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Legge urbanistica, il governatore dell’Emilia-Romagna de Pascale annuncia: «Entro settembre via alle modifiche»


di
Francesco Rosano

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Il presidente della Regione: «L’inchiesta di Bologna non c’entra, l’avevamo promesso. Stretta sulla logistica, tutele a manifattura e housing sociale»

«L’avevamo detto in campagna elettorale, l’inchiesta di Bologna non c’entra: è il momento di aprire una riflessione sulla legge regionale urbanistica. Tra agosto e settembre inizieremo. Non sarà uno stravolgimento, né un lavoro lunghissimo, ma dobbiamo farlo bene». Nei giorni in cui l’inchiesta sui presunti «permessi facili» per costruire — innescata dai comitati di Bologna — ha riacceso i fari su limiti e scorciatoie dell’urbanistica lungo la via Emilia, mentre anche l’ala sinistra della coalizione scalpita, il presidente della Regione Michele de Pascale annuncia come imminente il cantiere per modificare la legge 24/2017.

Governatore, il caso Bologna ha riaperto il dibattito sull’attuale legge urbanistica. Simona Larghetti di Avs chiede di cambiarla in fretta. Siete pronti a farlo?
«Innanzitutto ci tengo a dire che è legittimo che davanti a un esposto dei cittadini l’autorità giudiziaria ne vada a verificare la fondatezza, tra l’altro senza ipotesi di reato o indagati iscritti. Non ne vedo il clamore, è la prova del buon funzionamento dell’attività giudiziaria. Avendo fatto l’amministratore e conoscendo come funzionano le cose in Emilia-Romagna so che i Comuni applicano con grande rigore la normativa. Poi si può condividere o meno l’effetto di scelte urbanistiche, ma non è che tutto ciò che non si condivide è illegale. Teniamo separati i due piani, su quello politico le dichiarazioni della capogruppo di Avs sono coerenti con ciò che abbiamo scritto nel programma di mandato. Non prevediamo di riscrivere da capo la legge, ma abbiamo perimetrato bene le criticità su cui intervenire».




















































La prima che le viene in mente?
«Il tema della logistica. Una parte molto significativa della pressione insediativa è legata a progetti logistici che in alcuni casi sono ben ubicati e coordinati, in altri invece arrivano sul territorio in maniera non armonica e creano più problemi di quelli che risolvono. Una regolamentazione più stringente sulla logistica è necessaria, non possiamo avere progetti che escono dalla pianificazione urbanistica. Così come è chiaro che dobbiamo sostenere i processi di investimento delle imprese manifatturiere di qualità».

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Uno dei punti più criticati negli anni dal fronte ecologista è che l’attuale legge tiene fuori dal computo del 3% del consumo di suolo gli ampliamenti di impresa «in prossimità delle medesime attività». Rientreranno in quel conteggio e preciserete meglio il concetto, un po’ vago, di «prossimità»?
«Ci tengo a sottolineare che quella legge, per la prima volta nel Paese, ha tagliato delle previsioni urbanistiche. Il tema dell’ampliamento in contiguità, al di là che nella revisione venga computato o meno, oppure compensato per non avere un aggravio complessivo, è una scelta corretta. Certo, va precisato meglio, per avere regole chiare e criteri di proporzionalità. Ma l’esigenza della manifattura di crescere e aumentare la sua produzione è un bene preziosissimo, perché se l’Emilia-Romagna smetterà di essere manifatturiera andrà incontro a una crisi sociale drammatica. Dobbiamo tenere insieme il principio della tutela del suolo con la difesa della nostra manifattura».

E il settore residenziale?
«Dobbiamo riconoscere che l’housing sociale, una delle grandi missioni della legge urbanistica, a distanza di quasi 10 anni non è partito. Dobbiamo fare in modo che la normativa si occupi meglio di rigenerazione e costruisca una strategia di housing sociale che arrivi a terra, creando un modello di abitare compatibile con stipendi e redditi delle persone. Il meccanismo per creare nuova Edilizia residenziale sociale (Ers) non è profittevole, bisogna renderlo tale, perché non possiamo pretendere che il sistema della costruzioni passi da solo dal paradigma “vendo-realizzo” a “vendo-affitto per moltissimi anni”».

I comitati a Bologna hanno contestato la nascita di palazzi con volumi e superfici maggiori agli originali.
«Tocca alla magistratura verificare se le norme vengono rispettate, il compito della politica è scriverle. Ma il contrasto al consumo di suolo si combatte con la densificazione urbanistica, con un’architettura che sia capace di crescere in altezza per liberare magari spazi a terra per usi pubblici e aree verdi. Se a Bologna si vuole dare una risposta di edilizia residenziale sociale bisogna andare in quella direzione, le villette bifamiliari non sono Ers».

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26 luglio 2025 ( modifica il 26 luglio 2025 | 07:05)

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