Nel 2022 il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, annunciava le misure per la rigenerazione di piccoli borghi storici da finanziare nell’ambito del PNRR: fondi che – ancora oggi – rappresentano uno strumento sperimentale, anche se lasciano spazio a perplessità. Se sia più una passerella di progetti da cartolina o una reale possibilità, cominciamo a scoprirlo a un anno dalla scadenza, fissata per il 2026. Perché, in effetti, i dati raccolti e analizzati dal monitoraggio congiunto del Sole 24 Ore e della Fondazione Ifel , raccontano di una macchina in marcia, più rapida di quanto ci si aspettasse, anche nei territori più piccoli e marginali.
Nel complesso, sono 11.151 i progetti legati al comparto turismo che rientrano nella Missione 1 del Pnrr, dedicata a digitalizzazione, innovazione, cultura e competitività. Di questi, il 65% – vale a dire 7.217 interventi – riguarda direttamente i borghi. La cifra complessiva stanziata per questa missione è di 3,54 miliardi di euro. Più della metà, circa 2 miliardi, è stata destinata alle strutture ricettive. A seguire, musei e spazi per lo spettacolo con 1,22 miliardi, imprese del turismo con 213 milioni e rigenerazione di spazi pubblici con 81,6 milioni.
La distribuzione territoriale è omogenea: il 35,7% dei progetti si trova al Nord, il 23,4% al Centro e il 40,9% nel Mezzogiorno.
Il cosiddetto “Pnrr dei borghi” viaggia su due binari. Il primo è quello degli interventi comunali, distribuiti soprattutto attraverso due linee di finanziamento. La Linea A, molto discussa all’inizio, ha già assegnato 418,4 milioni, premiando un Comune per Regione con un intervento bandiera da 20 milioni. La Linea B, più inclusiva, ha coinvolto 294 Comuni con progetti di rigenerazione culturale e sociale, per un totale di 370,3 milioni. A questa si sono aggiunti altri 200 milioni destinati alle micro, piccole e medie imprese operanti nei territori coinvolti. È un mosaico di azioni, spesso di piccola scala, ma potenzialmente capace di generare trasformazioni stabili.
L’altro binario riguarda le imprese turistiche e la promozione del Paese su scala nazionale. In questo caso a muoversi sono soprattutto i ministeri, responsabili di 6.355 interventi, per un totale di 2,09 miliardi di euro. Qui si concentra lo sforzo verso la digitalizzazione dell’offerta, la creazione di hub del turismo e l’aumento della visibilità internazionale del brand Italia. Un piano che guarda al futuro, ma che si intreccia strettamente con la valorizzazione dei territori meno noti.
E sempre secondo il monitoraggio il 58,9% dei progetti è oggi in fase di esecuzione, il 25,3% in appalto, l’8,7% già concluso. Solo il 7,1% resta ancora sulla carta, in fase di progettazione. Anche in termini di fondi, la maggior parte è già stata attivata: quasi la metà delle risorse totali è attualmente impiegata, mentre il 13% è legata a progetti non ancora partiti. Un segnale positivo, in un quadro che pure resta discontinuo.
In Campania, ad esempio, sono 637 i progetti finanziati tra Comuni e Regione, per un valore complessivo di 80,3 milioni di euro, di cui 78,4 provenienti dal Pnrr. Ma secondo i dati elaborati da Openpolis, solo il 6% di queste risorse risulta effettivamente pagato. Una differenza marcata tra la progettazione e la spesa concreta, che rallenta l’impatto degli interventi.
Il caso emblematico è quello di Sanza, piccolo Comune della provincia di Salerno con poco più di 2.300 abitanti, situato tra il Cilento e il Vallo di Diano. Vincitore della linea A del Bando Borghi, Sanza ha ottenuto un finanziamento da 35 milioni di euro, di cui 33 coperti da fondi Pnrr. Il progetto prevede 64 interventi, che spaziano dalla digitalizzazione all’ambiente, passando per cultura, salute, infrastrutture e inclusione. Una strategia ambiziosa, che però dovrà accelerare se vuole diventare concreta entro la scadenza del Piano.
A livello nazionale, l’impressione è che il “Pnrr delle cose” – così è stata chiamata l’iniziativa congiunta di Ifel e Sole 24 Ore per misurare gli effetti concreti del Piano sui territori – stia producendo risultati più solidi del previsto. Certo l’obiettivo principale non dovrebbe essere quello di distribuire cantieri e realizzare opere fisiche, infatti sarebbe da considerare e misurare soprattutto la rigenerazione sociale, il suo valore per questi luoghi, le ricadute e i riscontri, perché questo è il tema centrale.
Stare dietro alla timeline del PNRR non è semplice, il tempo stringe, e i prossimi mesi saranno decisivi. Se i due binari – quello dei borghi e quello delle imprese – continueranno a correre in parallelo, l’Italia potrebbe ritrovarsi con un sistema culturale e turistico più equo, più digitale, più distribuito. Ma la distanza tra carta e realtà, come dimostra il caso campano, resta ancora un nodo da sciogliere.
In copertina, Sanza. Foto di Luoghi del Cuore, FAI
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link