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cosa cambia per PMI e partite Iva


Secondo i dati di giugno 2025 del Dipartimento delle Finanze, nel primo trimestre del 2025 sono state aperte 187.300 nuove partite Iva con un lieve incremento (+0,7%) rispetto al corrispondente periodo del 2024. Nel periodo in esame, inoltre, le adesioni al regime forfettario sono state pari al 54,2% del totale delle nuove aperture, con un lieve incremento (+1,5%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La platea degli interessati dalle modifiche del Decreto fiscale si conferma quindi come molto ampia.

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Vito Longobardi, consulente fiscale e del lavoro del network nazionale Partner d’Impresa, rete di professionisti specializzati in diverse aree economiche, legali e fiscali, spiega: “Il Decreto Fiscale 2025 mostra un segnale di attenzione verso le imprese ma è solo una parte della soluzione. In generale – continua – i cambiamenti apportati rendono comunque il sistema fiscale più flessibile e aiutano le PMI a essere più solide e stabili dal punto di vista finanziario ma per un vero rilancio, servono anche regole più stabili, procedure più semplici e un fisco più prevedibile nel tempo.”

Le novità del decreto fiscale 2025

Il decreto modifica le normative per diversi soggetti: PMI, imprese sociali e partite Iva, inserendo anche novità per manovre correttive in caso di irregolarità col fisco.
Per le piccole e medie imprese (PMI) sono state introdotte alcune facilitazioni fiscali: le aziende che assumono lavoratori a tempo indeterminato possono ora dedurre il costo del lavoro al 120% invece che al 100%. Questo serve a favorire l’occupazione stabile e a premiare chi investe in personale qualificato. Le perdite fiscali – che si verificano quando l’azienda chiude l’anno in perdita – potranno poi essere recuperate mettendole in deduzione nella dichiarazione dei redditi senza limiti di tempo, riducendo così le tasse sugli utili degli anni futuri. Questo è possibile a patto che non cambino i soci o l’attività dell’impresa. Prima, invece, queste perdite potevano essere recuperate, indicandole in dichiarazione come costo sostenuto, solo nei cinque anni successivi.

Cosa cambia per il terzo settore

Ci sono novità anche per quanto riguarda le imprese del terzo settore; nello specifico per le associazioni di promozione sociale e le organizzazioni di volontariato con ricavi entro gli 85 mila euro. Queste beneficeranno di un nuovo regime fiscale agevolato a partire dal 2026 e della detassazione degli utili reinvestiti, se questi restano all’interno dell’organizzazione per perseguire le finalità sociali previste dallo statuto. Anche questa è una novità che impatta molto sullo scenario imprenditoriale italiano; infatti secondo i più recenti dati Unioncamere, al 31 dicembre 2023, risultavano circa 120 mila gli enti registrati nel registro unico nazionale del terzo Settore.

Partite Iva, ecco le novità

Altri cambiamenti del decreto fiscale riguardano l’IVA. Con l’eliminazione dello split payment nelle società quotate (ovvero la procedura che prevedeva che fosse il cliente a versare l’IVA) e la sua estensione nel settore di trasporto e logistica, le imprese che sono quotate in borsa potranno ora beneficiare di una maggiore liquidità immediata, in quanto viene versata l’IVA direttamente sulle fatture emesse senza dover attendere la compensazione da parte dell’Agenzia delle Entrate nei mesi successivi. Al tempo stesso, l’estensione del meccanismo a settori ad alto rischio di evasione fiscale, come quello della logistica, può comportare un conseguente rafforzamento dei controlli e della trasparenza, evitando fenomeni di frode e migliorando l’efficienza del sistema fiscale.

Misure a sostegno delle imprese 

Il decreto introduce anche misure per aiutare le imprese a correggere errori fiscali e ridurre le sanzioni per errori formali. Tra questi il ravvedimento speciale, che permette di sistemare violazioni nelle dichiarazioni dal 2018 al 2022 pagando una sanzione ridotta al 5% e con la possibilità di rateizzare in cinque rate. Inoltre, chi lo utilizza è protetto da accertamenti fiscali sugli anni sanati. Viene introdotta anche la sanatoria delle irregolarità formali, come ad esempio gli errori di compilazione o ritardi nella trasmissione dei dati, fatti fino al 31 ottobre 2022. Per regolarizzare la propria posizione, è sufficiente un piccolo pagamento di 200,00 euro per ogni anno di imposta.

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Confermato il Concordato Preventivo Biennale

Infine viene confermato il Concordato Preventivo Biennale, che permette ai soggetti ISA (Indici Sintetici di Affidabilità che hanno sostituito gli Studi di Settore) di concordare in anticipo il reddito per il biennio 2024-2025 con l’Agenzia delle Entrate, offrendo maggiore certezza fiscale e vantaggi sulle possibili rettifiche future. Questa misura è utile soprattutto per chi ha una buona gestione fiscale e conosce l’andamento delle spese e ricavi per i prossimi due anni. Le modifiche prevedono inoltre una proroga dei versamenti fiscali per i soggetti ISA e per chi è in regime forfettario, spostando la scadenza al 31 luglio.



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