Negli ultimi dodici anni il credito alle piccole imprese bellunesi ha subito un drastico ridimensionamento. Secondo gli ultimi dati aggiornati al primo trimestre 2025, i prestiti erogati in provincia di Belluno ammontano a poco meno di un miliardo e quattrocentomila euro, contro i 2,36 miliardi registrati nel 2013. Un calo di quasi il 50%, che riflette una tendenza ormai consolidata e preoccupante per l’economia locale.
Rispetto allo stesso periodo del 2024, i finanziamenti alle piccole imprese sono diminuiti del 6,1%. Un dato lievemente migliore rispetto alla media nazionale (-6,7%) e regionale (-7,2%), ma che non basta a rassicurare. Ancora più marcata è la flessione per le micro imprese artigiane – come società di persone e imprese individuali con almeno sei addetti – che segnano un -11,1% in un anno. Un andamento che, nel confronto con il 2020, diventa ancora più severo: -40,9%. Se si guarda al 2013, la riduzione tocca il 61,9%.
Secondo Confartigianato Imprese Belluno, dietro al calo c’è una combinazione di fattori economici e strutturali. Il costo del denaro, in aumento negli ultimi anni, ha reso il ricorso al credito molto più oneroso. «Il caro-tassi ha colpito duro. Le imprese artigiane hanno rinunciato a chiedere credito perché le condizioni di finanziamento sono diventate proibitive, con tassi ancora elevati nonostante i segnali di rallentamento da parte della BCE», afferma Claudia Scarzanella, presidente dell’associazione.
Accanto a questo, pesa anche l’incertezza generale del contesto economico. «Tra instabilità geopolitica, transizioni tecnologiche e normative complesse, si alimenta la sfiducia. Il risultato? Le imprese restano immobili e il territorio perde capacità competitiva. Eppure, proprio ora sarebbe il momento di investire», prosegue Scarzanella.
Il recente rapporto della Banca d’Italia conferma una tendenza selettiva nel credito: le imprese orientate alla transizione ecologica e digitale ricevono condizioni più favorevoli, mentre quelle meno attente alla sostenibilità affrontano criteri di accesso più rigidi. Una dinamica che rischia di penalizzare ulteriormente le realtà artigiane più piccole, spesso meno attrezzate per affrontare queste sfide.
«L’artigianato si trova oggi ad affrontare sfide decisive legate alla crescita e al consolidamento delle imprese, condizioni indispensabili per competere sul mercato e diventare attrattivi agli occhi dei giovani – sottolinea Scarzanella – il ricambio generazionale e il coinvolgimento delle nuove leve possono realizzarsi solo all’interno di aziende capaci di investire in sostenibilità, innovazione, digitalizzazione e welfare: tutti aspetti che dipendono strettamente dalla possibilità di accedere al credito in modo adeguato e sostenibile».
Confartigianato lancia dunque un appello affinché vengano costruiti strumenti di accesso al credito più inclusivi, capaci di accompagnare le imprese nella doppia transizione digitale e green. Il rischio, in mancanza di interventi, è un graduale impoverimento del tessuto produttivo locale.
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