La mossa della Bce di lasciare i tassi invariati dopo un anno di tagli è arrivata come da previsioni. Una lunga serie di interventi da 25 punti base che ha portato il Consiglio direttivo al raggiungimento dell’obiettivo di medio termine prefissato a quota 2% dell’inflazione. Come sempre, anche nell’ultima conferenza stampa prima della pausa estiva la presidente Christine Lagarde ha ribadito l’approccio riunione dopo riunione, ma Francoforte ha deciso di non toccare il delicato equilibrio acquisito nella politica monetaria europea. Almeno per ora.
La numero uno dell’Eurotower ha spiegato come l’economia abbia mostrato una “buona capacità di tenuta” nonostante il difficile contesto mondiale, ma la guerra dei dazi fa sì che il rischio di nuovi sussulti rimanga dietro l’angolo e che la Banca centrale europea non possa escludere un ulteriore intervento a settembre.
Lo stop al taglio dei tassi
Nell’ultima riunione del 24 luglio il Consiglio direttivo della Bce ha votato all’unanimità il mantenimento dell’attuale livello dei tassi sui depositi al 2%, sulle operazioni di rifinanziamento principale al 2,15% e sui prestiti marginali al 2,40%.
Una decisione attesa e inevitabile proprio per lo scenario internazionale ancora “eccezionalmente incerto”, dato dal tira e molla di Donald Trump con l’Unione europea sui dazi Usa, su cui la parola fine non è stata ancora scritta.
In attesa di scoprire il livello di tariffe stabilito dagli accordi tra Washinton e Bruxelles, tra i fattori da tenere sotto controllo c’è anche il rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro, arrivato a valere circa il 13% in più della moneta americana rispetto a inizio anno, il 3% oltre le previsioni della Bce.
Un effetto della guerra commerciale che inciderebbe sull’inflazione, allontanando nuovamente il traguardo del 2% e costringendo il Consiglio direttivo a valutare un nuovo taglio a settembre.
Secondo il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis De Guindos, fino a 1,20 dollari il cambio non causerebbe problemi, ma superata questa soglia lo scenario potrebbe diventare “molto più complicato”.
Le previsioni per settembre
In questo quadro, anche alla luce delle reazioni moderate dei mercati alle tensioni commerciali, gli analisti motivano la strategia attendista della Bce, volta a non sbilanciarsi prima che gli Usa non stabiliscano una volta per tutte il livello dei dazi contro l’Ue.
Stando alle previsioni dei mercati, a settembre ci sarebbe un 50 e 50 di possibilità che l’Eurotower decida di applicare un’altra sforbiciata ai tassi.
Secondo Unicredit, nella prossima riunione potrebbe avvenire un ultimo taglio per il 2025 di 25 punti base, scendendo fino a quota 1,75%. Mentre per Bank of America e Barclays gli interventi della Bce entro la fine dell’anno potrebbero essere due, portando i tassi all’1,5%.
L’ipotesi di un altro taglio è sostenuta anche da Kevin Thozet, membro dell’investment committee della società francese di gestione patrimoniale Carmignac:
Con un’inflazione vicina all’obiettivo e con gli indicatori anticipatori che puntano verso una continua normalizzazione economica, le effettive probabilità di un taglio nella prossima riunione sono superiori all’attuale consenso di mercato. Anzi, la Bce potrebbe abbassare il tasso di policy fino all’1,5% se l’inflazione dovesse rimanere al di sotto dell’obiettivo
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