In merito alle affermazioni contenute nell’articolo “Foti nuovo ministro del Veneto coi fondi del Mezzogiorno” pubblicato nella prima pagina del “Roma” di ieri, sento il dovere di fare chiarezza. Chi ha firmato il pezzo dimostra non solo una conoscenza approssimativa del funzionamento delle politiche di coesione, ma anche una certa disinvoltura nell’ignorare fatti basilari.
Prima di lanciarsi in titoli sensazionalistici, sarebbe bastato leggere con attenzione le deleghe a me conferite: tra queste non figura, né è mai figurata, la delega alle politiche per il Sud. Come è noto, tale delega è stata assegnata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al sottosegretario Luigi Sbarra.
Entrando nel merito di quanto scritto, parlare di una presunta “percentuale del 99% dei fondi destinata al Mezzogiorno” è un dato completamente infondato e privo di qualsiasi riscontro nella realtà. I numeri ufficiali sono chiari: il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) prevede per legge che l’80% delle risorse sia destinato alle otto Regioni del Sud.
I fondi europei (FESR, FSE+, JTF), invece, sono assegnati al Mezzogiorno in misura significativa ma inferiore, secondo quanto previsto dall’Accordo di Partenariato 2021–2027. Ciò detto, la centralità del Mezzogiorno nell’azione del Governo Meloni va ben oltre la semplice ripartizione delle risorse.
Con il decreto-legge n. 124/2023, è stata istituita la ZES unica per il Mezzogiorno, che ha esteso semplificazioni amministrative e credito d’imposta per gli investimenti a tutte le imprese già presenti o intenzionate a insediarsi nel Sud, superando la precedente logica limitata alle otto ZES territoriali.
Si tratta di una grande macroarea economica europea, organizzata come un’unica zona economica speciale e dotata di una struttura dedicata presso la Presidenza del Consiglio. L’obiettivo è rendere il Sud sempre più attrattivo per investimenti strategici, rafforzandone la competitività, e con essa quella dell’Italia intera.
Dall’entrata in vigore della ZES Unica (1° gennaio 2024) al 31 maggio 2025 sono stati rilasciati 651 provvedimenti di Autorizzazione Unica, che hanno generato un impatto economico totale stimato di 26,9 miliardi di euro (dati elaborati da The European House Ambrosetti). Importo che comprende gli investimenti diretti della Autorizzazioni uniche rilasciate, oltre a quelli indiretti e indotti.
Strettamente legate a questo importante impatto economico sono le ricadute occupazionali, poiché tali investimenti sosterranno e genereranno occupazione in tutto il Mezzogiorno. Agli oltre 12mila occupati diretti si sommano gli occupati indiretti e indotti, per un totale di oltre 34.000 occupati sostenuti (dati elaborati da The European House Ambrosetti). Il tutto ha prodotto un credito d’imposta complessivo nel biennio che si avvicinerà ai 5 miliardi di euro.
Quanto invece alle Zone Logistiche Semplificate (ZLS), queste sono state introdotte già con la legge di bilancio per il 2018 (art. 1, commi 61–65-bis della legge n. 205/2017), per sostenere — con semplificazioni amministrative, fiscali, doganali e infrastrutturali — nuovi investimenti nelle aree portuali delle Regioni più sviluppate, come previsto dalla normativa europea. In particolare, la ZLS del Veneto, era già stata istituita il 5 ottobre 2022.
Successivamente, con i decreti-legge n. 60/2024 e n. 202/2024, è stato previsto un credito d’imposta specifico anche per le ZLS. Altro che “regalo”, come insinua il giornalista (dell’accusa – grave e infondata – di aver operato con discrezionalità, mi riservo di chiedere conto nelle sedi opportune).
Qui vi è solo l’applicazione rigorosa delle norme vigenti, in modo trasparente, corretto e pienamente conforme alla legge. Sperando di aver fatto chiarezza, è importante ribadire che ricostruzioni parziali e inaccurate non aiutano il confronto pubblico e rischiano di alimentare confusione anziché offrire una corretta informazione.
*Ministro per gli Affari Europei, il Pnrr e le Politiche di coesione
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