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Formazione continua: è welfare aziendale



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Il valore del capitale umano si misura anche in base alle sue competenze. In un mondo del lavoro in continua evoluzione e attraversato da continue trasformazioni tecnologiche, diventa ancor più indispensabile il ruolo della formazione e, in particolare, della formazione continua.

La formazione continua o lifelong learning, si sa, è un processo di apprendimento permanente che accompagna l’individuo nel corso della sua intera vita e mira all’acquisizione o al perfezionamento di conoscenze, abilità e competenze.

La formazione continua è il vero volàno della crescita, professionale e personale.

Gli strumenti messi a disposizione di imprese e lavoratori sono tanti, ma non tutto ancora oggi sembra funzionare come dovrebbe.

Risultati di una recente indagine di Assolavoro

Una recente indagine di Assolavoro, i cui risultati sono stati pubblicati il 10 luglio 2025 sul sito istituzionale dell’Associazione, ci offre qualche interessante spunto di riflessione.

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Sappiamo che oggi è sostanzialmente possibile distinguere tra apprendimento formale (con riferimento all’offerta pubblica di istruzione e formazione) e apprendimento non formale (che non consente l’acquisizione di qualifiche o diplomi ufficiali). Vi è poi un apprendimento informale, “acquisito nelle situazioni di vita quotidiana, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero”.

La percentuale di partecipazione ai percorsi di istruzione o formazione (formale o non formale) degli adulti tra i 25 e i 64 anni, rileva Assolavoro, è solo del 35,7%, più bassa di 11 punti rispetto alla media europea. Va meglio per i giovani tra i 18 e i 24 anni (70% verso il 79,8% media UE). I disoccupati sono invece i più penalizzati: solo l’11,9% accede a percorsi di formazione professionale.

Inoltre, tra il 2022 e il 2023, su un campione di più di 15 milioni di lavoratori dipendenti, risulta che 11,8 milioni non hanno partecipato a corsi di formazione. Il 78% di chi non partecipa alla formazione dichiara di non averne bisogno mentre il 20,3% dichiara di non averlo potuto fare per motivi organizzativi, economici o familiari.

Andando poi alle risorse, l’indagine Assolavoro evidenzia come la formazione resta ampiamente autofinanziata dalle imprese. Il 76,8% delle aziende (81,4% delle microimprese) utilizza infatti risorse proprie per formare i dipendenti.

I Fondi interprofessionali sono utilizzati solo nel 15,4% dei casi; i fondi europei strutturali (6,1%) e le agevolazioni fiscali (5%) sono poco sfruttati.

Fondi per la formazione continua

Tra i principali strumenti di finanziamento della formazione aziendale, va ricordato, ci sono i Fondi interprofessionali e bilaterali per la formazione continua.

A prevederne l’istituzione, per ciascuno dei settori economici dell’industria, dell’agricoltura, del terziario e dell’artigianato, è stata la legge n. 388/2000  (art. 118 e seguenti), con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo della formazione professionale continua e dei percorsi formativi o di riqualificazione professionale per soggetti disoccupati o inoccupati, in un’ottica di competitività delle imprese e di garanzia di occupabilità dei lavoratori,.

Le imprese che vi aderiscono possono ottenere finanziamenti per gli interventi di formazione continua dei lavoratori

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A finanziare i Fondi paritetici interprofessionali è il contributo (dedotti i costi amministrativi) integrativo per l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria dello 0,30% (art. 25 della Legge n. 845/1978) versato dai datori di lavoro all’Inps e restituito al Fondo a cui l’azienda ha aderito.

Uno strumento di finanziamento della formazione altrettanto strategico è il Fondo nuove competenze. Giunto, nel 2025, alla sua terza edizione, il FNC sostiene le imprese nei processi di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi, in risposta alle transizioni ecologiche e digitali.

Per il FNC 3 sono state stanziate risorse per più di un miliardo di euro.

Non dobbiamo poi dimenticare le altre opportunità di finanziamento che arrivano dalle regioni, con finanziamenti a fondo perduto erogati spesso con fondi europei nonché dalle agevolazioni fiscali (credito d’imposta per la formazione).

Il punto di vista

Le sfide poste dalle trasformazioni tecnologiche e dai mutamenti del mercato obbligano ad un aggiornamento costante delle competenze.

Per le imprese, piccole e grandi, investire nella formazione e nella riqualificazione professionale del personale è un fattore strategico per incrementare la competitività e migliorare le performance dei dipendenti, valorizzando il capitale umano.

La formazione va considerata come una misura di welfare aziendale, a cui dovrebbero poter accedere indifferentemente tutte le imprese e tutti i lavoratori.

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L’azienda deve partire da una mappatura dei fabbisogni formativi per programmare una formazione profilata in base alle abilità e le skills del lavoratore. L’approfondita conoscenza degli strumenti di finanziamento e una buona strategia di gestione delle risorse fanno il resto.

I lavoratori dovrebbero partecipare più attivamente alla formazione, nella consapevolezza che formarsi è essenziale per acquisire nuove competenze e per il successo professionale. Una buona formazione è la chiave per la crescita personale e professionale.



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