ROVIGO – A marzo 2025 il credito bancario alle micro e piccole imprese del Veneto continua a ridursi, e la provincia di Rovigo si conferma tra le più colpite. Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Veneto, i prestiti alle piccole imprese regionali sono diminuiti del -7,2% rispetto al 2024, mentre le micro imprese artigiane registrano un calo del -9,2%. Una tendenza ormai strutturale: dal 2013 il credito a queste realtà si è più che dimezzato (-63,5%).
Nel dettaglio, il Polesine mostra un’apparente stabilità nei dati delle piccole imprese (-6,1%, miglior dato insieme a Belluno), ma il quadro si aggrava per le micro imprese artigiane, che segnano un crollo del -14,5% in un solo anno: il peggior dato in tutta la regione. La flessione complessiva dal 2013 supera il -65%.
“Siamo di fronte a una crisi silenziosa ma profonda – commenta Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine –. Il sistema bancario penalizza le imprese più piccole e destrutturate, che spesso non hanno né la solidità finanziaria né il supporto tecnico per accedere ai bandi o ottenere credito”.
A rendere il quadro ancora più preoccupante è il contesto generale: molte imprese hanno ormai rinunciato a chiedere finanziamenti, scoraggiate da tassi ancora elevati – pari in Veneto all’8,35% per le piccole imprese, contro il 5,33% delle medio-grandi – nonostante i segnali di rallentamento dalla Banca Centrale Europea. A questo si somma un clima di incertezza economica e normativa, che frena ogni investimento. Senza credito e senza liquidità, le imprese artigiane non riescono a innovare né a sostenere i costi di transizione ecologica e digitale richiesti dal mercato e dalle normative.
“Abbiamo grandi potenzialità – afferma Campion –. Ma senza una regia politica chiara e strumenti territoriali efficaci, il Polesine rischia un progressivo impoverimento del tessuto produttivo locale e con esso anche quello sociale”. La proposta è quella di riprovarci e di rilanciare un Patto per lo sviluppo del Polesine realistico e concreto, capace di mettere attorno allo stesso tavolo istituzioni, sistema del credito, associazioni e imprese, per progettare strumenti semplici e accessibili: micro-bandi territoriali, sportelli di progettazione, facilitatori aziendali e un fondo di rotazione per chi non può permettersi l’anticipo sugli investimenti. “Perché si tende sempre a costruire progettualità con il mondo politico e scientifico e universitario, basato spesso su normative europee e nazionali, senza tenere conto del tessuto produttivo locale e senza coinvolgere il mondo imprenditoriale con le sue peculiarità settoriali, che è composto per la maggior parte da piccole imprese”.
Non sarebbe la prima volta che si tenta una programmazione condivisa. Alla fine degli anni ’90 il Consorzio per lo Sviluppo del Polesine (Consvipo) aveva ricevuto mandato come soggetto responsabile del Patto Territoriale locale, con l’ambizione di gestire progettualità strategiche e attrarre investimenti pubblici e privati. Ma quel progetto si è progressivamente esaurito, fino alla liquidazione del Consorzio. “Dagli errori del passato non abbiamo imparato – afferma Campion -. Una possibile inversione di tendenza era arrivata con l’attivazione, nel 2024, del Tavolo di concertazione dell’IPA, Intesa Programmatica d’Area “Sistema Polesine”, il cui soggetto responsabile è AS2, che ha acquisito il ramo d’azienda del Consvipo, con l’obiettivo di definire nuove linee di sviluppo condivise sui temi della scuola, dell’inclusione, del turismo sostenibile, della transizione ecologica, dell’economia delle aree interne e delle infrastrutture per la mobilità. A quanto pare anche questa società partecipata sta vivendo un momento di stasi. Sembra di giocare con un castello di carta pronto a crollare”.
“La lezione mi sembra chiara – conclude Campion –. C’è davvero una volontà politica con una visione chiara, coesa e definita per lo sviluppo del Polesine che tenga conto dell’impresa già esistente e che per ora è l’unica che muove l’economia? Non bastano le buone idee o i fondi a pioggia. Servono scelte coraggiose, strumenti stabili e un vero coordinamento territoriale e politico. Noi siamo pronti a collaborare. Le micro imprese non chiedono favori, ma condizioni eque per poter competere e crescere. E se aiutiamo loro, aiutiamo tutto il Polesine a uscire dalla marginalità”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link