Acque contaminate da un accelerante di presa contenuto nel calcestruzzo. Il Pd attacca la Regione Veneto, che replica: «Abbiamo già avvertito la procura»
Pedemontana, l’«imminente danno ambientale» per acque di falda contaminate da Pfba, un composto della famiglia dei Pfas, è dietro l’angolo. Urge correre ai ripari potenziando sensibilmente i filtri e gli impianti che devono purificare da un sottoprodotto dei Pfas le acque superficiali e anche quelle sotterranee collegate ai nuovi acquedotti delle province di Padova e Vicenza. Acque contaminate da un accelerante di presa contenuto nel calcestruzzo utilizzato per costruire la galleria di Malo e Castelgomberto.
È tutto contenuto nelle settanta pagine di relazione tecnica (non ancora rese pubbliche) prodotte da Ispra in collaborazione con il dipartimento provinciale di Vicenza di Arpav. Una relazione articolata che decreta come, sulla Pedemonontana, «l’attuale inquinamento da Pfba può configurarsi quale una potenziale futura “minaccia imminente” di danno ambientale alle acque sotterranee».
I monitoraggi
La compartecipazione di Arpav, che esegue puntuali monitoraggi da anni, conferma che il problema è noto. La Regione, da parte sua, segnala anche, con una lunga nota tecnica, come l’utilizzo del composto «incriminato» sia diffuso in qualunque realizzazione stradale o ferroviaria dato che la pericolosità dei Pfba è stata riscontrata solo relativamente di recente: nel 2021 la Regione ha imposto a Sis di non utilizzare più quel materiale e ha segnalato il tutto alla procura di Vicenza che sta indagando.
La premessa alla relazione Ispra-Arpav ne ricostruisce la genesi: il ministero dell’Ambiente, a settembre scorso, inviava a Ispra una richiesta di relazione tecnico-scientifica di «valutazione e quantificazione del danno ambientale» in riferimento all’esposto del Covepa di un anno prima relativo a scarichi in acque superficiali delle acque di drenaggio intorno alle gallerie di Malo e Sant’Urbano. Lavoro non semplice dato che i parametri di legge sui Pfba (Acido perfluoro-butanoico) non sono ancora definiti con precisione. Ma aiuta la macro categoria «somma di Pfas» che è il grande ombrello sotto cui si «pesano» i diversi composti chimici. In buona sostanza, scrive Ispra, il Pfba è «un fattore di potenziale danno ambientale sia per le acque superficiali che per quelle sotterranee destinate a uso potabile».
Acque contaminate
E, purtroppo, il «cemento ai Pfba», usato come centina (una volta temporanea su cui modellare la galleria) ha contaminato sia le acque superficiali che quelle sotterranee, lì dove la centina demolita, una volta completata la galleria, è stata interrata. I livelli di concentrazione di Pfba sono definiti «rilevanti» al punto da essere fonte di contaminazione anche per le acque sotterranee. Del pasticcio Pfba ci si è resi conto nel 2018 grazie ai monitoraggi di Arpav. Ed è subito scattata la richiesta della Regione a Sis, concessionario della superstrada, di posizionare i filtri a carboni attivi necessari ad arginare la contaminazione. I campioni prelevati a ridosso del posizionamento dei nuovi filtri sono relativamente confortanti, osserva Ispra, mentre quelli fatti a filtri «consumati» risultano allarmanti. Quindi non stupisce che fra le prescrizioni di Ispra ci siano il potenziamento dell’impianto di drenaggio lato Malo, l’installazione di nuovi impianti per la gestione delle acque di falda e un monitoraggio ancor più stringente.
«Rischio impatto sulla salute»
Giusto mercoledì il gruppo Pd a palazzo Ferro Fini è tornato sull’argomento presentando una mozione: «Dall’analisi dei dati raccolti da Arpav negli anni e da quanto emerge dalle relazioni delle autorità preposte ai controlli – osserva la capogruppo Vanessa Camani – la Pedemontana, oltre ai rilevanti costi che gravano e che graveranno pesantemente sul bilancio regionale, rischia di avere anche un impatto sulla salute dei cittadini, in particolare del Vicentino e del Padovano. Per questo, abbiamo presentato una mozione che chiede alla giunta di fare chiarezza e intervenire prontamente». Questa la risposta della Regione: «Gli organismi tecnici regionali, a partire da Arpav, hanno attivato fin dall’inizio e con solerzia tutte le opportune analisi e verifiche ambientali previste e necessarie. Il monitoraggio è costante. Dal 2023, in accordo con il Mase, è stata avviata una conferenza di servizi dedicata al monitoraggio degli effetti ambientali. Nell’ambito di tale attività, è stato disposto che il concessionario trattasse tutte le acque raccolte dalle gallerie della Spv gestite da Sis. Tali impianti di trattamento sono oggi pienamente operativi e costantemente monitorati. Alla luce dei risultati delle analisi e dell’introduzione di una nuova matrice ambientale da approfondire, la Regione ha trasmesso a luglio un nuovo e complesso studio di impatto ambientale al Mse, che sarà esaminato dalla commissione Via nazionale».
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