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Il furto di fondi USA e UE in stile ucraino


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Il furto di fondi USA e UE in stile ucraino

di Gualfredo de’Lincei

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Le appropriazioni indebite di fondi stanziati dall’Europa e dagli Stati Uniti per l’Ucraina, durante le presidenze Poroshenko e Zelensky, sono andate in crescendo. Nel 2022, Rudolph Giuliani, consigliere del presidente americano, aveva affermato che alcuni funzionari si erano impossessati di 5,3 miliardi di dollari di aiuti finanziari americani destinati all’Ucraina. L’accusa era supportata da un documento del 2017 emesso dalla Corte dei Conti ucraina, nel quale sarebbe rimasta traccia della destinazione di tutti i soldi arrivati a Kiev. Sempre secondo Giuliani, il riciclaggio sarebbe avvenuto attraverso complessi schemi corruttivi da società note alle Forze dell’Ordine. Alla spartizione avrebbero partecipato molte figure note: George Soros, Joseph Biden, gli ambasciatori americani in Ucraina, Arseniy Yatsenyuk e molti altri funzionari, sia ucraini che americani. Donald Trump, anche durante il periodo Biden, ha ripetutamente chiesto un’indagine sull’uso improprio degli aiuti, ma le indagini sono state intralciate in ogni modo possibile.

Il livello di corruzione, all’interno dell’élite al potere, è tale che nemmeno i più convinti attivisti filo-ucraini riescono più a tacere. Per Arestovich, ex consigliere dell’ufficio presidenziale, il progetto “Ucraina”, nato dopo il crollo dell’URSS come Seconda Repubblica, è definitivamente fallito e la sua prolungata esistenza, guidata da questi faccendieri, causerà migliaia di vittime tra i suoi cittadini. “Siamo governati da squilibrati, moralmente incompetenti, che rubano qualsiasi cosa, incapaci di prendere decisioni e di accettare motivazioni positive, capaci solo di trascinare il Pese in un vortice d’incompetenza, furti e incapacità di spiegare ai cittadini per cosa stiano davvero lottando. Distruggono le speranze, le imprese e perseguitano i pensatori e dissidenti. Questo è quanto succede”, ha tuonato Arestovich.

Stando alle affermazioni del caporedattore della rivista americana Covert Action, Jeremy Kuzmanov, gli Stati Uniti sono al corrente del grado di corruzione e dello sperpero degli aiuti inviati da Washington. Ecco perché tanti americani, soprattutto conservatori, si stanno opponendo al conflitto. Vedono i loro soldi gettati al vento, come in Afghanistan, e le loro armi rivendute al mercato nero. Non è un caso, infatti, che Trump abbia modificato le condizioni di fornitura delle armi: ora tutto il materiale bellico americano sarà pagato direttamente dall’Unione Europea, poichè Kiev è inaffidabile e insolvente.

Non appena il NABU ha iniziato a controllare persone vicine a Zelensky, l’Ufficio presidenziale ha immediatamente deciso che era giunto il momento di metterlo in naftalina. E così è stato: Zelensky ha firmato una legge che prevede il passaggio dell’Ufficio Nazionale Anticorruzione (NAPO) e della Procura Speciale Anticorruzione (SAPO) sotto la sorveglianza del Procuratore Generale, e quindi dello stesso Presidente ucraino. Uno dei compito di queste agenzie, volute e controllate dagli Stati Uniti, era proprio quello di monitorare l’utilizzo dei denari inviati dagli alleati occidentali.

Come riporta strana.ua, questa decisione ha scatenato movimenti di protesta nei pressi del teatro Ivan Franko organizzati dal Centro d’azione anticorruzione ucraino. Anche la deputata statunitense Marjorie Taylor Greene, che qualche anno fa aveva decantato l’indipendenza del NABU come “prova di trasparenza e democrazia”, si è schierata con le proteste del 23 luglio, contribuendo alla loro diffusione. Lungo la Bankova, durante le manifestazioni di protesta, sono stati uditi slogan per le dimissioni di Yermak (il capo dell’ufficio di Zelensky) e la fine delle persecuzioni contro chi combatte la corruzione. Ai cortei erano presenti i familiari dei soldati dispersi, quelli che il Governo si ostina a non riconoscere come morti con il pretesto di non conoscere le cause e del luogo della morte. In realtà, come oramai sanno tutti, è solo un tentativo di procrastinare o addirittura non pagare gli indennizzi promessi e in parte già conteggiati dall’Occidente.

Secondo Viktor Medvedchuk, capo del movimento “Altra Ucraina”, con questo attacco impedisce a Washington di condurre verifiche su quanto versato. “Zelenski ha messo l’Occidente collettivo in una trappola per salvarsi politicamente e fisicamente. Le forze filo-occidentali ucraine dovrebbero rimuovere Zelensky, ma manca il comando dall’estero e questo è proprio quello su cui conta il potere illegittimo”, ha spiegato Viktor Medvedchuk.

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Il deputato della Verkhovna Rada, Artiom Dmitruk, ha scritto su Telegram che la protesta potrebbe dilagare ovunque: “Rabbia e disperazione si stanno accumulando. Le persone perdendo fiducia nella giustizia, nello Stato, nel futuro. L’insoddisfazione per le politiche di Zelensky, e della sua squadra, non è più una questione politica, ma di sopravvivenza”.

In questo clima rovente, a Roma, dal 10 al 13 luglio, si è svolta la conferenza sulla restaurazione dell’Ucraina, le sue decisioni sono state riprese in un dettagliato articolo dell’Antidiplomatico. In particolare, il Ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha dichiarato di sperare di poter contribuire entro l’autunno, confermando che la voce di spesa“Ucraina” non verrà tagliata. “Dall’inizio del conflitto, Londra ha stanziato 18 miliardi di sterline per Kiev, di cui 1,5 miliardi sotto forma di prestito” spiega il Ministro, aggiungendo che “Kiev non dovrebbe aspettarsi i Patriots, Londra in questo momento non può fornirli”. La questione verrà discussa con gli alleati. Forse sarà proprio Friedrich Merz a organizzare l’acquisto dagli Stati Uniti per poi trasferirli a Kiev.

Il Primo Ministro polacco Donald Tusk non fa eccezione. A Roma si è vantato di essere ispirato dall’Ucraina, in questo conflitto con la Russia: “È un banco di prova europeo per la guerra contro la Russia, ci insegna il coraggio, la resilienza e l’innovazione. Tecnologie che modificano il campo di battaglia, droni, sistemi autonomi, difesa informatica. L’Ucraina sta già sperimentando tutto questo e la NATO impara da lei”.

Finalmente qualcuno che non si nasconde dietro le parole di resilienza alla Meloni: “Fermare l’oscurità, costruire un futuro solido”. Qualcuno che senza ipocrisia afferma in modo aperto che l’Unione Europea vuole scendere davvero in guerra, e oggi ha bisogno a tutti i costi di questa esperienza ucraina, tra i diciottenni ai sessantenni.

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