saranno obbligate a garantire accesso e portabilità ai dati generati dai prodotti connessi. Una scadenza che pone una doppia sfida: conformarsi agli obblighi normativi, ma soprattutto trasformare queste nuove regole in un’opportunità di innovazione e competitività. È proprio su questo doppio binario che Cefriel e Osborne Clarke hanno sviluppato il nuovo instant paper, intitolato “Data Act: opportunità e obblighi per le aziende”.

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Cos’è il Data Act e cosa cambierà per le imprese

Il Data Act è il regolamento europeo che introduce regole precise per l’accesso ai dati generati dai prodotti smart, destinati a diventare disponibili in modo equo, trasparente e gratuito per utenti finali e terze parti. Non sarà più possibile per le aziende conservare l’uso esclusivo di queste informazioni. Al contrario, le imprese saranno obbligate a ridefinire architetture tecniche e contrattuali per garantire accessibilità diretta e interoperabilità delle informazioni.

Questa rivoluzione normativa apre un mercato potenzialmente vastissimo, ma anche complesso da gestire, richiedendo cambiamenti strutturali ai modelli di business e ai sistemi tecnologici delle imprese. Come spiegano chiaramente Nadia Scandelli e Stefano Iaconelli (Cefriel), Gianluigi Marino e Antonio Racano (Osborne Clarke), autori del paper, non si tratta solo di compliance, ma di una vera e propria occasione per ripensare la strategia aziendale.

Le scadenze chiave: settembre 2025 e settembre 2026

Il documento di Cefriel e Osborne Clarke individua chiaramente due date fondamentali che tutte le aziende devono tenere in considerazione. La prima è imminente: il 12 settembre 2025 sarà necessario garantire l’accesso ai dati generati dai prodotti connessi. La seconda scadenza, fissata al 12 settembre 2026, impone un ulteriore passo avanti: i prodotti dovranno essere progettati per consentire agli utenti l’accesso diretto ai dati senza intermediazione del titolare.

Queste scadenze richiederanno revisioni profonde a livello tecnico, normativo e contrattuale. Non basta, infatti, adeguare i contratti o la privacy: servirà ridefinire intere piattaforme tecnologiche per permettere la portabilità e l’accessibilità strutturata ai dati in modo conforme al Data Act.

Le imprese coinvolte e le responsabilità nella filiera

Il Data Act non riguarda solo i titolari dei dati, ma coinvolge l’intera filiera legata ai prodotti smart, dai fornitori di hardware e software fino agli operatori di piattaforme digitali. Il titolare dei dati dovrà garantire l’accesso agli utenti, ma avrà anche la responsabilità di vincolare contrattualmente tutta la propria supply chain per assicurare una piena conformità alla nuova normativa.

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Gli utenti finali acquisiranno il diritto di richiedere l’accesso immediato e trasparente a tutte le informazioni prodotte dall’utilizzo del prodotto. Questa responsabilità estesa cambia radicalmente il rapporto tra aziende, utenti e fornitori, e richiede la definizione di nuove regole contrattuali e operative in tutta la catena del valore.

Dal vincolo normativo alla leva strategica: opportunità per le imprese

Come sottolineato dall’AD di Cefriel, Alessandro De Biasio, il Data Act non deve essere visto soltanto come un obbligo normativo, ma come una reale opportunità strategica. In particolare, i dati generati dall’uso dei prodotti connessi consentiranno alle imprese di creare nuovi servizi digitali a valore aggiunto, come manutenzione predittiva, assistenza personalizzata, e soluzioni avanzate di servitizzazione.

Per molte aziende manifatturiere, questo significa spostare il focus dal prodotto fisico all’esperienza d’uso, offrendo servizi in grado di fidelizzare i clienti e aprire nuove linee di ricavo. Non solo: la disponibilità trasparente e strutturata dei dati rende possibile lo sviluppo di nuovi algoritmi, modelli predittivi, strumenti digitali e di benchmarking, contribuendo a un miglioramento continuo dei prodotti e a una maggiore efficienza operativa.

Come prepararsi: mappatura dei dati e strategia integrata

Il paper realizzato da Cefriel e Osborne Clarke offre una guida operativa dettagliata per affrontare con successo il Data Act, indicando le azioni fondamentali da intraprendere. La prima attività suggerita riguarda la mappatura puntuale dei dati generati dai prodotti smart, con una precisa classificazione delle informazioni coinvolte e la definizione di modalità tecniche di accesso.

Successivamente, le imprese dovranno valutare eventuali gap normativi e tecnologici esistenti, e attivare piani di intervento che includano sia l’adeguamento tecnico che la revisione dei contratti e della governance dei dati.

Come ricordano Marino e Racano, un approccio strategico alla gestione dei dati diventa fondamentale per trasformare un obbligo normativo in una leva di crescita e differenziazione sul mercato. Il Data Act offre quindi alle aziende l’opportunità unica di ripensare il loro posizionamento competitivo attraverso una governance dei dati più evoluta, orientata alla sicurezza, alla trasparenza e all’innovazione.

Verso una nuova cultura aziendale data-driven

Il Data Act rappresenta l’occasione per avviare una riflessione culturale più ampia sul valore dei dati. Non si tratta solo di adempiere a obblighi di legge, ma di integrare nel Dna aziendale una cultura data-driven che metta al centro la valorizzazione strategica delle informazioni.

In conclusione, come evidenziato nel paper e nelle parole di De Biasio, il Data Act non è semplicemente una norma: è il catalizzatore di una nuova fase di evoluzione industriale, dove dati, tecnologia e strategia aziendale convergono per creare valore.

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Qui il link per richiedere il paper di Cefriel e Osborne Clarke.



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