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il primo semestre 2025 in chiaroscuro dei pubblici esercizi padovani


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Se da una parte i ristoratori padovani possono finalmente respirare sul fronte dell’occupazione, dall’altra rischiano l’apnea per la tenuta delle loro imprese. È il paradosso che emerge dal bilancio del primo semestre 2025 stilato da APPE Padova – l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi – su dati INPS e Infocamere: locali più organizzati e contratti più solidi, ma con sempre più serrande abbassate.

Sempre meno insegne accese: -59 attività in un anno

Bar, trattorie, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie e locali serali: a fine giugno 2025 erano 4.083 le imprese attive in provincia, 33 in meno rispetto a dicembre 2024. Ancora peggio il confronto anno su anno: -59. L’erosione è continua, frenata da costi in crescita, carenza di personale e un’incertezza economica che non allenta la presa. La moria di ditte individuali è ormai strutturale: -73 tra queste e le società di persone, mentre avanzano le società di capitali (+14).

«È il segnale di un’evoluzione in atto – commenta Federica Luni, presidente APPE – e riflette anche l’ingresso di franchising e catene, soprattutto nei centri urbani».

La nota positiva arriva dal fronte occupazionale: 1.043 addetti in più in un anno, per un totale medio di 14.599. Ma non è solo questione di numeri: migliorano anche le condizioni di lavoro. Oggi il 62% dei contratti è a tempo indeterminato, e la distribuzione tra part-time (51%) e full-time (49%) è in equilibrio. «Non solo aumentano i posti – sottolinea Luni – ma migliorano anche le condizioni lavorative. È un dato che va riconosciuto e sostenuto, anche contrastando il fenomeno del dumping contrattuale».

Giovane, inclusivo e multiculturale: ecco il volto del settore

Dietro al bancone o ai fornelli, l’identikit dell’addetto medio parla chiaro: giovane, spesso donna, e non raramente con origini straniere. Il 53% è donna, il 30% ha cittadinanza estera, e il 56% ha tra i 20 e i 40 anni.
«Parliamo di un settore che dà lavoro ai giovani, che include persone con background culturali diversi, e che offre concrete opportunità di crescita e professionalizzazione. Va però supportato con strumenti efficaci di formazione e inserimento lavorativo», ribadisce la presidente di APPE.

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Per Luni è tempo di scelte politiche serie e tempestive. «Chiediamo alle Istituzioni – l’appello accorato – di semplificare l’assunzione del personale, la gestione dei plateatici, l’organizzazione degli eventi e l’accesso ai finanziamenti. Solo così potremo continuare a offrire servizi essenziali ai cittadini, creare lavoro e contribuire alla vitalità dei centri storici».

Tenuta nel tempo? Conta la forma giuridica

Resistere nel lungo periodo è tutt’altro che scontato: solo il 46% delle imprese nate nel 2017 è ancora in piedi. Ma se si guarda alle società di capitali, la sopravvivenza migliora. La maggiore strutturazione, insomma, paga. «Le imprese più solide riescono a resistere meglio – chiude Luni – ma i margini si assottigliano sempre di più. Chiediamo alle Istituzioni di ascoltare il nostro grido d’allarme prima che la situazione diventi davvero insostenibile».



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