Firmato un protocollo d’intesa tra istituzioni e UNHCR che facilita l’apertura di nuovi corridoi occupazionali per rifugiati e apolidi verso l’Italia.
L’accordo fa dell’Italia un modello internazionale di integrazione lavorativa per rifugiati. Quattro progetti pilota in Colombia, Egitto, Uganda e Giordania porteranno decine di persone in Italia per lavorare nei settori orafo, informatico, navale e aeroportuale.
In un’epoca segnata da crisi umanitarie diffuse, l’Italia compie così un passo innovativo e coraggioso verso un nuovo modello di accoglienza.
L’Italia apre nuovi corridoi occupazionali per rifugiati e apolidi
È stato siglato un accordo tra il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero del Lavoro, l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) e le organizzazioni Diaconia Valdese, Talent Beyond Boundaries e Pathways International, che dà ufficialmente il via ai “corridoi lavorativi” per rifugiati e apolidi.
Si tratta di un programma che prevede l’ingresso regolare in Italia di persone rifugiate, residenti in Paesi terzi, tramite un visto per lavoro. Una delle prime iniziative del genere a livello globale, che punta a creare connessioni virtuose tra i bisogni delle imprese italiane e le competenze di chi ha dovuto abbandonare il proprio paese a causa di conflitti o persecuzioni.
Quattro progetti per quattro settori chiave
Sono attualmente attive quattro iniziative pilota rivolte a 70 rifugiati che vivono in Colombia, Egitto, Uganda e Giordania. Le figure selezionate saranno inserite in ambiti strategici per l’economia italiana: informatica, costruzioni navali, oreficeria e servizi aeroportuali. Ogni progetto prevede percorsi di formazione professionale nel paese di origine, seguiti da un contratto di lavoro in Italia.
Nel dettaglio:
-
ReadyForIT – Labor Pathways for Refugees, rivolto a 25 rifugiati in Uganda, fornisce competenze digitali in ambito IT. Le aziende coinvolte nell’inserimento lavorativo includono Accenture, Aubay, DedaGroup e Reale ITES.
-
Navigare nel futuro, con sede in Egitto, mira a formare 240 tra rifugiati e cittadini locali nel settore della cantieristica navale.
-
Goldsmith for Italy si concentra sull’oreficeria e prevede l’assunzione di 10 rifugiati giordani da parte dell’azienda italiana Mattioli Spa.
-
Wings for a new future coinvolgerà 40 rifugiati colombiani, che verranno assunti da Avia Partners S.p.A. per operare negli aeroporti romani entro il 2025.
Un nuovo approccio all’integrazione
Questi corridoi occupazionali rappresentano un’alternativa sicura e strutturata ai viaggi irregolari, spesso affidati a trafficanti e segnati da gravi pericoli. Secondo i dati dell’UNHCR, oltre 122 milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le proprie case. Il 73% trova rifugio in Paesi a basso o medio reddito, dove è difficile immaginare un futuro stabile. L’accesso a opportunità professionali regolari, in linea con le capacità individuali, è quindi cruciale per ricostruire un’esistenza dignitosa.
Oltre a favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei rifugiati, l’iniziativa risponde anche alla crescente domanda di personale specializzato da parte delle imprese italiane. Il modello include sia ingressi previsti dalla programmazione annuale delle quote di lavoro, sia un canale “extra quota” che consente alle aziende di assumere candidati formati all’estero su misura per le loro esigenze.
La collaborazione pubblico-privato al centro del progetto
L’intero programma nasce da una sinergia tra istituzioni pubbliche, organizzazioni della società civile e realtà imprenditoriali. Oltre ai tre ministeri firmatari e all’UNHCR, sono coinvolti partner strategici come Diaconia Valdese, Pathways International, Talent Beyond Boundaries e varie fondazioni tra cui Compagnia di San Paolo, ACRI, The Human Safety Net e Reale Foundation.
“In un contesto globale complesso, abbiamo bisogno di risposte concrete che coniughino protezione e sviluppo. I corridoi lavorativi mettono al centro la persona e i suoi talenti, offrendo un modello efficace di cooperazione tra istituzioni, aziende e comunità,” ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.
Un’esperienza replicabile
L’Italia si colloca oggi tra i paesi pionieri nel creare canali legali di mobilità lavorativa per rifugiati. L’esperienza maturata con questi primi progetti è destinata a espandersi, sia a nuovi settori produttivi sia ad altre aree geografiche. L’obiettivo è ampliare le possibilità per chi fugge da guerre e persecuzioni e, al tempo stesso, rafforzare il tessuto produttivo nazionale con nuove energie e competenze.
L’iniziativa si inserisce nel quadro del Global Compact on Refugees, il patto globale promosso dalle Nazioni Unite che promuove una condivisione di responsabilità nella gestione delle crisi umanitarie e nella costruzione di percorsi di inclusione.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link