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I vini salernitani, tra digitalizzazione e aggregazione – Costozero, magazine di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero


Stando ai dati raccolti dal Punto Impresa Digitale della CCIAA di Salerno, molte aziende sono consapevoli delle opportunità della digitalizzazione, ma persistono resistenze culturali, carenza di infrastrutture, scarsa formazione tecnica e accesso limitato alle risorse. Positiva, tuttavia, la crescente apertura verso modelli sostenibili, innovativi e cooperativi specie tra le nuove generazioni di imprenditori

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Il settore vitivinicolo italiano ha registrato nel 2024 un nuovo record nell’export, superando gli 8 miliardi di euro di fatturato con quasi 22 milioni di ettolitri spediti oltre confine. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di destinazione, rappresentando il 24% del fatturato complessivo all’estero, grazie a un incremento del 10,2% in valore e del 7% in volume. In questo contesto di crescita, la Campania ha contribuito significativamente con una produzione di 614.000 ettolitri nel 2024, segnando un aumento del 30% rispetto all’anno precedente.

Tuttavia, il settore vitivinicolo italiano affronta sfide significative, tra cui la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici, alle fluttuazioni del mercato e alle evoluzioni delle preferenze dei consumatori.

La trasformazione digitale emerge come una leva cruciale per affrontarle, offrendo strumenti per ottimizzare la produzione, migliorare la qualità e rafforzare la competitività sui mercati internazionali.

Come stanno affrontando questa transizione le aziende vitivinicole della provincia di Salerno?

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Se lo è chiesto il Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio di Salerno, che supporta le micro, piccole e medie imprese (MPMI) nel processo di trasformazione digitale che, con una ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e il Consorzio Vita Salernum Vites, ha analizzato il grado di digitalizzazione delle aziende vitivinicole della provincia di Salerno.

L’indagine ha evidenziato un tessuto economico fatto di piccole realtà (58,2% ditte individuali, 42,3% ha tra 5 e 10 ettari di vigneto) e rilevando un basso livello di digitalizzazione strutturata, ma un’elevata vocazione alla qualità e alla sostenibilità (83,9% produce vini DOP/IGP, 33,3% ha una certificazione biologica).

Le tecnologie 4.0 più utilizzate riguardano l’e-commerce (61,3%), i pagamenti digitali (67%) la sensoristica di campo e i sistemi GIS/GPS per la mappatura dei vigneti (35,5%).

«Le aziende della nostra provincia sono piccole e disposte lungo un territorio ampio da Positano fino a Sapri – ha detto Andrea Ferraioli presidente del Consorzio Vita Salernum Vites – Inoltre siamo una provincia vitivinicola giovane. Abbiamo bisogno di differenziarci e fare sistema, sfruttando le DOC territoriali e non legate al vitigno, sull’esempio della Costa d’Amalfi. Questo sta avvenendo, anche grazie all’impegno della Regione, della Provincia e della Camera di Commercio di Salerno e il digitale è una delle armi a nostra disposizione per emergere in modo congruo e serio».

Tuttavia, mancano figure tecniche capaci di gestire questi strumenti in modo strategico e molti processi aziendali non sono ancora formalizzati. Circa la metà delle imprese intervistate (48,4%) segnala difficoltà nella formazione del personale. La carenza di competenze digitali è una barriera all’innovazione.

«Siamo consapevoli che esiste una richiesta di figure professionali specializzate – ha commentato Andrea Prete, presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Salerno – e il mismatch aumenta in modo esponenziale quando le imprese richiedono competenze digitali o green e tutto questo ha un costo in termini di competitività. Per questo motivo stiamo investendo, oltre che sulla formazione mirata alle imprese attraverso PIDMed, anche sulle risorse umane. Puntiamo sul sistema degli ITS con i quali abbiamo dato vita a percorsi formativi post diploma ad alta specializzazione, anche nel settore dell’Agritech».

Il PIDMed è il Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio di Salerno. Fa parte di una rete nazionale di sportelli che supportano le micro, piccole e medie imprese (MPMI) nel processo di trasformazione digitale, in coerenza con le linee guida del Piano Nazionale Impresa 4.0.

A differenza di altri PID, quello di Salerno ha sviluppato un modello “mediterraneo” che punta sull’innovazione sostenibile e collaborativa, basata sull’ascolto delle imprese, la connessione con il territorio e la valorizzazione delle reti locali.

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La situazione dunque è in trasformazione. Molte aziende sono consapevoli delle opportunità offerte dalla digitalizzazione, ma restano forti resistenze culturali, carenza di infrastrutture, scarsa formazione tecnica e accesso limitato alle risorse.

Tuttavia emerge una crescente apertura, specie tra le nuove generazioni di imprenditori, verso modelli sostenibili, innovativi, e cooperativi.

Il professor Alex Giordano, direttore scientifico del programma Rural Hack che collabora con PIDMed, e autore del libro “Foodsystem 5.0: Agritech, Dieta Mediterranea, Comunità” – ha sottolineato l’importanza di una trasformazione digitale inclusiva: «La trasformazione digitale, per le microimprese del vino serve a farle cooperare – dice – a costruire filiere intelligenti e a condividere le risorse».



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