Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Bilancio record dell’UE: proposta la “Core”, tassa annuale sulle grandi imprese


Il 16 luglio, la Commissione Europea ha presentato ufficialmente la proposta per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) relativo al periodo 2028-2034. A illustrare le linee guida è stata la presidente Ursula Von Der Leyen, che ha definito il piano “moderno, dinamico e il più ambizioso di sempre”. I numeri confermano l’ambizione: il bilancio proposto ammonta a 2.000 miliardi di euro, pari all’1,26% del Reddito nazionale lordo dell’Unione, il più alto mai previsto nella storia dell’UE.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Tra le novità più rilevanti spicca l’introduzione di una nuova imposta sulle grandi imprese, denominata Corporate Resource for Europe (Core). Secondo le stime della Commissione, questa misura garantirebbe un gettito annuo di circa 6,8 miliardi di euro, destinati a finanziare una parte del bilancio comunitario. Il principio alla base della proposta è chiaro: chi opera nel mercato unico europeo deve contribuire alla sua sostenibilità economica.

La tassa si presenta come un contributo annuale fisso, calcolato sulla base del fatturato delle imprese. In particolare, sono previsti quattro scaglioni:

• 100 mila euro per aziende con ricavi compresi tra 100 e 249 milioni di euro;
• 250 mila euro per quelle tra 250 e 499 milioni;
• 500 mila euro per chi supera i 500 e resta sotto i 750 milioni;
• 750 mila euro per le società con ricavi superiori ai 750 milioni.

L’imposta si applicherebbe a tutte le società con sede nell’Unione Europea, ma anche alle stabili organizzazioni di imprese non europee che operano nel mercato interno. Secondo Bruxelles, l’attuale contesto geopolitico e le nuove sfide globali – dalla transizione ecologica alla sicurezza comune – impongono la necessità di trovare fonti di finanziamento stabili e più eque, per sostenere il progetto europeo nel lungo termine.

L’introduzione della Core avrebbe un impatto significativo anche sull’Italia. Secondo una stima del Centro Studi di Unimpresa, sarebbero circa 3.460 le aziende italiane con ricavi superiori ai 100 milioni di euro potenzialmente soggette alla nuova imposta. Di queste, oltre 1.200 superano i 250 milioni di fatturato annuo. La regione più colpita risulterebbe essere la Lombardia, che ospita una parte consistente del tessuto industriale nazionale, mentre il settore manifatturiero sarebbe quello maggiormente esposto.

Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

Come prevedibile, la proposta ha generato reazioni contrastanti a livello europeo. Alcuni Paesi membri – in particolare Paesi Bassi, Irlanda e Lussemburgo – si sono dichiarati contrari, temendo che la nuova tassa possa compromettere la loro attrattività fiscale. Questi Stati, noti per i loro regimi tributari favorevoli alle multinazionali, vedono nel nuovo contributo un possibile ostacolo alla localizzazione di sedi legali e operative nei propri territori.
Anche la Germania ha espresso riserve, opponendosi soprattutto all’aumento complessivo del bilancio UE. Berlino teme che le proprie grandi imprese – in molti casi potenziali contribuenti della nuova imposta – possano essere penalizzate.

Il nodo politico resta cruciale: per l’approvazione della proposta è necessaria l’unanimità dei 27 Stati membri nel Consiglio dell’Unione Europea. Ciò significa che il veto di un solo Paese è sufficiente a bloccare l’intera misura.

Anche in Italia le perplessità non mancano, soprattutto tra le associazioni industriali. In un contesto economico già caratterizzato da bassa crescita e incertezza sui mercati, l’introduzione di una nuova imposta viene vista da molti come un ulteriore fattore di pressione fiscale. Il timore è che, invece di favorire la competitività europea, si finisca per indebolire ulteriormente il sistema produttivo nazionale, riducendo la capacità di investimento delle grandi aziende in innovazione, sostenibilità e occupazione.
La discussione è appena iniziata e si preannuncia lunga e complessa. Ma una cosa è certa: l’Europa ha imboccato una strada che punta a ridefinire il proprio modello di finanziamento, cercando un equilibrio tra solidarietà interna e responsabilità fiscale condivisa.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio