L’ecosistema del credito alle imprese, ben fotografato dal Rapporto sulla stabilità finanziaria 1/2025 della Banca d’Italia e dai correlati approfondimenti, registra, per il 2024, una riduzione dei prestiti alle imprese da parte delle banche di circa il 2,6%. Un dato che, di per sé, non solleva allarmi in termini di cosiddetto credit crunch ma, se analizzato più in dettaglio, mostra segnali meritevoli di attenzione.
Prima di tutto, tale riduzione avviene in un momento in cui i tassi di interesse sono scesi e quindi l’utilizzo del credito bancario dovrebbe avere un trend inverso rispetto a quanto sta avvenendo; in secondo luogo, si concentra principalmente nei confronti delle PMI, rete strategica del tessuto imprenditoriale italiano.
Sicuramente questo calo dei finanziamenti trova il proprio razionale nella grave situazione geopolitica e industriale, che impatta notevolmente sulle PMI italiane – basti pensare alla filiera italiana dell’automotive – e nella normativa e regolamentazione attuali, che forse non agevolano effettivamente l’erogazione di credito verso le imprese minori.
Un’offerta selettiva e prudenziale
Infatti, seppur non si possa parlare di una significativa riduzione delle erogazioni, l’offerta di credito resta selettiva e prudenziale, specialmente verso le PMI. Le piccole imprese risultano ancora le più esposte alle restrizioni implicite della banca commerciale, che tende a preferire soggetti con maggiore rating, liquidità e garanzie.
Le nuove erogazioni sono prevalentemente a tasso variabile, elemento che espone le imprese minori a rischi crescenti in un contesto di incertezza geopolitica e di volatilità dei mercati finanziari. Secondo il Rapporto, le PMI sono le meno capaci di accedere a strumenti alternativi di finanziamento rispetto alle grandi imprese, aumentando la loro dipendenza dal credito bancario tradizionale.
L’ampio ricorso alle garanzie statali (Fondo di Garanzia PMI, SACE e MCC) ha permesso, specie nel biennio pandemico, un aumento significativo del credito erogato, ma con effetti asimmetrici.
Infatti, come evidenzia la stessa Banca d’Italia, la gestione delle garanzie pubbliche da parte delle banche meno significative (LSI) ha mostrato debolezze di governance e di presidio del rischio di credito. Il risultato è un utilizzo a volte non lineare degli strumenti di garanzia, spesso orientato alla tutela del rischio bancario piuttosto che all’effettivo sostegno dell’economia reale.
Gli effetti della normativa
La normativa di riferimento impone presidi e controlli stringenti, mediamente non gestibili da PMI con strutture organizzative a ciò non adeguate, comportando così effetti distorsivi delle finalità stesse delle garanzie pubbliche, catalizzando maggiori benefici – in termini di garanzie, e quindi di erogazioni – alle grandi imprese piuttosto che alle PMI.
Probabilmente l’assetto normativo è anch’esso parte del problema. L’impianto regolamentare vigente – fondato su logiche di vigilanza prudenziale (CRR, CRD IV-V), gestione del rischio e tutela del capitale – non è calibrato sulle esigenze delle PMI italiane, spesso sottocapitalizzate. Il principio del “merito creditizio” si traduce in una soglia di accesso troppo alta, in termini di documentazione, garanzie e indicatori finanziari, inibendole spesso dall’ottenere finanziamenti.
Primi segni di deterioramento degli attivi?
Sul versante bancario, i dati di Banca d’Italia mostrano ancora una buona patrimonializzazione e liquidità, merito delle pulizie di bilancio messe in atto negli anni passati, ma cominciano ad esserci segnali crescenti di deterioramento degli attivi: nel 2024 i nuovi crediti deteriorati sono saliti all’1,4%, in particolare verso le imprese, tendenza che potrebbe aggravarsi nel 2025-2026.
L’incremento del deterioramento degli attivi avrà ulteriori ripercussioni sull’erogazione del credito, portando gli istituti di credito ad alzare (comprensibilmente) l’asticella del “merito creditizio”, con conseguenze impattanti sull’economia reale.
In questo contesto, gli effetti negativi sulle PMI – dettati, come abbiamo visto, sia da difficoltà endogene delle stesse nel rendersi soggetti finanziabili (mancanza di strutture interne adeguate), sia da cause esogene, come l’utilizzo non lineare delle garanzie pubbliche da parte delle banche – riducono il credito produttivo a favore delle PMI, a discapito della competitività del Paese e, anche, dello Stato che si esporrà sempre di più quale garante implicito e sistemico.
Come intervenire
Per superare l’attuale impasse occorre forse intervenire su più fronti. Da un punto di vista normativo serve un riassetto delle regole del gioco, riassetto che potrebbe avere avvio proprio dalla Legge Delega dell’11 marzo 2025, n. 28, nota come “Legge Capitali”, che rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione del quadro normativo finanziario italiano.
Tale normativa ha appunto l’obiettivo di aggiornare e semplificare il quadro normativo e regolamentare per facilitare l’accesso delle PMI al mercato dei capitali (minibond, crowdfunding, direct lending), rendendo più agevole sia il loro finanziamento sia la quotazione in Borsa.
Da un punto di vista sistemico, occorre deconsolidare l’approccio prudenziale del sistema bancario, forse troppo basato sulle garanzie statali quale presupposto per la concessione dei finanziamenti, rifocalizzando il valore del “merito creditizio” delle imprese al netto della copertura statale, facendo ritornare la banca ad assumere il ruolo di coadiuvatore dello sviluppo economico quale partner dell’impresa.
Ovviamente, tale processo di rifocalizzazione deve essere anche accompagnato da un’attitudine imprenditoriale più consapevole del ruolo delle banche stesse, le quali non possono sopperire alla mancanza degli apporti di capitale degli imprenditori, ma possono seguirli quando questi, per primi, credono nel loro business, apportando all’iniziativa economica i mezzi (propri) necessari ad avviare e gestire l’impresa.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.
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