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Pubblici esercizi del Padovano, primo semestre 2025 tra luci e ombre


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Bar, ristoranti, pizzerie, trattorie, pasticcerie, gelaterie e locali serali della provincia di Padova affrontano un primo semestre 2025 in chiaroscuro. Lo rivela l’analisi condotta da Appe – Associazione Provinciale Pubblici Esercizi su dati Inps e Infocamere: da un lato, aumenta l’occupazione stabile, dall’altro continua l’erosione del tessuto imprenditoriale.

Al 30 giugno 2025 risultano attive a Padova e provincia 4.083 imprese, 33 in meno rispetto a dicembre 2024. Il confronto con il primo semestre 2024 evidenzia un calo ancora più marcato: 59 imprese in meno in un anno. I motivi? Incertezza economica, costi in crescita, difficoltà nel reperire personale. Nel confronto con il 2024: -73 tra ditte individuali e società di persone e +14 tra società di capitali e altre forme. Oggi quasi un locale su cinque è gestito da una Srl, Srls o Spa, a conferma di una graduale trasformazione del settore. «È il segnale di un’evoluzione in atto – commenta Federica Luni, presidente Appe – e riflette anche l’ingresso di franchising e catene, soprattutto nei centri urbani».

Buone notizie arrivano dal fronte lavoro: nel 2024 si sono registrati 1.043 posti in più rispetto all’anno precedente, per un totale medio di 14.599 addetti. Ma la vera svolta è nella qualità dell’occupazione: il 62% dei contratti è a tempo indeterminato (in crescita) e il 51% di contratti è part-time mentre il 49% è full-time, un dato in equilibrio, coerente con le dinamiche del settore. «Non solo aumentano i posti – sottolinea Luni – ma migliorano anche le condizioni lavorative. È un dato che va riconosciuto e sostenuto, anche contrastando il fenomeno del dumping contrattuale».

I dati demografici parlano chiaro: il 53% dei dipendenti è donna, il 30% è straniero e il 56% ha tra i 20 e i 40 anni. «Parliamo di un settore che dà lavoro ai giovani, che include persone con background culturali diversi, e che offre concrete opportunità di crescita e professionalizzazione. Va però supportato con strumenti efficaci di formazione e inserimento lavorativo, anche per superare le difficoltà nel reperire personale», sottolinea Luni.

Con oltre 4.000 imprese attive, i pubblici esercizi rappresentano un presidio fondamentale per la coesione sociale: aperti nei giorni festivi, in orari serali, anche in zone periferiche. «Chiediamo alle Istituzioni – è l’appello di Luni – di semplificare l’assunzione del personale, la gestione dei plateatici, l’organizzazione degli eventi e l’accesso ai finanziamenti. Solo così potremo continuare a offrire servizi essenziali ai cittadini, creare lavoro e contribuire alla vitalità dei centri storici». Un’analisi dei tassi di sopravvivenza aziendale mostra un quadro chiaro: solo il 46% delle imprese avviate nel 2017 è ancora attivo nel 2024. Ma il dato migliora sensibilmente tra le società di capitali, segno che la maggiore strutturazione paga nel tempo. «Le imprese più solide riescono a resistere meglio – conclude Luni – ma i margini si assottigliano sempre di più. Chiediamo alle Istituzioni di ascoltare il nostro grido d’allarme prima che la situazione diventi davvero insostenibile».

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