PESCARA. Quasi cinque miliardi e mezzo di euro da investire in 8mila progetti per rendere l’Abruzzo digitale, efficiente e competitivo. Questa era la sfida con cui è iniziato il Piano nazionale di ripresa e resilienza in Abruzzo ormai quasi 4 anni fa e che, ormai, sta arrivando a termine. Il prossimo 31 dicembre è prevista la penultima scadenza, il 30 giugno quella definitiva: se i lavori non saranno terminati entro quella data, non verranno erogati gli ultimi fondi. Allo scorso 31 marzo (ultimi dati disponibili su Open Polis) i pagamenti effettuati in Abruzzo equivalevano al 21% del totale. Non un dato eccezionale, se si pensa che mancano appena una manciata di mesi all’ultimo giro di boa.
Ma com’è che la Regione ha scelto di investire questi soldi? Le infrastrutture coprono la fetta più abbondante dei fondi con 1,8 miliardi di euro (il 32,69%, del totale), seguono i progetti per scuola, università e ricerca (918 milioni, 16,71%), la digitalizzazione (883milioni, 16,08%), la transizione ecologica (855 milioni, 15,56%), salute (402,5 milioni, 7,42%), impresa e lavoro (309 milioni, 5,62%), inclusione sociale (235milioni, 4,28%) e cultura e turismo (95,8 milioni, 1,74%). Tanti soldi che hanno bisogno di essere spesi. Per l’Italia, questo significherebbe utilizzare 110 miliardi di euro in un anno, più di quanto investito nei precedenti tre (circa 80 miliardi); per l’Abruzzo sono almeno 3 miliardi, più di quanto speso fino ad ora. Dunque, bisogna correre. Spesso, però, non porta buoni consigli. Basta guardare alla scuola statale Michetti di Pescara, in cui la ditta affidataria dell’appalto ha prima montato le impalcature e poi abbandonato il cantiere, lasciando in sospeso un progetto da 1 milione e 200 mila euro. Ma è solo uno dei tanti casi cantieri che, per un motivo o per l’altro, rischiano di restare incompiuti.
IL BIODIGESTORE
In tempi di Pnrr, il reperimento delle risorse è il minore dei problemi che le amministrazioni incontrano per portare avanti un progetto. Un esempio? Il biodigestore che dovrebbe essere costruito a contrada Carapollo, nel comune di Teramo. Un cantiere da 28 milioni di euro, di cui è obbligatorio parlare al condizionale, visto che i lavori non sono ancora iniziati. Oltre ai tanti adempimenti burocratici, a rallentare l’opera fortemente voluta dal sindaco Gianguido D’Alberto si è aggiunta negli ultimi mesi l’associazione Ambiente e sicurezza che, con una serie di ricorsi e controricorsi, sta impedendo l’inizio dei lavori. La situazione, poi, si complica ulteriormente a causa del progetto di smantellamento del vecchio inceneritore che dovrebbe lasciare spazio al nuovo impianto, che oggi ancora non c’è. Secondo D’Alberto, con il biodigestore si andrà «a bonificare l’area, con un’azione che inciderà positivamente non solo sull’area di Carapollo, ma anche sulle zone limitrofe» e promette di andare avanti rispettando le tappe prefissate. In realtà, rispettare la dead line del 30 giugno sarà molto complicato. Per questo la speranza dell’amministrazione è che, alla fine, venga concessa una proroga ai progetti già iniziati. L’associazione Ambiente e sicurezza, pur affermando di «non essere contraria al progetto», sostiene che ormai sia «troppo tardi». Per dirla calcisticamente, la partita del biodigestore si deciderà all’ultimo minuto.
I CANTIERI A CHIETI
Chieti. Piazza Garibaldi transennata. Un cantiere dal valore di quasi 7 milioni di euro (secondo Open Polis)iniziato solo lo scorso 19 giugno. Il progetto prevede un parcheggio interrato da 250 posti auto e un parco urbano. Anche qui le cose stanno andando a rilento, tra sopralluoghi della soprintendenza archeologica e proteste delle associazioni dei residenti. La fine dei lavori è programmata per il prossimo 26 giugno, 4 giorni prima della linea rossa. Ma sono tanti i cantieri che vanno a rilento nella città teatina. Come quello dell’Istituto superiore statale Luigi Di Savoia. La parte centrale dell’edificio è stata demolita mesi fa, i lavori sono iniziati ma procedono a singhiozzo. In ballo c’è un appalto fissato a 11 milioni di euro. Un altro caso sono i lavori di ristrutturazione dell’edificio delle ex scuole Nolli, quasi 3 milioni e mezzo di fondi Pnrr, che sembra non procedere. La struttura è chiusa dal 2009. L’appalto era stato affidato lo scorso aprile ma pare siano sorti dei problemi. La Lega è insorta e ha attaccato la giunta guidata da Diego Ferrara. «La gran parte dei cantieri procede con difficoltà», ha commentato il capogruppo leghista Mario Colantonio, «difficilmente si riuscirà a rientrare nei termini fissati». Vanno a rilento anche i lavori del Terminal bus. Sempre secondo Open Polis, dell’oltre milione di euro di finanziamenti del Pnrr al 31 marzo ne era stato erogato il 5%. Anche qui l’amministrazione spera di ottenere una proroga, perché nelle condizioni attuali concludere i lavori sarebbe un miracolo. Potrebbero, però, non essere più loro a beneficiarne, perché le elezioni comunali sono previste prima del 30 giugno.
RESCISSIONI
Complicata anche la situazione del cantiere della scuola di Paganica. Il progetto, che prevede la demolizione e ricostruzione dell’istituto e vale quasi 6 milioni di euro, è stato iniziato, interrotto e poi bloccato dai giudici. Lo scorso giugno il Comune aveva deciso di rescindere il contratto con H Edilizia, l’azienda inizialmente affidataria dell’appalto e aveva avviato la procedura d’urgenza per il riaffidamento. Ma il ricorso dell’impresa è stato accolto dai giudici, che hanno disposto «la sospensione dei lavori, il divieto di abbattimento dei pilastri realizzati e un accertamento tecnico preventivo», si legge nel dispositivo. Insomma, tutto è in stand by. E intanto il 30 giugno si avvicina. Diverso il caso della scuola media Michetti di Pescara, in cui l’azienda edile affidataria ha deciso unilateralmente di interrompere i lavori dopo aver montato le impalcature. Ben 1.231.615 euro di progetto di adeguamento sismico e antincendio che sono stati sospesi fino allo scorso giugno, quando il Comune ha pubblicato il nuovo bando. Un altro cantiere lumaca di Pescara è quello della Casa di comunità in via 8 marzo. La spesa prevista è di quattro milioni di euro di fondi (3milioni e mezzo dal Pnrr) ma, al momento, non c’è ancora il progetto. E infatti la questione finirà in Consiglio regionale. Non è un ritardo, infine, ma ha del clamoroso la storia del Grand Hotel Mediterraneo, nell’area dei Grandi alberghi di Montesilvano. Ben 14 milioni e 650mila euro di fondi pubblici erogati attraverso il ministero del Turismo per la «valorizzazione, competitività e tutela del patrimonio ricettivo attraverso la partecipazione del ministero», si legge nella relazione ministeriale che spiega il progetto. I fondi su questa linea d’investimento, tra l’altro, sono 150 milioni: significa che un decimo è stato speso solo per questo hotel.
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