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l’addio e la lettera del ceo ai dipendenti


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Non proprio come un fulmine a ciel sereno, ma la notizia ieri è arrivata ai lavoratori, anche quelli sardi, già consapevoli delle difficoltà del gruppo. “Carrefour ha annunciato la firma di un accordo per la cessione di tutte le attività italiane a NewPrinces Group, gruppo italiano attivo nel settore alimentare, con una presenza consolidata in diversi mercati europei ed esportazioni in oltre 60 Paesi”, sono le prime righe della lettera che Cristophe Rabatel, ceo di Carrefour Italia, ha inviato a tutti i dipendenti del ramo italiano dell’azienda.

I numeri della rete italiana

“Con questa operazione, è previsto che l’intero perimetro delle attività italiane venga acquisito da un’importante realtà che, come unica proprietaria, si impegna a investire risorse finanziarie significative per rafforzare il business, pari ad almeno 200 milioni di euro, garantendo un’opportunità concreta di rilancio e favorendo un’evoluzione positiva nel lungo termine. Queste risorse si sommano al contributo finanziario del Gruppo Carrefour a sostegno del progetto, che è stimato in circa 240 milioni di euro”, è la rassicurazione data dal proprietario uscente di 1.188 attività, di cui 41 ipermercati, 315 supermercati e 820 punti vendita.

Confronto con i sindacati durante la transizione

Sindacati pienamente coinvolti nel passaggio per scongiurare la perdita anche di un solo posto di lavoro, lo ribadisce Rabatel: “Durante la fase di transizione che si apre ora, manterremo aperto il confronto con le parti sociali e garantiamo la nostra piena collaborazione affinché il passaggio possa svolgersi nel pieno interesse di tutte e tutti – ha scritto il ceo ai propri dipendenti -. Il closing dell’operazione, previsto entro la fine del 2025, è condizionato al verificarsi di alcune condizioni, tra cui la consultazione del Gruppo Carrefour con le parti sociali e l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolatorie”.

Da mani francesi a italiane

L’operazione è anche un bene per un gruppo che nell’ultimo esercizio ha segnato in Italia perdite per 150 milioni di euro, e da tempo faticava a rilanciarsi nel nostro Paese. Intanto la multinazionale italiana NewPrinces Group del settore alimentare con sede a Reggio Emilia, che detiene i marchi Giglio, Polenghi Lombardo e Delverde, con l’acquisizione di Carrefour Italia diventa il secondo gruppo italiano nel settore food per fatturato e il primo operatore in termini occupazionali con 13mila dipendenti in Italia e più di 18mila nel mondo, oltre a ulteriori 11mila lavoratori nell’indotto. Il closing dell’operazione è atteso entro la fine del terzo trimestre del 2025, sempre a condizione che le autorità competenti forniscano le autorizzazioni e che si verifichino le condizioni sospensive previste dal contratto. 

Ora il rilancio del marchio Gs

Il piano di investimenti prevede, tra l’altro la modernizzazione progressiva dei punti vendita; il rilancio del marchio Gs in Italia con un rinnovato posizionamento valoriale e commerciale; l’integrazione operativa con la piattaforma logistica di NewPrinces – che include oltre 600 mezzi refrigerati per la distribuzione di prodotti freschi – e il rafforzamento dei canali home delivery e HoReCa.

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I sindacati monitoreranno il passaggio e hanno già chiesto un incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy: “La priorità sarà verificare il piano di rilancio e la salvaguardia del perimetro occupazionale di tutte le unità produttive, sede compresa, di Carrefour Italia, della rete franchising e degli appalti, così come sarà importante valutare la qualità del piano di rilancio”.

Cosa rischia la Sardegna e perché

Ma dietro i numeri dell’operazione si agita una crisi sociale che rischia di colpire duramente la Sardegna. L’allarme arriva da una rete trasversale di associazioni, realtà civiche e soggetti politici, che denunciano come questa cessione possa tradursi, nell’isola, nella perdita di oltre 400 posti di lavoro. “Una prospettiva drammatica per un territorio già segnato dalla disoccupazione e dalla crescente precarietà”, scrivono in nota le associazioni e i partiti politici (Volt, Sardegna Pro s’Europa, Generazione Itali, Primavera, +Europa, Glocal).

“Le conseguenze”, avvertono i promotori dell’appello, “non riguarderebbero soltanto i dipendenti diretti ma anche il tessuto sociale ed economico circostante. La riduzione dei servizi di prossimità, con particolare impatto per le fasce più fragili della popolazione, come anziani e famiglie prive di mezzi propri, sarebbe solo la prima ricaduta. Ne seguirebbero inevitabilmente effetti sull’indotto economico, che coinvolge artigiani, trasportatori, piccoli fornitori e produttori locali, e infine un impatto negativo sul decoro urbano, con grandi superfici commerciali chiuse e abbandonate”.



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