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Avanti con i giovani. La mini finanziaria estiva da un miliardo per l’agricoltura (Coltivaitalia), voluta dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e approvata ieri dal Consiglio dei ministri, ha dedicato risorse anche per favorire lo sviluppo di imprese under 41.

I soldi sono stati trovati nell’ambito del fondo di coesione e non c’è taglio ad altri settori, ha assicurato Lollobrigida. Il collegato Agricoltura previsto dalla legge di Bilancio di quest’anno ha messo in campo un pacchetto di misure caratterizzato da una visione di lungo termine. Non solo interventi spot, ma una strategia e finanziamenti che hanno l’obiettivo di rafforzare il sistema agroalimentare nazionale puntando sull’innovazione e sul Sud.

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La misura

In quest’ottica rientra l’operazione terre ai giovani che prevede l’assegnazione in comodato gratuito di superfici coltivabili per dieci anni. Si parte con 8mila ettari che Ismea, dopo una selezione pubblica, assegnerà alle persone tra i 18 e i 41 anni che vogliono svolgere l’attività agricola. Trascorso il periodo di dieci anni, gli imprenditori potranno acquistare le superfici agricole a prezzo scontato, il 50% del loro valore. La parte del leone la fa il Mezzogiorno con 5.934 ettari, pari a oltre il 70% del totale

I numeri

È proprio nelle regioni meridionali che si concentra il maggior numero di giovani imprenditori agricoli che stanno portando avanti attività nel segno della produttività e degli investimenti. Lo scorso anno sono aumentate del 20% le nascite di “imprese under”, secondo i dati elaborati da Divulga, e un terzo è attivo in tre regioni del Sud: Sicilia (12%), Puglia (9,6%) e Campania (9,4%). Le imprese guidate dai giovani sono mediamente di più grandi dimensioni, occupano più manodopera, sono più sostenibili e multifunzionali e generano più reddito.

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Secondo l’ultimo rapporto “Giovani e Agricoltura” dell’Ismea la ricchezza generata da un’impresa agricola giovanile è pari a 82.500 euro, valore superiore del 65% rispetto alla media di circa 50.000. Si tratta di imprese più strutturate con una propensione agli investimenti superiore a quelle dei senior. Il valore per ettaro è di 4.500 euro, il doppio rispetto a quello delle analoghe imprese francesi, tedesche e spagnole. I numeri confermano la voglia di terra dei giovani e da questo provvedimento arriva una spinta che parte dalle superfici agricole. In questa direzione va anche il recupero dei terreni abbandonati che andranno a costituire le banche comunali delle terre e che potranno essere disponibili per l’affitto.

Le sfide

Due infatti sono i fattori che frenano le nuove leve: l’accesso alla terra, troppo costosa, e il credito. Al turn over nei campi è destinato uno stanziamento di 150 milioni. Ma oltre a mettere a disposizioni terreni il Governo interverrà, grazie alle nuove risorse, anche per agevolare il rapporto tra giovani e istituti bancari che rappresenta una barriera al pieno sviluppo del settore. Il terzo pilastro è la semplificazione e la digitalizzazione. Anche questa una misura particolarmente gradita ai giovani che mira a ottenere nel più breve tempo il via libera ai provvedimenti senza le lunghe trafile, anche di anni, per le istruttorie. La burocrazia è vissuta come uno dei peggiori tentacoli che imbrigliano l’attività. I 13,5 milioni destinati al Crea (l’ente di ricerca che fa capo al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare) per la digitalizzazione delle aziende agricole sperimentali e il potenziamento delle funzioni dell’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) per l’utilizzo dei dati in agricoltura potranno avere una ricaduta sulle nuove imprese.

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La disponibilità di dati sensibili, in particolare, è oggi indispensabile per condurre un’attività competitiva in grado di rispondere alle nuove sfide dei cambiamenti climatici, delle applicazioni hi-tech, ma anche dei mercati, una questione che proprio in questi mesi di trattative con gli Usa sui dazi e della ricerca di nuovi sbocchi per l’export, si sta dimostrando particolarmente strategica. Altro campo di azione il rafforzamento, con un investimento di 10 milioni, dei contratti di filiera, uno strumento che contribuisce a stabilizzare i listini e a distribuire in modo equo il valore dal campo all’industria. Si offrono così nuove opportunità come i 300 milioni per l’allevamento che prevede di valorizzare la cosiddetta linea vacca-vitello anche nelle aree del Mezzogiorno, dove già opera una nuova classe di giovani allevatori all’avanguardia. L’obiettivo, come ha spiegato Lollobrigida, è di incentivare gli allevamenti nelle aree abbandonate del Centro-Sud Italia. Un provvedimento importante – ha commentato Coldiretti – che riconosce la strategicità dell’agricoltura.





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