Negli ultimi anni, il turismo si conferma sempre più come leva strategica per la crescita economica e la coesione sociale delle comunità locali, in particolare nei piccoli comuni siciliani. In questo scenario, la figura del comunicatore ecomuseale emerge come attore chiave per promuovere uno sviluppo culturale e turistico sostenibile, capace di valorizzare il patrimonio e rafforzare l’identità territoriale.
Le università italiane, attraverso corsi multidisciplinari in scienze della comunicazione, archeologia, beni culturali e scienze del turismo, offrono oggi una formazione solida per preparare professionisti in grado di coniugare cultura, territorio e ospitalità. Si tratta di un investimento strategico, capace di rispondere alle esigenze di un settore in continua evoluzione, che richiede competenze integrate e orientate all’innovazione.
Anche la Regione Siciliana ha intrapreso una strategia mirata alla valorizzazione degli ecomusei, riconoscendoli come strumenti efficaci per attrarre turisti sia nazionali che internazionali. Va riconosciuto, infatti, che “l’orientamento al turismo per gli ecomusei ha senza dubbio valore di stimolo economico per iniziative che hanno, tra l’altro, anche valenze di natura ambientale e sociale. Pur se singole iniziative isolate possono giocare un ruolo importante per una comunità locale, il valore dell’intervento legislativo siciliano è quello di avere pensato ad una sinergia spaziale per l’intero territorio regionale, sostenendo l’integrazione ‘a rete’ degli ecomusei. Una rete che ha la natura di una collaborazione tra esseri umani e natura, di una ‘cooperativa’ di elementi naturali. La realtà ecomuseale siciliana è in continua evoluzione, come dimostra l’esperienza ormai consolidata di alcune iniziative, che fa il pari con il sorgere continuo di nuove proposte, alcune riconosciute in tempi molto recenti.” (Ecomusei in Sicilia, Aa.Vv. Firenze,2023).
L’obiettivo è costruire una governance integrata tra turismo e beni culturali, in grado di generare sinergie virtuose tra istituzioni, operatori locali e gestori degli ecomusei. Questo approccio amplifica la visibilità dei borghi e delle piccole comunità, aprendo nuovi mercati turistici a livello internazionale e favorendo lo sviluppo sostenibile dei territori.
La valorizzazione degli ecomusei rappresenta inoltre un incentivo economico con rilevanti ricadute ambientali e sociali. La normativa regionale punta a creare una rete territoriale stabile e strutturata, capace di promuovere la collaborazione tra comunità e natura, superando la frammentarietà delle iniziative individuali. In questo contesto in trasformazione, il comunicatore ecomuseale assume un ruolo sempre più centrale.
Nel dibattito europeo e nazionale, questa figura professionale si configura come un esperto profondamente radicato nel territorio, capace di mediare tra patrimonio culturale e pubblico. Il suo compito è costruire narrazioni condivise che intrecciano passato, presente e futuro, consolidando il legame tra residenti e visitatori e contribuendo alla costruzione di una comunità culturale attiva.
Con competenza e consapevolezza, il comunicatore trasforma gli spazi quotidiani in luoghi di racconto, educazione e partecipazione, migliorando l’attrattività degli ecomusei e favorendo la rivalutazione delle aree interne. Il suo ruolo, spesso definito come “pivot”, fulcro strategico, della narrazione territoriale, si concretizza in collaborazioni con enti pubblici, imprese, associazioni e istituzioni, generando reti di cooperazione con ricadute positive sul piano economico e sociale.
Fondamentale è anche il coinvolgimento delle comunità locali, che, attraverso pro loco, guide turistiche, operatori dell’ospitalità e tour operator, rafforzano il senso di appartenenza e partecipano attivamente alla valorizzazione del proprio territorio. Questo processo partecipativo è sostenuto da enti come l’Unione Europea, l’ICOM, la Convenzione di Faro e il Piano d’Azione per la Cultura 2021-2024.
Sebbene la recente legge nazionale del 13 dicembre 2023, n. 190, che disciplina la professione di guida turistica in Italia, non menzioni esplicitamente la figura del comunicatore ecomuseale, ne riconosce l’importanza, definendo come attività propria della guida “l’illustrazione e l’interpretazione del valore e del significato dei beni materiali e immateriali, in correlazione ai contesti demo-etno-antropologici, paesaggistici, produttivi ed enogastronomici territoriali”.
Gli ecomusei si affermano dunque come laboratori di sostenibilità e modelli virtuosi di tutela del patrimonio diffuso. Sono luoghi di cittadinanza attiva, capaci di connettere memorie, persone, luoghi ed economie, in cui sperimentare forme di accoglienza e narrazione fondate su un turismo lento, etico e radicato.
Per rafforzarne l’impatto, è strategico ampliare l’orizzonte progettuale, mettendo in dialogo Ecomusei, Parchi Culturali Ecclesiali e Parchi Letterari. Questi strumenti di valorizzazione condividono l’obiettivo di promuovere l’identità dei luoghi attraverso il patrimonio materiale e immateriale, la partecipazione delle comunità e il coinvolgimento attivo di visitatori e viaggiatori locali.
I Parchi Culturali Ecclesiali, promossi dalla CEI, integrano beni religiosi, cammini spirituali e paesaggi culturali, coniugando fede, cultura e territorio. I Parchi Letterari, invece, valorizzano figure e opere della letteratura siciliana, trasformando il racconto letterario in un potente motore di rigenerazione e richiamo turistico.
L’idea di un sistema integrato tra Ecomusei, Parchi Culturali Ecclesiali e Parchi Letterari può costituire una vera e propria “infrastruttura turistica territoriale innovativa”, in grado di attivare filiere corte, itinerari tematici, narrazioni diffuse e una governance partecipativa. In questo quadro, il comunicatore ecomuseale assume il ruolo di mediatore trasversale, regista della narrazione locale e promotore di reti intersettoriali, contribuendo a costruire un nuovo ecosistema turistico: più coeso, radicato e sostenibile.
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