Francesco Pontelli
Ursula Von der Leyen ignora Trump ed abbraccia la Cina.
Gli obbiettivi economici e politici determinano , se conseguiti con competenza e visione strategica, le possibilità di crescita di un’intera nazione come di un continente.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti certamente ha raggiunto uno degli obiettivi del suo programma , rappresentato dal ” costringere “, attraverso lo spettro dei dazi , le aziende straniere ad investire nel territorio statunitense e creare così nuovi posti di lavoro .
Basti pensare come dal giorno del suo insediamento ad oggi l’amministrazione Trump abbia indotto oltre 310 miliardi di investimenti industriali, nel solo il settore farmaceutico da parte delle imprese europee.
Una scelta strategica , nonostante i politici europei dimostrino una certa incapacità nell’analisi economiche , in quanto i 330 milioni di consumatori americani rappresentano un mercato molto ambito al quale nessuna azienda intende rinunciare .
Quindi gli Stati Uniti si dimostrano più redditizi rispetto ad un mercato problematico e controverso ed ormai asfittico come quello di 500 milioni nell’Unione Europea.
Questo rappresenta, infatti , uno degli effetti principali che condannano l’Unione Europea alla propria progressiva marginalità.
Mentre , appunto , gli Stati Uniti registrano nel solo settore farmaceutico investimenti per 330 miliardi ,e già da tempo buona parte dei Suv con marchio tedesco vengano prodotti all’interno del perimetro statunitense , La Commissione Europea invece, ed in particolare la sua presidente si preoccupano della valenza politica negli approvvigionamenti del petrolio , così condannando le imprese europee ad una ulteriore aumento dei costi energetici .
Questo rappresenta l’obbiettivo programmatico della Presidente Ursula Von der Leyen, cioè bloccare le triangolazioni e che permettono ancora oggi un approvvigionamento a costi di mercato del petrolio Russo.
In altre parole , se anche con modi ed atteggiamenti sicuramente inusuali per un Presidente degli Stati Uniti , gli effetti della politica e probabilmente anche del proprio atteggiamento hanno spinto molte imprese ad investire negli Stati Uniti .
Viceversa la Commissione Europea si preoccupa della origine dei flussi di petrolio applicando cioè all’economia reale dei principi squisitamente politici se non addirittura etici ,
ma che risultano lontanissimi da ogni definizione di politica economica che abbia come obiettivo la crescita Europea.
Prova ne sia che gli investimenti produttivi ed industriali all’interno dell’Europa risultano essere marginali rispetto a quanto registrato negli Stati Uniti , condannando l’intero continente europeo ad una crisi economica e di conseguenza al totale disinteresse delle aziende per i consumatori dotati da una sempre minore capacità d’acquisto .
Questo risultato rappresenta la vera vittoria in campo economico della amministrazione statunitense e la conferma del declino economico e strategico attribuibile alla Unione Europea .
All’interno di questo problematico contesto geopolitico ed economico si dimostra decisamente incredibile come la presidente della commissione europea si ostini a rivolgere il proprio sguardo all’estremo oriente andando ad incontrare per la seconda volta dal gennaio 2025 il presidente cinese XI Jinping.
Un comportamento istituzionalmente deprecabile tenendo in considerazione come , viceversa, dalla cerimonia di insediamento del presidente statunitense ad oggi Ursula Von der Leyen non abbia mai incontrato , se non fugacemente durante i funerali di Papa Francesco , il presidente americano Trump che in un’ottica internazionale rappresenta comunque il nostro primo alleato nell’occidente politici lleconomico e militare ( Nato) .
Un atteggiamento ingiustificabile ed una propensione politica verso la dittatura cinese che dovrebbe fare riflettere, e non poco, in relazione agli obiettivi e soprattutto agli scenari politici di alleanze pensati dai vertici europei .
La sintesi , quindi , di una sostanziale incapacità nella gestione dell’economia Europea la quale si estrinseca nella cieca applicazione del GreenDeal indipendentemente dalle problematiche geopolitiche internazionali ,
unita ad una assolutamente deprecabile ed ingiustificabile propensione politica ed economica verso la Cina favorendo tra l’altro i flussi commerciali di auto cinesi a scapito dell’eccellenza industriale europea nell’automotive , condanna i propri cittadini ad una crisi economica e politica senza precedenti .
In questo molto simile a quella della Repubblica di Weimar.
Francesco Pontell
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